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Il Museo Regionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Palermo ospita Frédéric Bruly Bouabré: ce ne parla la curatrice Cristina Costanzo

Il Riso (Museo Regionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Palermo) ospita la prima personale in Sicilia di Frédéric Bruly Bouabré, padre dell’arte africana e uno degli artisti più affascinanti della nostra epoca, dal titolo Cosmogonie. Abbiamo incontrato la curatrice della mostra Cristina Costanzo.

Mery Scalisi: In che modo pensa che le opere di Frédéric Bruly Bouabré, legate soprattutto al tema della fratellanza tra i popoli, possano oggi essere attuali?
Cristina Costanzo: Trovo che la ricerca intorno alla figura di Frédéric Bruly Bouabré possa trovare ancora linfa vitale in nuove mostre capaci di suggerire letture trasversali. La mostra Frédéric Bruly Bouabré. World unbound, promossa dal MoMA di New York nel 2022, così come la presenza delle sue opere nel Padiglione della Côte d’Ivoire nell’ultima Biennale di Venezia hanno riacceso l’attenzione su questo straordinario artista che, nel corso della sua lunga carriera, ha preso parte a progetti espositivi di capitale importanza. Basti citare il caso di Magiciens de la Terre, mostra curata da Jean-Hubert Martin nel 1989, che ha giocato un ruolo seminale nelle questioni relative agli artisti non-europei. Spero che Cosmogonie, la prima personale di Frédéric Bruly Bouabré in Sicilia, raggiunga un pubblico ampio, non soltanto di appassionati d’arte, ma anche di curiosi, interessati a conoscere il suo personalissimo modo di costruire mondi a partire dal linguaggio.

Frédéric Bruly Bouabré, Hommage a Alighiero Boetti, 1994, 21×35 cm, pastelli colorati e biro su cartone, ph. Iole Carollo, courtesy e 091 Art Project – Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea e Riso. Museo regionale d’arte moderna e contemporanea di Palermo

In che modo è articolata la mostra Cosmogonie? Prevede un percorso cronologico e/o tematico?
La mostra è ospitata negli spazi della Foresteria del Museo d’Arte Moderna e Contemporanea di Palermo e segue un percorso cronologico che si articola nei due piani della sede, dove viene presentato un numero cospicuo di opere realizzate dagli anni Novanta al 2008. Le sessanta opere in mostra sono dedicate ai temi che caratterizzano la ricerca di Frédéric Bruly Bouabré, dalle bandiere alle leggende, senza tralasciare il motivo del sole, che larga parte ebbe nelle sue scelte artistiche. L’11 marzo del 1948, come dichiara lo stesso artista, Frédéric Bruly Bouabré ha infatti una “vision divine” grazie alla quale assume l’identità di Cheik Nedro, colui che non dimentica. Nascono così Connaissance du monde, opera di carattere monumentale realizzata a penna e matite colorate su cartoncini, e Alphabet Bété, un sistema di trascrizione della lingua Bété consistente in 448 pittogrammi monosillabici. La mostra Frédéric Bruly Bouabré. Cosmogonie intende offrire uno spaccato di questo immaginario attraverso una selezione di installazioni dell’artista di vario formato, orientate a un’affascinante componente verbo-visuale, cifra stilistica fondamentale del suo percorso orientato tanto alla letteratura quanto alle arti visive.

Frédéric Bruly Bouabré, Mitologie Bété. La légende de dedjaneugnon leParesseux,1997, 17×13 cm ciascuno, 50 elementi, pastelli colorati e biro su cartoncino, ph. Iole Carollo, courtesy e 091 Art Project – Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea e Riso. Museo regionale d’arte moderna e contemporanea di Palermo

Può svelarci qualche curiosità sul legame che Frédéric Bruly Bouabré instaurò con Alighiero Boetti?
Come riportato dalle fonti e come documentato da una serie di fotografie, Alighiero Boetti rimase fortemente affascinato dalla ricerca di Frédéric Bruly Bouabré, tanto da volerlo raggiungere, dopo il primo incontro parigino, ad Abijan in Costa d’Avorio, dove Boetti soggiorna nel 1994 in previsione della mostra Worlds Envisioned. Alighiero e Boetti Frédéric Bruly Bouabré, promossa al DIA Center for the Arts di New York tra il 1994 e il 1995. Resta una traccia di questa importante amicizia anche nella serie di opere in mostra Hommage a Alighiero Boetti del 1994 che, nella consueta forma iconotestuale delle cartoline realizzate con pastelli colorati e biro, presenta quattro immagini riconducibili ad altrettanti momenti del loro incontro suggellato da elementi simbolici come il sole, l’arancia e la condivisione del disegno.

