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In conversazione con Alessandro Scillitani, ideato...

In conversazione con Alessandro Scillitani, ideatore e Direttore Artistico del Reggio Film Festival

Accadono grandi cose a Reggio Emilia: dal 26 ottobre all’1 novembre 2022 avrà luogo l’edizione numero 21 del Reggio Film Festival, incentrato sul tema dell’Identità. In programma cortometraggi da tutto il mondo ma anche lungometraggi d’autore, incontri e workshop, per indagare le identità di genere e culturali, religiose e animali, nella storia del cinema e delle arti.

Valeria Di Brisco: Chi ha dato il “la” al Festival?
Alessandro Scillitani: Ricordo molto bene come tutto è avvenuto. Io e Luca Pignatti (Amministrazione e curatore dei Rapporti con le Istituzioni del Festival), eravamo dei giovani filmmaker in erba, e all’epoca esisteva un Cineclub a Reggio Emilia che organizzava un piccolo concorso locale. Partecipammo, vincemmo e l’allora Presidente (è stata una cosa molto buffa) ci ha detto: “Siete stati bravissimi, vi regalo il Cineclub!”. Di fronte a questa scena veramente molto cinematografica, ci siamo chiesti: “Che facciamo… Proviamo?”. Non avevamo idea di cosa significasse, rendendoci però conto che c’era la possibilità di avere un pubblico che ci poteva seguire, abbiamo proposto all’Amministrazione Comunale di mettere in piedi un Festival nazionale. Arrivavano tantissime opere da Reggio Emilia: vi era un lavoro importante di territorialità e di confronto tra persone che si cimentavano nella realizzazione. Inizialmente non si è creato quel contatto importante che ci doveva essere, tra il pubblico e il Festival, ma poco dopo, tramite il passaparola e grazie anche a Internet, sono cominciate ad arrivare opere dall’Est. Oggi il Festival è internazionale, una vetrina da tutto il mondo che contiene qualche opera italiana: è proprio cambiato il paradigma della manifestazione.

Quest’anno il Festival diventa maggiorenne “per la seconda volta”.
Ci siamo resi conto di “avere” un maggiorenne che è cresciuto nel tempo e che ha una missione importante: preservare, archiviare, custodire una serie di opere grazie anche al lavoro di tanti volontari, perché ogni anno arrivano più di 2000 cortometraggi da ogni parte del mondo e sceglierne una manciata significa fare un grosso lavoro. Ciò che rimane diventa una gemma che metti a disposizione gratuitamente di una comunità, questa la leva che ci fa dire “Non dobbiamo mollare”. Anche perché la presenza dei giovani si fa sentire… Da diversi anni infatti, insieme al Comune di Reggio Emilia, apriamo il Festival con una call territoriale destinata a giovani creativi.

Quindi, per quanti ancora non lo conoscono, descriveresti il Reggio Film Festival come una “gemma”?
Sì. Così siamo definiti da molti filmmaker e case di produzione in tutto il mondo. Per loro c’è la possibilità di essere parte di una selezione attenta. Oggi, indiscutibilmente, siamo sempre più inondati dalle immagini, reperibili anche autonomamente (ad esempio su YouTube): il Festival cerca di essere una guida che riconduce dentro un percorso consapevole, con opere che magari affrontano anche tematiche importanti. Quest’anno il focus è l’identità ma il tema, che è comunque essenziale perché ci permette di donare un vestito specifico al Festival, rimane in parte libero: la call verso i filmmaker è aperta, si accolgono tutti i tipi di opere. Il pubblico può così godere del faticoso lavoro di qualcuno che, in maniera competente, ha guardato e selezionato tanto materiale.

La tua carriera artistica è intrisa dal mondo documentaristico (una bella sfida saper guardare il mondo sempre con occhi diversi). A chi guarda il tuo lavoro con curiosità che consigli daresti?
Non bisogna mai aver paura di inventare e osare. Inventare significa avere curiosità, essere pronti a intraprendere anche percorsi alternativi, inusuali. Abbiamo cortometraggi di autori che arrivano dall’Iran che, sfuggendo le imposizioni del regime del loro Paese, riescono a inviare via e-mail le loro opere. Per dare visibilità a un’opera bisogna farla partecipare ai Festival, organizzare uscite in sala, e infine commercializzarla come DVD. Il consiglio è quello di tenersi sempre pronti all’imprevisto, saperlo cogliere e cavalcarlo.

Il Festival presenta non solo cortometraggi che mescolano modi, tecniche e lingue molto diverse tra loro, ma al suo interno è presente una quantità di incontri, come appuntamenti musicali e presentazioni di libri. L’aspetto legato alle arti e all’ibridazione dei linguaggi, una delle caratteristiche dell’arte contemporanea, quindi è molto presente.
Questa contaminazione esiste dalla prima edizione, d’altronde il cinema è un’arte che contiene tutte le altre. Mi ha sempre attratto molto la multidisciplinarietà, il poter affrontare l’arte del racconto da varie angolazioni. Se ci pensiamo, il cortometraggio, come tipologia, è seducente: durata minima, presenta una provocazione che puoi anche commentare. Nella stessa serata puoi vedere più corti, affrontare più temi, punti di vista, presentare la realtà con gli sguardi di Paesi diversi. Il cinema è il cuore della manifestazione, ma la presenza delle altre arti è comunque essenziale.

Valeria Di Brisco

Info:

www.reggiofilmfestival.it/programma-2022/

Thomas Wood, Aly, 2022, courtesy Mireille Productions

Béla Baptiste, Anst, 2021, courtesy Jakob Widmann

Jamsine Trinca, Essere mia madre, 2021, courtesy Cinemaundici

Fabien Ara, Féeroce Fairyocious, 2019, courtesy Respiro productions

Giuliano e Irene Mazzanti, Movies, 2022, courtesy Giuliano e Irene Mazzanti


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