Per la prima volta il MAMAC – Museo di arte moderna e contemporanea di Nizza – dedica una grande mostra a Daniel Spoerri, iniziatore della Eat Art, vicino a Fluxus, membro del Nouveau Réalisme, su cui il museo offre un focus speciale attraverso la sua collezione permanente e un dialogo originale tra la Pop Art americana e il Nuovo Realismo europeo. La mostra di Spoerri, a cura di Rébecca François, si rapporta perfettamente anche con la storia artistica locale: tra gli anni ‘50 e ‘70 Nizza e la Costa Azzurra sono state luogo di importanti sperimentazioni e invenzioni di nuove gestualità artistiche, grazie all’apporto di esponenti di spicco quali Yves Klein, Martial Raysse, Arman, Ben, Nicky de Saint Phalle e gruppi come Support/Surface. E due dei concetti chiave di quegli anni e di quei movimenti appartengono a Spoerri: l’atto di appropriazione della vita quotidiana e un’arte fatta di gestualità e comportamenti.
Tre macro aree definiscono il percorso della mostra: Trappole, scherzi e tranelli; Ristoranti, banchetti e sciocchezze; Meraviglie e mistificazioni.
L’esposizione si apre con una cospicua selezione di opere storiche, la cui successione racconta il surreale processo di pietrificazione del reale messo in atto dall’artista rovesciando assemblaggi di oggetti vari. Ma sono i quadri-trappola a far entrare pienamente Spoerri nel Nouveau Réalisme nel 1960. Le prime opere intitolate “Carnevale delle pulci” catturano l’esposizione verticale di oggetti abbandonati, rivelando la loro bellezza poetica. Spoerri iniziò a collezionare scarti di ferro tramite il suo amico Jean Tinguely a Parigi e poco dopo gli venne l’idea di pietrificare con la colla situazioni di oggetti su un supporto verticale, fissando per sempre l’istante determinato dal caso. Collezionare oggetti è qualcosa che ogni bambino fa, siamo tutti collezionisti in un certo senso e la continua ricerca di nuovi tesori per le nostre raccolte si può leggere come un tentativo di capire il mondo o di possederlo.
L’artista, quindi, cerca e raccoglie oggetti provenienti dai mercati delle pulci, seguendo la sua intuizione e non una logica scientifica. Li assembla, in modo che si contaminino a vicenda e poi dà loro una spiegazione. E lo stesso può fare lo spettatore. L’oggetto non è più rappresentato ma presentato al fruitore dell’opera in modo che possa toccare la memoria personale o collettiva.
Un angolo speciale all’interno della prima sezione della mostra è dedicata ai giochi di parole che rappresentano letteralmente espressioni popolari e modi di dire internazionali, in cui si manifesta la curiosità di Spoerri per le parole e le lingue. L’espressione svedese “avere le uova nel cappello” è rappresentata ad esempio da una scultura e dall’iconico ritratto fotografico dell’artista con delle uova sulla testa all’interno di un cappello di vetro trasparente. L’espressione si riferisce alla cattiva abitudine di chi non si toglie il cappello quando sarebbe educazione farlo e che per questo potrebbe essere accusato di avere rubato qualcosa che nasconde sulla testa.
L’amore di Spoerri per la cucina, lo scambio e la convivialità è inscritto nei suoi quadri-trappola ed emerge nella storia dei pasti, dei ristoranti e degli eventi a cui ha dato vita: questi aspetti sono documentati nella seconda macro area della mostra. L’allestimento propone un viaggio all’interno della Galerie J di Parigi, in cui lo “chef Daniel” aveva dato vita al suo primo ristorante effimero nel 1963: in quell’occasione lo spazio espositivo era diventato un vero e proprio ristorante, in cui critici d’arte-camerieri servivano le pietanze più insolite ai clienti-spettatori. Le tavole dopo i pasti e gli avanzi dei piatti diventavano quadri-trappola che fissavano per sempre quei momenti appendendoli in verticale sulle pareti della galleria. Le relazioni tra artista, critico, gallerie e pubblico venivano in questo modo stravolte.
Negli anni l’artista ha continuato a organizzare banchetti che hanno generato esperienze culinarie e socio-culturali, servendo cibi in grado di suscitare reazioni estreme, dalla delizia al disgusto. Convertendo la galleria in un atelier, l’atelier in un ristorante, gli avanzi del ristorante in arte, Spoerri ci mostra le cose da una prospettiva ribaltata. Tutto ha origine dalla tavola come punto di partenza di un’indagine sul mondo e sulla nostra esistenza: come davanti ai quadri – trappola ci chiediamo come e perché l’artista li abbia creati, quando mangiamo vogliamo sapere da dove proviene il cibo che abbiamo nel piatto, ci poniamo domande le cui risposte si intrecciano alla storia dei popoli, dei Paesi e dell’umanità.
L’interesse di Spoerri per le collezioni e la medicina come arte, muovendosi fra trappole e illusioni, è perfettamente rappresentata nella terza area della mostra in cui sono esposte, tra le altre opere, “La farmacia bretone” e la serie “Medicina operatoria” iniziata nel 1993. In una delle sue più grandi imprese da collezionista l’artista viaggiò attraverso la Bretagna alla ricerca di tutte le fonti d’acqua a cui si attribuiva un potere curativo, che catalogò nelle 117 bottigliette che compongono la “La farmacia bretone” e in un libro stampato in copie limitate che poteva essere acquisito solo tramite lo scambio con un altro libro. In “Medicina operatoria”, partendo da litografie con illustrazioni mediche del XIX secolo, Spoerri aveva creato delle opere assemblando le immagini scientifiche del corpo umano con oggetti di volta in volta taglienti e poetici, come forbici, spille, coltelli, fiori artificiali, conchiglie, e giocattoli, che rivelano la natura umana in tutta la sua precarietà e preziosità.
Valentina Riccò
Info:
Le théâtre des objets de Daniel Spoerri
16/10/2021 – 27/03/2022
MAMAC
Place Yves Klein, Nizza
Daniel Spoerri, La Réplique de la Chambre no 13 de l’Hôtel Carcassonne, 1998. Courtesy: l’artista e MAMAC Nice, ph Marco Capomolla
Daniel Spoerri, Le rencontre d’une machine à coudre et d’un parapluie sur une table d’opération, 1966, private collection, Paris ph Marco Capomolla
Daniel Spoerri, Pourquoi un lion? de la série “Trésor des pauvres”, 1995 – 2007. Courtesy: l’artista e Tornabuoni Arte, ph Marco Capomolla
Dorothée Selz & Antoni Miralda, Pain colorés, 1971-2021 (series of real breads with food coloring made in 2021, identical to the colored breads exhibited in windows at the State Art Galerie in June 1971 and also made for the colorful meal on June 4 1971 at Restaurant Spoerri. Courtesy: gli artisti e MAMAC Nice, ph Marco Capomolla
Dopo la laurea magistrale in storia dell’arte a Genova sono partita a esplorare il mondo inseguendo le culture che più mi ispiravano, dal Canada alle Hawaii. Ho proseguito gli studi online specializzandomi in digital marketing, oggi lavoro come digital strategist per gallerie, musei, professionisti del mondo dell’arte contemporanea. Il mio cuore va a digital art & NFT ma bazzico anche tra le mostre della Costa Azzurra per geolocalizzazione.
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