Anna Boghiguian ritorna a Torino dopo la grande mostra al Castello di Rivoli del 2017, inaugurando la sua prima personale nella Galleria Franco Noero. L’artista di origini egiziane – nata al Cairo, dove ha studiato scienze politiche, ed emigrata in Canada, a Montréal – è protagonista di un duplice allestimento, la prima parte nella sede in via Mottalciata e la seconda nel giardino adiacente ai magazzini della galleria.
Ricostruire una narrazione lineare nel percorso curato per A Clown Jumped into the Arena non è scontato. C’è sicuramente una direzione che la geografia della galleria suggerisce, lasciando defluire i visitatori fra i lavori più recenti dell’artista e quelli prodotti appositamente per l’occasione, ma non dubitare della sua univocità potrebbe impedire di notare la conformazione ad arcipelago della mostra. Anna Boghiguian, nell’arco della sua carriera, ha tracciato linee di congiunzione che connettono realtà sociopolitiche tanto distanti sugli atlanti quanto coincidenti nel loro destino, nel tentativo di mappare il mondo secondo il suo personale sentore intellettuale, e così accade anche questa volta. A Clown Jumped into the Arena si apre con una grande installazione composta da una moltitudine di uccelli e si chiude con la figura satirica di un coccodrillo, di cui spunta dal muro solo la testa con le fauci spalancate e una zampa che stringe una preda. I volatili sono costruiti con svariati materiali – alcuni in carta, decorati con glitter o dipinti, altri in vetro blu e nero, e altri ancora in metallo, bronzo o ferro – e si librano leggeri in una voliera improvvisata. Gli uccelli abitano una realtà auspicata, per quanto utopica, nella quale gli esseri viventi sono liberi di staccarsi da terra, contrapponendosi al violento rettile il cui ventre assente è ancorato al suolo.
Si prosegue verso una stanza dalle pareti verde pino, arredata con un tavolo sul quale un vaso di cartone e dei fiori dello stesso materiale non sprigionano alcun aroma. Qui si incontrano le prime figure disturbanti del circo, fantocci che si reggono in piedi grazie ai fili tesi che scendono dall’alto. La loro anatomia rivela un involucro di tessuto imbottito, sul quale è stato stampato lo schizzo di personaggi che l’artista ha preventivamente tracciato su carta. Alcuni sono semplici saltimbanchi che mantengono il loro anonimato con travestimenti colorati, altri invece non possono nascondere la propria identità, nonostante le pose da giullari. Un pupazzo ricorda Berlusconi, uno Farouk – il sovrano deposto in seguito alla Rivoluzione egiziana del 1952, che quasi frequentò l’accademia militare di Torino – e per chiudere, all’aria aperta, un Mussolini che tenta invano di afferrare un’asta da acrobata.
Il loro ruolo è chiarito direttamente da un testo dipinto su una parete dall’artista. “[…] Il sovrano, come un pagliaccio, analizza la sua essenza. Il suo Paese diventa un circo, la sua arena. Sul palco racconta la storia della vittoria. Ha in mano il filo del potere. La comunità sceglie di trasformarsi in legno: prende fuoco, si trasforma in cenere. Non ha più un pubblico […]”[1]. In A Clown Jumped into the Arena manca quel pubblico fatto di figure umane su carta e legno che, trascurato dai propri sovrani, in tanti altri progetti di Anna Boghiguian era diventato il loro sfondo, facendosi scenografia bidimensionale, e alla Galleria Franco Noero si assenta del tutto.
Nell’ultima sala si può assistere alla metamorfosi definitiva dei personaggi di stoffa, incarnati nel loro profilo circense. Silhouette di ferro e bronzo ricoperte di cera, atteggiate in pose disumane e dai lineamenti sproporzionati, affiancano i disegni dell’artista nella pura forma della riflessione. Questi lavori, occasionalmente completati da fogli di acetato su cui sono ricamate frasi emblematiche, si suddividono in due serie: Nietzsche ed Alexandria.
Come echi che richiamano opere passate, in particolar modo nella prima raccolta, l’artista intreccia la sua poetica alla figura del filosofo che già in passato era stato oggetto delle sue riflessioni, durante la residenza presso il Castello di Rivoli. Nietzsche si era dimostrato in grado di discernere nella realtà lo spirito dionisiaco che governa l’irrazionalità, la passione e il caos creativo, divenendone vittima al culmine della sua malattia. Lo stesso spirito che tanto frequentemente muove politici e sovrani, intenti ad esibirsi al centro della propria arena nella loro scadente messa in scena. “[…] (Il sovrano) Si pulisce il viso imbrattato di bianco. Il mascara pesante, il rossetto rosso. Le luci della ribalta cadono sul suo incarnato mortale. Diventa un occhio, una visione, un ricordo, una sagoma dimenticata, un’illusione del tempo passato”[2].
Mattia Caggiano
[1] Testo tratto da un’opera a muro realizzata da Anna Boghiguian e riportato nel comunicato stampa
[2] Testo tratto da un’opera a muro realizzata da Anna Boghiguian e riportato nel comunicato stampa
Info:
Anna Boghiguian. A Clown Jumped into the Arena
4 November 2023 – 10 February 2024
Galleria Franco Noero
Via Mottalciata 10/B, Torino
https://www.franconoero.com/
Mattia Caggiano (Asti, 1999) è un giovane critico e teorico dell’arte, con base a Venezia e Torino. Il suo lavoro si concentra su temi legati all’installazione ambientale e all’interazione tra l’opera d’arte e il contesto circostante. Attraverso un approccio ricco di contaminazioni disciplinari, esplora le dinamiche estetiche e i dialoghi che emergono tra arte, ambiente e esperienza, contribuendo a una comprensione più profonda del panorama contemporaneo tramite ricerche a lungo termine riportate all’interno di saggi e pubblicazioni.
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