L’associazione culturale a.topos, guidata da Lucia Trevisan e Fernanda Andrade e con sede nel cuore di Venezia, è un collettivo tutto al femminile che da qualche tempo rivolge il proprio interesse all’arte emergente italiana e internazionale, con particolare attenzione alle interpretazioni artistiche su dibattiti odierni e forme di attivismo.
La mostra Utopia, Dystopia è il primo appuntamento di una serie che rientra nella seconda edizione di THE CREATIVE ROOM, call for artists dedicata al tema “The Future of Art and the Art of the Future”. Gli spazi di SPARC*, galleria veneziana e sede del progetto VeniceArtFactory, ospitano per questa occasione i lavori degli artisti: Mário Afonso, Damiano Fasso (Italia), Lina Zylla (Germania), Sève Favre (Svizzera), Sarah Valente (Francia), Doris Schamp (Austria), Madalena Corrêa Mendes (Portogallo), Armin Amirian (Iran), Lucrezia Costa (Italia), Oona Nelson (USA), Constanza Camila Kramer Garfias (Chile), Jia-Rey Chang (Taiwan), Elena Xausa & Lorenzo Fonda (Italia), Nero Cosmos (Svizzera).
La narrazione parte dall’opera dell’americana Oona Nelson (San Francisco, 1961), la cui pratica consiste nel bruciare dipinti di nature morte, riproduzioni di maestri, simbolo nel passato di ricchezza e piaceri mondani. L’atto, simbolo per l’artista del declino della civiltà e di un inesorabile orientamento del futuro verso l’estinzione, l’ha portata a bruciare sino a oggi ottanta dipinti. La videoinstallazione The perfect world di Damiano Fasso (Montecchio Maggiore, 1976), con riprese da lui girate tra Italia e Cina, mostrano al visitatore una successione di immagini di giostre e fiere, riconducibili a un momento di gioco, serenità, leggerezza interiore. La progressiva comparsa di scritte lampeggianti e la musica che accompagna il video scoprono lentamente il vero messaggio dell’artista: una critica a una società che invita allo spreco di risorse e al consumismo eccessivo.
Artista austriaca e disegnatrice di fumetti, Doris Schamp (Oberpullendorf, 1983) presenta il disegno di un corpo umano delineato da una linea spessa e nera, che solo approssimandosi svela allo spettatore un gioco di ritagli grafici e forme non casuali: Hang in there! è un corpo nudo alla mercé di qualcuno, intrappolato da una struttura a fasce, riconducibile al bondage, metafora del potere e del dominio che possono interessare l’essere umano in varie situazioni, dalla pandemia al riscaldamento globale, fino alla più recente guerra in Ucraina. La scultura in stampa 3D Sundial di Elena Xausa e Lorenzo Fonda vuole riflettere sul tempo nell’era dell’antropocene, in cui la Terra è vittima di un essere umano che plasma e scandisce con le proprie mani tutto ciò che lo circonda; l’opera non nasconde quello stile pop e colorato tipico di Xausa, già nota per le sue collaborazioni internazionali nel mondo dell’illustrazione.
Costanza Camila Kramer Garfias (Viña del Mar, 1988) è un’artista cilena che si è formata in Germania e successivamente in Giappone, dove ha vissuto insieme ai maestri giapponesi imparando da loro le tecniche tradizionali della creazione di pigmenti naturali dalle piante. Prova del suo talento nel combinare arte, tessuto e teorie filosofiche è la sua creazione Autobahn, in tessuto jacquard e catene metalliche, che solleva questioni sulla riproduzione dei virus e sul loro sviluppo nel corso delle generazioni. Il lavoro della performer tedesca Lina Zylla (Monaco di Baviera, 1986) consiste in una performance, Finding the Wind’s Direction, che ha avuto luogo in un paesaggio rurale italiano nell’anno 2021; un progetto cinematografico sostenuto dal programma Yong Art and New Ways of the Free State of Bavaria e Gisela and Erwin von Steiner Foundation, in cui sono visibili alcune riprese dettagliate e ravvicinate del vetro e la sua realizzazione pittorica in relazione ai vetri inclinati in natura. Nato e cresciuto in Iran, Armin Amirian (Isfahan, 1995) è un autodidatta, che vede l’arte come il medium di comunicazione universale, “dove niente ha importanza se non la verità e l’onestà che tu riponi in tutti gli aspetti della creazione”. Piccole finestre in bianco e nero su una regione segnata da conflitti e guerre, le fotografie di Amirian raccontano senza giri di parole la quotidianità del suo Mediorente, innescando nel visitatore curiosità e stupore.
