Condividere e coniugare la potenza esperienziale della sperimentazione artistica della performance art è la peculiarità che contraddistingue Flora Deborah, artista franco-israeliana che da anni si divide tra l’Europa e Tel Aviv. Tra la sconfinata diversità di materiali e tecniche, l’artista indaga e approfondisce le tematiche culturali, antropologiche e recondite dell’uomo in quanto tale, nei suoi atteggiamenti e nel rapporto coi suoi simili. “SEMI”, la sua nuova mostra curata da Sabino Maria Frassà, è una poetica della percezione, fondata sull’integrità e sulla realtà dell’Essere in ogni sua più disparata sfumatura, che toccherà tra il 9 maggio e il 30 ottobre 2022 lo spazio Gaggenau DesignElementi di Roma. La mostra propone un articolato percorso nello spazio-appartamento del brand tedesco di elettrodomestici di lusso, che si integrano con le opere dell’artista (video, sculture e quadri) a creare un raffinato cortocircuito, una storia nella storia.
A tal proposito, leggiamo quanto ha da raccontarci la giovane Flora circa l’appuntamento romano e i prossimi progetti.
Antonella Buttazzo: Come sei approdata all’arte e in che circostanza ha avuto la sua genesi “SEMI”?
Flora Deborah: Non penso ci sia un momento specifico nel quale abbia cominciato a fare arte, ho sempre disegnato, dipinto, fotografato, come tutti, da bambina e non ho mai smesso. Non posso immaginare la vita senza il “gioco”, il mettere le mani in pasta e il porsi interrogativi che spaziano dal come funzionano le cose, a quale sia il senso dell’esistere. Non che io riesca a trovare una risposta, ma penso che il farsi domande sia forse ciò che contraddistingue la ricerca artistica. L’avventura della mostra “SEMI” con il curatore Sabino Maria Frassà è iniziata nel 2016 quando fui finalista del premio Cramum con una serie di sculture in ceramica del calco dell’ombelico di mia madre e del mio, simboleggianti il legame fisico e spirituale che unisce ogni donna alle sue origini ancestrali. Da lì la nostra collaborazione ha continuato negli anni e il mio lavoro si è evoluto, ma ha sempre avuto come parte preponderante lo scambio tra individui, il mettersi nei panni altrui e il modificarsi a vicenda. Nello spazio Gaggenau DesignElementi di Roma ricostruisco questo percorso in quella che giustamente Sabino ha definito come una favola gotica-contemporanea, una tappa di un cammino.
Cosa attrae la tua attenzione negli spettatori e cosa invece influenza te e la tua ricerca artistica?
Ricordo che un mio professore anni addietro mi disse “I shape you and you shape me”: avevo appena cominciato una collezione di sassi inviatami dai miei famigliari, sassi che ho portato con me a “SEMI” e che crescono di numero grazie ai visitatori che portano con loro un sasso dal loro giardino, che viene da loro scelto, trasportato e tenuto in mano. I sassi vengono posati in un piatto inciso con una benedizione in Giudeo Spagnolo fatta da mia nonna contro il malocchio e al visitatore viene offerta una lingua di cioccolata, calco di quella dell’artista, in cambio. La storia dello spettatore diventa parte della mia, e la mia parte della loro, un eterno dialogo che ci nutre l’uno dell’altro.
Quale approccio hai con la materia e a quali aspetti contenutistici e concettuali associ le tue performances?
I materiali hanno vita propria, io cerco di modificarli, scaldarli, piegarli, scioglierli, ma anche lì fondamentalmente c’è un dialogo. A quale temperatura l’oro liquido color rosso fuoco diventa solido e dall’aspetto che associamo noi all’oro? L’alchimia è atto fisico trasformazionale, ma anche lirico di alterazione dell’anima. Il progetto detta il materiale da utilizzare, ma il materiale risponde.
Ti va di raccontarci i tuoi prossimi progetti?
Attualmente sono artista in residenza al CCA di Tel Aviv come parte del gruppo GINO per “Tights: Dance & Thought Shelter for Calibrating Frequencies”, mentre a fine maggio avrò una performance seguita da una pubblicazione collettiva dei membri del gruppo che uscirà a luglio. Il progetto è sperimentale in quanto non vi sarà documentazione fotografica, ma solo una traccia fatta di parole e disegni realizzati dal “pubblico”. Sto anche lavorando a un libro, questa volta personale, che descrive tramite testi e disegni i sogni e allucinazioni che ho avuto durante i primi mesi della pandemia, mentre ero bloccata a letto con la malattia di Lyme. Il batterio in questione riesce a passare la barriera con il cervello andando così a creare incubi e immagini molto vivide, da lì è nata una serie di disegni a pastello (su cui lavoro tutt’ora) e che sarà parte della pubblicazione.
Info:
Flora Deborah. ‘’SEMI’’
a cura di Sabino Maria Frassà
Promossa da Gaggenau, Cramum, DesignElementi
dal 9/05/2022 al 31/10/2022
Orari: dal lunedì al venerdì ore 10:30 – 13:00 / 15:30 – 19:00
Gaggenau DesignElementi
Lungotevere de’ Cenci 4, Roma
E-mail: gaggenau.roma@designelementi.it
+39 06 39743229, +39 371 1733120
Flora Deborah. ‘’SEMI’’, installation view at Gaggenau DesignElementi Roma ©Francesca Piovesan, courtesy l’artista, Cramum, Gaggenau
Flora Deborah, Le coppe Erranti, 2022 ©Francesca Piovesan, courtesy l’artista, Cramum, Gaggenau
Flora Deborah durante la performance “SEMI” al Gaggenau DesignElementi di Roma ©Francesca Piovesan, courtesy l’artista, Cramum, Gaggenau
Dopo aver conseguito la maturità linguistica, ha proseguito gli studi laureandosi in Storia dell’Arte presso l’Università del Salento, con una tesi bilingue sui Preraffaelliti. Da allora, contribuisce attivamente come articolista e collaboratrice con blog nazionali e con riviste e programmi TV locali.
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