Frédéric Bruly Bouabré, Connaissance du monde. Le bel ouvrage, 1998,18×12 cm, pastelli colorati e biro su cartoncino, ph. Iole Carollo, courtesy e 091 Art Project – Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea e Riso. Museo regionale d’arte moderna e contemporanea di Palermo

Qual è stato il suo approccio, in quanto curatrice, nei confronti dell’artista e della sua produzione?
La mostra è stata fortemente voluta e sostenuta da 091 Art Project, galleria d’arte moderna e contemporanea con sede a Palermo che da diversi anni segue il lavoro dell’artista, di cui ha raccolto diversi lavori che si focalizzano sull’Alphabet Bété e le leggende, con particolare attenzione alla fratellanza tra i popoli. Siamo felici che il progetto trovi accoglienza presso il Museo d’Arte Moderna e Contemporanea di Palermo, diretto da Maddalena De Luca, non soltanto perché la sua collezione è affine cronologicamente alle opere selezionate per la mostra Frédéric Bruly Bouabré. Cosmogonie, ma anche perché è in linea con la programmazione del Museo Riso, aperta ad autori internazionali e a tematiche centrali nelle pratiche artistiche contemporanee come l’archiviazione. Sotto il profilo curatoriale ritengo imprescindibile la lettura dell’opera di Frédéric Bruly Bouabré nella prospettiva di una triangolazione tra archivio, memoria e cosmogonia. Di grande fascino anche il tema dell’iconotestualità, rappresentativo della vocazione dell’artista ad abbracciare campi di ricerca complementari quali la letteratura, l’arte, l’antropologia e le religioni. Anche per questa ragione la mostra si avvale di un comitato scientifico interdisciplinare composto da diversi specialisti, cui va la mia gratitudine. Sono particolarmente felice, inoltre, della presenza in catalogo di una conversazione tra Emmanuelle Spiesse, ricercatrice presso il centro LAM – Les Afriques dans le monde, e Sylvestre Bruly Bouabré, figlio dell’artista, che ricostruisce alcuni punti chiave poco noti della carriera di Frédéric Bruly Bouabré, e del contributo di Michele Cometa, volto invece a indagare il nesso profondo nell’opera di questo poeta-pittore tra esperienza religiosa, invenzione dell’alfabero Bété e creazione artistica.

Frédéric Bruly Bouabré, Mitologie Bété. Le grand êtres dela mythologie Bété, 2005, 40×30 cm ciascuno, 3 elementi, pastelli colorati e biro su cartoncino, ph. Iole Carollo, courtesy e 091 Art Project – Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea e Riso. Museo regionale d’arte moderna e contemporanea di Palermo

Qual è il ruolo di Frédéric Bruly Bouabré nell’arte e nella cultura dei paesi dell’Africa?
Frédéric Bruly Bouabré occupa una posizione di primo piano nello scenario globale del nostro tempo. Nella complessità di una questione come quella dell’arte contemporanea in Africa si rivelano di fondamentale importanza gli studi di diversi specialisti, da Okwui Enwezor a Cédric Vincent, che hanno contribuito ad approfondire in modo articolato l’argomento e hanno così sottolineato l’urgenza di una maggiore consapevolezza – ancora necessaria – verso l’arte dei paesi non occidentali. Ma Frédéric Bruly Bouabré è molto più che un artista. La sua figura emerge nel contesto dell’arte d’oggi anche grazie al suo costante impegno per le culture della Costa d’Avorio, per la sua produzione poetica e filosofica e per aver costantemente lavorato per dare voce al suo popolo.

Info:

Frédéric Bruly Bouabré | Cosmogonie
a cura di Cristina Costanzo
28/04/2023 – 28/05/2023
Riso. Museo Regionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Palermo
via Vittorio Emanuele, 365, Palermo
www.museoartecontemporanea.it


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