Palermo si conferma la città siciliana simbolo per esposizioni di arte contemporanea dal carattere internazionale e, infatti, nella sede di Palazzo Branciforte, lo scorso 7 ottobre è stata inaugurata la mostra di William Kentridge che sarà visitabile fino al 12 gennaio 2024: You Whom I Could Not Save ovvero “Tu che non ho potuto salvare”.
Si tratta di un percorso espositivo articolato, che propone non solo l’installazione sonora con la proiezione che dà il titolo all’intera personale, ma anche l’opera video Sibyl – del 2020 – e la presenza di otto grandi megafoni dai quali si sentiranno le musiche di Nhlanhla Mahlangu, dirette da Tlale Makhene, considerate degli intrecci sonori provenienti dal gruppo di lingue Nguni, tipiche dell’Africa meridionale. Protagonista è uno degli artisti più ecclettici del nostro tempo: William Kentridge, nato a Johannesburg nel 1955, il quale si distingue per una ricerca artistica che attinge dal teatro alla musica, dalla performance al cinema di animazione in stop-motion fino agli effetti speciali.
Intanto, il progetto espositivo dell’artista sudafricano è stato pensato ad hoc per Palermo ed è stato inaugurato in occasione della Giornata del Contemporaneo. L’idea di questa personale, sostenuta dalla Fondazione Sicilia, è di Antonio Leone – direttore di Ruber.contemporanea con la curatela delle storiche dell’arte Giulia Ingarao e Alessandra Buccheri. Non c’è solo una precisa idea espositiva, quindi, ma anche un testo teatrale a cui Kentrindge ha lavorato con un coro di apertura – che recita le parole che danno il titolo alla mostra – di un’opera teatrale intitolata “The Great Yes, the Great No”, incentrata sul tema di un viaggio di rifugiati in fuga dalla Francia di Vichy, da Marsiglia alla Martinica nel 1941. Nella sua visione immaginifica-teatrale, in quella nave ci sarebbero alcuni esponenti del Surrealismo come André Breton, Wifredo Lam, Victor Serge, Anna Seghers e Claude Levi-Strauss che riusciranno a salvarsi. Mentre per Kentridge questa mostra è invece un viaggio senza alcun ritorno attraverso il fiume Stige da cui molte persone non si sono potute salvare ma è anche il viaggio degli orrori senza meta del Mediterraneo.
Ed è lo spazio di Palazzo Branciforte – che è stato tra le dimore più lussuose ed eleganti della Palermo del Settecento e oggi sede della Fondazione Sicilia presieduta da Raffaele Bonsignore – ovvero l’antico Monte dei Pegni di Santa Rosalia a essere il centro propulsore e nevralgico della mostra con la sua altezza lignea, scandito da scale, balconate, scaffalature di legno che rievocano quasi una metamorfosi bizzarra e allungata di un vecchio teatro “elisabettiano” verticalizzato. Non è un caso, infatti, se tra le scaffalature del Monte sono previsti arazzi esposti insieme a delle sculture sia di bronzo sia dipinte e sedici disegni inediti a carboncino su pagine dell’antico libro contabile, del 1828, dove danzano figure, volti, sagome in un collage onirico e surreale. Una immersione nel Monte dei Pegni con il suo legno che ritorna a essere vibrante e a evocare la precarietà del tempo, l’attesa dei desideri e la speranza di un viaggio con le parole di Majakovskij, scelte dall’artista nel video You Whom I Could Not Save: «misfortune flows as from a water main» ovvero «la sfortuna scorre come da un corso d’acqua».
Va precisata, a questo punto, la storia del Monte dei Pegni che si ricollega all’epoca del re Borbonico quando iniziarono, nel 1801, i lavori di riadattamento del palazzo nobiliare alla sua altra e nuova destinazione dove poter far alloggiare i beni impegnati. A tal proposito, fu costruita la struttura lignea che per circa due secoli ha ospitato ciò che la classe sociale più svantaggiata e povera poteva lasciare come lenzuola, materassi, cappelli, scarpe, abiti per poi riscattarli. Kentridge presenta al pubblico una sorprendente opera d’arte totale dal carattere narrativo-teatrale con segni, forme con il suo mondo immaginario senza peso con le sonorità e le proiezioni video, con sagome e volti ricorrenti che vengono fuori dalla sua capacità di consegnare l’inafferrabile per un ragionamento drammatico sul tempo fortunato o nefasto.
Non propone, quindi, una risposta ma sposta la questione alla Beckett, proponendo un tempo universale ed epico con viaggi senza ritorno, affidati a simboli, figure e bronzi senza pelle, arazzi senza carne, carte senza peso. In fondo, questo è uno dei messaggi: una profonda riflessione sul divenire e la vita stessa come sa fare Kentridge con la sua arte totale, multiforme, poetica, organica, performativa e sospesa con opere dal carattere fortemente esperienziale per un coinvolgimento completo dei sensi.
Nilla Zaira D’Urso
Info:
William Kentridge. You Whom I Could Not Save
a cura di Antonio Leone, Giulia Ingarao e Alessandra Buccheri
7/10/2023 – 12/01/2024
Palazzo Branciforte – Fondazione Sicilia
Largo Gae Aulenti, 2, 90133 Palermo PA
info@fondazionesicilia.it
Attraverso l’arte sente l’esigenza di accostarsi sempre di più alla natura, decidendo di creare una residenza artistica sull’Etna come un “rifugio per l’arte contemporanea” per artisti e studiosi. Nasce così Nake residenza artistica. Vince il Premio Etna Responsabile 2015. Nel 2017, è invitata nella Sala Zuccari, Senato della Repubblica, come critico d’arte. Scrive per artisti italiani e stranieri. Curatrice del primo Museo d’Arte Contemporanea dell’Etna e del progetto “Etna Contemporanea”.
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