Il passato è la sostanza di cui è fatto il tempo. J. L. Borges L’Aleph
Come ci ha insegnato Ulisse quasi tremila anni fa ogni ritorno comporta un attraversamento doloroso: l’ultimo cortometraggio di Gianluca e Massimiliano De Serio è un viaggio nelle pieghe dei ricordi rimossi per ritrovare la condizione prenatale con cui ha avuto inizio la loro vita condivisa.
I due gemelli, classe 1978, dall’età di vent’anni realizzano assieme cortometraggi e documentari premiati con importanti riconoscimenti internazionali e installati in prestigiose gallerie e sedi museali. Il loro lavoro è da sempre focalizzato sulla creazione di vibranti ritratti in cui attori non professionisti mettono in gioco le proprie esperienze personali in storie che lasciano trasparire realtà collettive più ampie, spesso incentrate sulle difficoltà di una vita ai margini o sradicata dal luogo d’origine. Il linguaggio cinematografico crea così un corto circuito tra esplicita finzione e realtà interiore, rendendo sempre più labile il confine tra la memoria performata e la sua rappresentazione. Compito dell’arte è per il duo De Serio cogliere le sottili relazioni tra l’uomo e la collettività che lo circonda, invitando lo spettatore a immergersi nelle vite altrui per ritrovare la componente profondamente umana che azzera ogni differenza culturale e sociale.
Dopo anni di lavoro a ritmi serrati, culminati con il lungometraggio Sette opere di misericordia, i due fratelli attraversano un periodo di crisi in cui non riescono a ritrovare l’intensa ispirazione e la stringente necessità su cui si fonda la loro etica creativa. Decidono dunque di affrontare il problema impegnandosi in prima persona davanti alla cinepresa come nelle opere precedenti avevano fatto i loro attori, trasformando il momentaneo disorientamento in un nuovo cortometraggio di cui sono sia protagonisti che registi. Nasce così Un ritorno, documento cinematografico di un esperimento scientifico e di una viscerale performance, in cui i due fratelli si sottopongono a una seduta ipnotica simultanea per ritrovare le loro radici ripercorrendo a ritroso i ricordi d’infanzia fino al momento prenatale in cui condividevano il ventre materno.
Guidati dall’ipnotista Giuseppe Regaldo, a sua volta maieuta e regista, Gianluca e Massimiliano si pongono l’uno di fronte all’altro senza barriere protettive in un dialogo che diventa rispecchiamento. L’estetica nuda delle immagini in bianco e nero che tendono a un grado zero del cinema e la contrapposizione alternata dei due volti scandagliati nell’intimo delle loro fragilità amplifica i trapassi emotivi e crea una sorta di cassa di risonanza per le parole che faticosamente prendono forma. Il corpo conserva memoria di tutto il nostro passato e per questo una lacrima trattenuta dalle ciglia, un sospiro, uno sguardo o una carezza hanno il potere di riattivare la sensazione fisica di un ricordo inaspettato. Attraverso una catena di piccoli gesti involontari e frasi che lambiscono l’indicibile i due gemelli riscoprono e rivelano il loro essere diversi e complementari, prendendo coscienza della loro reciproca presenza come in una danza coordinata.
La profonda introspezione che trasferisce la crisi creativa sul piano dell’identità e dell’inconscio ha per i De Serio un effetto catartico, inducendoli alla verifica delle modalità del loro operare artistico attraverso la somatizzazione delle sue ragioni più profonde. Riappropriarsi della propria storia personale in modo più consapevole porta al superamento dell’impasse e a una maturazione artistica, offrendo allo spettatore un nuovo coinvolgente filmato in cui immedesimarsi e proiettare le proprie pulsioni più segrete.
L’opera, della durata di 25 minuti, è stata prodotta nell’ambito del progetto Museo chiama artista da AMACI –Associazione dei Musei d’Arte Contemporanea Italiani – a cura di Ludovico Pratesi e Angela Tecce e sarà visibile fino al 7 settembre nella Sala Video della Collezione permanente del MAMbo di Bologna.
Laureata in storia dell’arte al DAMS di Bologna, città dove ha continuato a vivere e lavorare, si specializza a Siena con Enrico Crispolti. Curiosa e attenta al divenire della contemporaneità, crede nel potere dell’arte di rendere più interessante la vita e ama esplorarne le ultime tendenze attraverso il dialogo con artisti, curatori e galleristi. Considera la scrittura una forma di ragionamento e analisi che ricostruisce il collegamento tra il percorso creativo dell’artista e il contesto che lo circonda.
NO COMMENT