Le “Impronte” del titolo rappresentano forse la stagione artistica più nota di Toti Scialoja. E sono impronte, quelle fissate su tela da parte dell’artista romano, che, rispondendo a una “coscienza dell’ignoto” (parole del curatore), lo allontanano dall’espressività formale. Molto ben curata da Giuseppe Appella, la mostra, ospitata nei solenni ambienti della veronese Galleria dello Scudo con una trentina di opere provenienti dalla Fondazione Toti Scialoja, conduce il fruitore in un viaggio interiore libero che Scialoja emana su grandi dimensioni.
Toti Scialoja. “Impronte”, installation view at Galleria dello Scudo, Verona
In una testimonianza riportata dal curatore, Toti Scialoja in questo periodo creativo «riempie di colore un foglio, lo rovescia sulla tela e lo stampa battendo forte con le mani». È questa la tecnica che rimanda a due evidenti impossibilità: correggere e diluire nel tempo. Infatti, come ebbe a dire l’artista a New York nel 1960, «l’impronta è un avventarsi contro e insieme un venirsi incontro alla realtà», certificando dunque la pressione fisica necessaria per attuarlo e l’istantaneità fulminea del gesto. “Sabato sera” e “Rosa Rosae”, opere del 1958, sono i primi frutti, visitando la mostra, di questa fatalità del gesto. La rosa è un elemento presente anche nella poetica scritta di Scialoja (che è stato anche poeta, proprio a partire dagli anni focalizzati da questa mostra) e la sabbia quasi obbliga ad avvicinarsi alla tela per indagarne le innumerevoli e casuali striature.
Toti Scialoja, “Ininterrotto”, 1958, sabbia e vinilico su tela di canapa, 113,6 x 145,3 cm, courtesy Galleria dello Scudo e Fondazione Toti Scialoja
“Ripetizione sabbia” è personalmente il fulcro centrale del percorso espositivo. Il titolo evoca la ripetitività del gesto, l’impronta che replica sé stessa in un fluire che lascia davvero senza fiato e immobili in un’atmosfera silenziosamente museale. La carica materica di Scialoja plana con energia per lasciare impronte che ci rimandano a un corpo a corpo molto fisico con la fragilità della tela. “Ininterrotto”, sempre del 1958, già dal titolo mostra quanto il flusso creativo e il gesto su tela siano irrefrenabili come il flusso sanguigno, confermando la serialità dell’impronta e quanto il «premere fisico e il peso corporale sono totali ma al tempo stesso ciechi» (da un giornale dell’epoca). Del 1960 è “Come vuoi” e qui l’artista ci conferma di prediligere impronte fissate nell’ampiezza della dimensione. Ci sono segni di verticalità nello spazio visivo, una verticalità un po’ più rarefatta che anticipa la creatività degli anni successivi. Il titolo sembra suggerire la superiorità dell’impronta che decide in autonomia cosa significare di sé, i differenti gradi di visibilità della pigmentazione, l’alternanza tra presenza e assenza.
Toti Scialoja, “Issoire argento”, 1961, vinavil, garza, sabbia e corde su tela, 106,5 x 206,2 cm, courtesy Galleria dello Scudo e Fondazione Toti Scialoja
Con un piccolo salto temporale e geografico, l’artista nel frattempo vive e opera a Parigi. “Issoire argento” del 1961 ci mostra anche una piccola variante materica: la garza e il cotone si aggiungono agli altri materiali e alla tela di cotone. Cambia anche la spazialità delle impronte: qui sono verticali, il vuoto e il pieno si inseguono per comporre un trittico astratto. Affascina gli occhi del fruitore anche la predilezione di Scialoja per dimensioni delle tele assolutamente non convenzionali, con decimali inusuali che rafforzano il senso di anonimato del soggetto scelto in questo periodo dall’artista. Va segnalata, infine, anche la geografia fisica che accompagna questi anni felici di Scialoja: da Procida a Greenwich e poi a Parigi, in un continuo fluire che lo porta – come emerge dall’osservazione dei lavori parigini – dall’assenza di forme all’urgenza di comunicare forme e ritmo. Questa mostra preannuncia la presentazione, nei locali della Galleria, del Catalogo generale 1940-1998 delle opere pittoriche e scultoree: una pubblicazione che metterà ordine all’edificio artistico di Toti Scialoja.
Giovanni Crotti
Info:
Toti Scialoja. Impronte
16/12/2023 – 30/03/2024
Galleria dello Scudo
Via Scudo di Francia 2, Verona (VR)
www.galleriadelloscudo.com
Sono Giovanni Crotti e sono nato nel giugno 1968 a Reggio Calabria per rinascere nel giugno 2014 a Piacenza, città dove vivo. Il mio reddito è garantito dalle consulenze digitali, per poi spenderlo in gran parte nell’arte e nelle lettere: sono stato e sono curatore di contenuti e organizzatore di eventi culturali per artisti, gallerie e spazi istituzionali, oltre che scrittore di recensioni di mostre, creativi di ogni epoca e libri.
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