L’ambigua presenza del corpo nei sogni e l’incerto statuto del nostro “doppio” onirico quando siamo certi di viver sulla pelle le nostre visioni notturne sono tematiche che hanno affascinato generazioni di artisti e che le nuove possibilità illusive e la vocazione immersiva della grafica digitale hanno riportato prepotentemente in auge. Il nostro corpo esiste ancora quando ci addormentiamo? Come possiamo conciliare la persona conosciuta come “io” nella nostra mente e nei nostri sogni, con il nostro corpo in carne e ossa? Queste sono le domande al centro di Cloud of the Unknown, nuovo lungometraggio di animazione (ancora work in progress) di Gao Yuan (Kunming, Yunnan, Cina, 1986). L’artista, che nel 2009 si è laureata in Animation Arts alla Communication University of China (Pechino), nel suo lavoro ibrida animazione e pittura e si occupa personalmente di tutte le fasi del processo di lavorazione dei suoi film, come scrivere la sceneggiatura, disegnare lo storyboard, dipingere le scene, animare e modificare in post-produzione. Questa lunga gestazione si pone controcorrente rispetto all’industrializzazione delle produzioni di animazione tradizionali (la realizzazione del suo precedente lavoro, Lunar Dial, è durata ben sei anni) e le permette una libertà di espressione altrimenti impossibile, soprattutto in una nazione totalitaria come la Cina.
Cloud of the Unknown è composto da fotogrammi dipinti singolarmente, in cui con il passare del tempo si stratificano le esperienze dell’artista, che rendono ciascuno di essi un vasto deposito per tutto ciò che è cresciuto al suo interno. Questo film parte da un’ipotesi, originata da una sensazione reale provata da Gao Yuan: “una volta ho sentito ancora vivida la sensazione immediatamente precedente al momento di addormentarmi, come se tutto il mio corpo fosse evaporato in un istante.” L’animazione fornisce uno strumento perfetto, per visualizzare un limbo intermedio tra sogno e realtà, avallando la teoria che film e sogno possano essere la stessa cosa, come confermerebbe anche il fatto che un ciclo completo di sonno dura 90 minuti, esattamente come un normale film. Per questo in Cloud of the Unknown viene percepito come un sogno lucido, in cui il sognatore è consapevole di stare sognando, con la sua coscienza che indugia tra sogno e realtà. Il parallelismo tra la dimensione onirica e quella reale è accentuato dalle ambientazioni, alternativamente basate su paesaggi riconoscibili e realmente visitati dall’artista e surreali montaggi di elementi illogici.
In Losing Sight (2018) riconosciamo ad esempio una veduta a volo d’uccello di un’area residenziale di Shanghai, in Street at Night (2017) un malinconico paesaggio urbano notturno a Beijing, una fatiscente periferia industriale dimenticata, ma anche in Shengsi Islands la lussureggiante natura dell’arcipelago situato a sud della foce del fiume Yangtze in China. Accanto a questi paesaggi di matrice reale, a cui però il fatto di essere artificialmente deserti conferisce un’inquietante estraneità troviamo montaggi di ambientazioni e simboli bizzarri: un violino con archi spezzati, una stanza in fiamme, scale infinite o un paio di mani che volano tra spine e cespugli. Questi set sono gli scenari in cui accadono le avventure della protagonista, una solitaria ragazza diversa dagli altri che in un incidente incontra un’altra donna altrettanto che la aiuterà a conoscere di nuovo sé stessa. Le sembianze della protagonista sono quelle della sua compagna di vita Anita Pan, compositore, tecnico del suono e in Cloud of the Unknown anche attrice, circostanza che introduce un altro importante aspetto della biografia dell’artista che si riversa nella sua opera.
Se la pratica di Gao Yuan indaga l’incertezza della coscienza e il nebuloso crepuscolo del sogno, l’artista dal punto di vista programmatico e ideologico ha le idee molto chiare, come si capisce da un video recentemente rilasciato come se fosse un video-manifesto personale, recentemente diffuso dalla galleria Capsule Shangai che la rappresenta. In questo breve statement, accompagnato dalle immagini del suo lavoro in cui vediamo molto chiaramente la simbiosi tra tecniche di pittura tradizionali e post produzione digitale dichiara: “La pittura è l’arte più antica e il film la più versatile. Quando lavorano insieme, il risultato sarà qualcosa di veramente. L’arte dell’animazione prevede la realizzazione di inquadrature statiche che possono essere completate attraverso lavorazioni ripetute che consentono di mettere questi frames in un flusso costante di tempo che li rende fugaci. (…) Ci sono molti mondi paralleli che coesistono in Cloud of the Unknown e le tecniche per presentarli sono diverse. Spero di rivelare un universo il più ricco possibile. Anche se potrebbe essere una semplice illusione, vale la pena che le persone la sentano e la esplorino e si amino reciprocamente. Tuttavia, i film che riguardano il romanticismo omosessuale non possono essere proiettati in Cina, pertanto è molto difficile trovare supporto produttivo e finanziario all’interno del Paese. Nonostante questa situazione, non ho intenzione di cambiare nulla che volessi esprimere. Credevo che tutti avessero il diritto di esprimersi liberamente, ma ora ho capito che la libera espressione non è solo un diritto ma è anche un obbligo”.
Info:
Gao Yuan, Blue Light, acrylic on canvas, 2019
Gao Yuan, Coma, acrylic on canvas, 2020
Gao Yuan, Wukang Road, acrylic on canvas, 2020
Gao Yuan, Street at Night, acrylic on canvas, 2018
Gao Yuan, Under the Light, acrylic on canvas, 2019
L’arte è fatta per disturbare, la scienza per rassicurare.
(Salvador Dalì)
NO COMMENT