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In conversazione con Giulia Nelli, vincitrice del Premio Cramum 2022

Giulia Nelli (Legnano, 1992) è la vincitrice della nona edizione del Premio Cramum, indetto dall’omonima associazione italiana non profit impegnata nel sostegno dell’arte emergente. Il Premio mira a seguire e supportare la carriera degli artisti vincitori concedendo loro la possibilità di accedere a un interessante percorso di mostre e pubblicazioni, che si conclude con una personale al Museo Francesco Messina di Milano. Giulia Nelli è la terza donna a vincere il Premio Cramum dopo Francesca Piovesan (2015) e Giulia Manfredi (2017). La proclamazione del 2022 è avvenuta il 9 settembre presso il Mercato Centrale di Milano, dove è stata allestita la mostra con le opere finaliste, intitolata LA CADUTA. Nelli ha vinto il primo premio con il suo lavoro Madre terra, 2019, grazie, secondo le parole del direttore e curatore del Premio Sabino Maria Frassà, alla sua poetica che intreccia tutti i legami che vanno a costruire l’identità di una persona e che poi si sviluppano nelle relazioni che questa costruisce con l’ambiente e i soggetti della comunità di riferimento.

Abbiamo dunque avuto il piacere di fare due chiacchiere con la vincitrice.

Anita Fonsati: Il lavoro Madre terra fa parte nel tuo progetto Humus che mette in luce i rapporti che intercorrono tra l’umano e il gigantismo industriale, agricolo e urbano. Come pensi si possa risolvere questa mancanza di cura nei confronti del nostro habitat e come possono mutare le poche e spesso inefficienti soluzioni trovate a riguardo?
Giulia Nelli: Sicuramente l’attuale crisi energetica ha complicato e rallentato il percorso verso soluzioni di sfruttamento del suolo più rispettose dell’ambiente. Ciò accade nonostante i danni causati dai cambiamenti climatici, ormai irreversibili, siano sotto gli occhi di tutti. Penso sia importante continuare con la ricerca, la riduzione dei consumi e soprattutto l’attenzione alla generazione e all’abbandono dei rifiuti. Mi rattrista vedere che continuino a essere lasciati in giro, negli edifici, così come per strada o nel verde, bottiglie, fazzoletti e rifiuti personali in generale. È così difficile prestare attenzione a ciò che è altro da noi? Al domani di ognuno? Forse bisogna insistere sull’educazione di ogni singolo individuo al rispetto reciproco e al rispetto dell’ambiente e degli spazi comuni.

Nei legami che intercorrono tra un individuo e il suo ambiente vi sono anche tantissimi intrecci spesso invisibili o poco considerati, ad esempio i rapporti che intercorrono tra gli esseri umani e quelli non-umani, come i batteri, o addirittura i virus. I tuoi Legàmi-Légami prendono in considerazione anche questi enti? Percepisci mai i tuoi lavori come una rete di rapporti in cui l’umano non è presente?
No, non ancora. Nei miei lavori ho utilizzato la metafora del sottosuolo in quanto mi ha molto colpito la cooperazione e il giusto equilibrio che regola i rapporti tra gli esseri che lo abitano, a livello di comunicazione, il Wood Wide Web, ma anche di utilizzo delle risorse del Pianeta. L’idea di portare in primo piano ciò che sta sotto di noi mi ha consentito di esaltare l’importanza dei valori profondi che sostengono una comunità e che la rendono forte e resiliente, pertanto il mio lavoro invita alla costruzione di legami saldi e forti.

Per far emergere la tua poetica adotti come materiale prediletto i collant, in quanto con le loro smagliature permettono di creare dei chiaro scuri molto esemplificativi del pensiero che si cela dietro. Vorresti parlarmi di come si struttura il tuo lavoro dal punto di vista formale, tramite lo strappo o il taglio e il successivo intreccio: queste azioni come si relazionano, in maniera più ampia, con la tua visione?
Fin da subito mi ha affascinato la duttilità del materiale dei collant, che mi consente di esaltare il ruolo del gesto e della manualità: nelle mie opere a parete il tessuto viene smembrato e ricondotto all’elemento basilare, il filo, che viene lavorato per costruire nuovi equilibri e armonie, quasi non più identificabili con la materia originaria. Ci tengo a sottolineare che la smagliatura non è casuale, ma deriva da un forte controllo che devo esercitare sul gesto in modo da strappare solo fin dove è necessario per la realizzazione delle forme volute. Le opere vincitrici della nona edizione del Premio Cramum, ad esempio, nascono dallo studio di un modo innovativo di intendere la tecnica tessile dell’arazzo contemporaneo, nel quale la trama è ancora dominante ma l’ordito resta visibile e assume un proprio ruolo all’interno del disegno. Tali intrecci restano immobilizzati secondo una partitura stabilita grazie all’ordito, fissato sull’intelaiatura dell’opera stessa. Nelle installazioni, invece, il lavoro è più materico in quanto utilizzo pezzi di collant lasciati integri e assemblati in modo da creare nello spazio un gioco di trasparenze, dato dall’accostamento di collant di spesosori differenti. In effetti, il tipo di gestualità necessaria per realizzare le mie opere, così come l’utilizzo quasi esclusivo del colore nero sono strettamente connessi con il significato concettuale delle opere: la rottura del materiale simboleggia la drammaticità dei legami spezzati, le fratture. Il gioco di pieni e di vuoti richiama la sensazione di isolamento che spesso ci accompagna, mentre il gesto di riannodare è la metafora del continuo tentativo dell’individuo di superare tale sensazione costruendo nuove relazioni, più o meno solide e vere.

Ora che hai vinto il Premio Cramum hai in mente qualche progetto sul quale investire nell’immediato le tue energie?
L’autunno sarà per me un periodo molto impegnato. Sto terminando una Residenza d’Artista bimestrale presso Villa Greppi e avrò la presentazione dei lavori realizzati in residenza il 2 ottobre, a cura di Simona Bartolena. Inoltre, sto lavorando a un’installazione site specific per una mostra collettiva, che inaugurerà il 9 ottobre presso il Museo del Tessile di Busto Arsizio (VA), a cura di Barbara Pavan, mentre a novembre realizzerò un’altra installazione site specific presso lo spazio Cosmo, a Roma, nell’ambito di una mostra curata da Camilla Boemio. Il prossimo anno, grazie alla grande occasione data dalla vincita del Premio Cramum, esporrò presso il Museo Francesco Messina di Milano con la curatela di Sabino Maria Frassà.

Anita Fonsati

Info:

www.amanutricresci.com/cramum

www.nelligiulia.com

Giulia Nelli, Madre terra, 2019. Courtesy l’artista e Premio Cramum

Giulia Nelli, La vita sotto, 2022, in WE ARE THE FLOOD – Mostra Liquida #2, MUSE, Trento, 2022. Courtesy l’artista e MUSE

Giulia Nelli, Terra nera, 2022, in LA CADUTA, Mercato Centrale, Milano, 2022. Courtesy l’artista e Premio Cramum

Giulia Nelli, Vite sospese, 2022. Courtesy l’artista


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