La serie Unspoken bond – returning a favor della romana Lucrezia Costa è una documentazione in dieci fotografie di un atto di restituzione da parte dell’artista: dopo aver “chiesto” al paesaggio di prestarle un po’ di terra per creare mattoni naturali destinati alla performance La casa vivente al Mudec di Milano, Costa ha pensato di dover restituire il favore, riportando indietro ciò che aveva sottratto dopo averlo usato. Un legame celato e non detto fra artista e paesaggio. Le opere di Sarah Valente (Parigi, 1988) mirano a mostrare un lato nascosto ed invisibile del mondo, a cui spesso non diamo la dovuta attenzione: l’infinita ricchezza della foresta e dei suoi abitanti. Con Jungle I – Canpy Mapping, Valente presenta una serie di opere su carta e colore a olio con un intervento di pigmento che tramite la luce ultravioletta permette di percepire determinate forme. Una riflessione eccezionale sulla Canopia e sulla visione degli insetti, che possono distinguere i segni fluorescenti nell’infinita abbondanza della foresta. L’artista taiwanese Jia-Rey Chang (Taipei, 1982), designer e ricercatore la cui riflessione si concentra sullo spazio come essere vivente, è l’autore di Monitoring Room, un’opera di realtà virtuale, immersiva ed interattiva – qui presentata come installazione video – che si pone la domanda “Cos’è la realtà?”, con l’intento di indagare il tema attuale del monitoraggio e della manipolazione di informazioni e dati personali, dovuti all’avvento di internet e social media.
Il percorso artistico di Nero Cosmos (Bern, 1964), artista concettuale con sede a Zurigo, sperimenta l’intelligenza artificiale creando immagini e video in costante stato di metamorfosi; il video in mostra, Urbanization, process of changing, esplora il processo di cambiamento delle aree urbane e la sua traduzione visiva tramite intelligenza artificiale e algoritmo. Sève Favre (1975), artista originaria di Sion, concentra la propria investigazione sui concetti di integrazione e interazione fra spettatore e opera d’arte: tramite un’originale installazione, Amazing Robin IV, formata da un’immagine scomposta in varie caselline di carta, con la sua gemella digitale in un ipad posto a lato, ogni utente presente ha l’opportunità di creare la sua personale idea di opera visiva, spostando le caselline fisicamente sull’opera cartacea o digitalmente nel supporto tecnologico, nel caso di quest’ultimo con la possibilità di inviarsela via mail o condividerla sui media con gli hashtag #interaisproject e #interagisgif. A conclusione della mostra, l’opera A Hug di Madalena Corrêa Mendes, artista portoghese che coinvolge lo spettatore nella realizzazione di una mappa geografica alternativa, reinventata e senza confini, che si può tagliare, strappare e ricostruire, a dimostrazione che siamo noi i veri costruttori del nostro futuro.
Tra interpretazioni molteplici della realtà e visioni utopiche e dispotiche del futuro umano, l’esposizione riunisce opere che nell’insieme formano un orizzonte allargato: Utopia, Dystopia rappresenta un’immersione in letture per alcuni versi ottimistiche e per altri devastanti, prognosi di un destino cinico e incerto, analisi di vari aspetti di una realtà quotidiana che dovremo saper apprezzare, e molte altre visioni in cui l’arte dimostra il proprio potere nel futuro dell’umanità.
Info:
Utopia, Dystopia
Mostra curata da a.topos Venice
in collaborazione con Portrait Eyewear e Demoni Danzanti Residenza Artistica
03-13/03/2022
SPARC*, Campo Santo Stefano, San Marco 2828a, 30124,Venezia
Ingresso libero
Orari di apertura: Martedì – Domenica, dalle 10 alle 18
Per maggiori informazioni scrivere a: info@atoposvenice.com
Damiano Fasso, The perfect world, 2020, Video Pal, Color, 1_28, courtesy the artist
Daniela di Lullo, Spleen, 2021, acrylic painting and photographic collage on canvas, 50 X 50 cm, courtesy the artist
Armin Amirian, Analogy-01, 2012 Digital C Print, Fine Art Photography 50 x 70 cm, limited edition of 5+2, courtesy the artist
Lucrezia Costa, Unspoken bond – returning a favor, 2021, series of 10 analogic photographs documenting performance (Photography by Matteo Cariddi), inkjet print on cardboard, 10 x 15cm each, unique prints, courtesy the artist
Veronika Dräxler, Medea, 2021, performance documented as HD video, courtesy the artist
Italo argentina, curatrice indipendente specializzata in arte argentina, con alle spalle studi e pubblicazioni sul tema (“L’Argentina alla Biennale d’Arte di Venezia” in Storie della Biennale di Venezia, Ed. Ca’ Foscari, 2020), fondatrice nel 2014 di arteargentina.it, prima piattaforma italiana dedicata all’arte argentina in Italia. Attualmente collabora a Venezia con gallerie d’arte e artisti contemporanei.
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