La luce: questo è l’imperativo delle opere dell’artista Tina Sgrò. Scorci affascinati, costruiti da pennellate essenziali e da tinte pure che modulano, con estrema maestria, reali ambientazioni. Tuttavia, quello che più colpisce, non è l’impianto disegnativo, ma la capacità di svelare e trasmettere al fruitore una molteplicità di emozioni contrastanti e di domande, che consentono una riflessione personale, ma che inevitabilmente riconducono all’artista. L’intento illustrativo risulta marginale ed entrando in queste opere, perché è così che ci si sente, si intraprende un viaggio introspettivo dove anche i più piccoli dettagli operano e sono voce del racconto. Le ambientazioni svelano e accolgono, ma al medesimo tempo risultano come inafferrabili e intrise da un alone di irrisolto, di celato. L’artista, nata a Reggio Calabria, è vincitrice e finalista di numerosi premi. Il suo percorso, fin dagli esordi, è contrassegnato da numerosi riconoscimenti, partecipazioni e mostre collettive e personali.
Per Juliet Art Magazine ha risposto ad alcune domande!
Claudia Pansera: La sua cifra espressiva è evidente e le sue opere, seppur differenti e capaci di raccontare molteplici storie, sono riconoscibili. Come è arrivata a questo tipo di ricerca espressiva?
Tina Sgrò: Ho da sempre posato lo sguardo sulla non riconoscibilità degli oggetti. O sugli ambienti sfuggenti che chiedevano attenzione. Inizialmente ho guardato molto alla fotografia mossa in bianco e nero. Mi piaceva soffermarmi dove non capivo.
Osservando le sue opere sembra che lei voglia creare un dialogo con il fruitore. È come se volesse svelare qualcosa a cui è intimamente legata e regalare una parte di sé. Con queste sue riflessioni che cosa vuole raccontare?
Naturalmente la partecipazione del fruitore è molto importante. Deve vedere ciò che lui è in grado di cogliere. I miei racconti rivelano i miei punti di vista, senza veli. In pittura sono molto onesta e sicuramente non posso non essere me stessa. Le mie visioni sono sfuggenti e rapide: non mi posso soffermare, devo cercare sempre qualcosa che non è visibile agli occhi ma che è intuibile attraverso una struttura narrativa che diventa graffito, colatura, gesto indomabile. Da qui la dimensione della presenza/assenza che è il fulcro dei miei dipinti.
La sua riconoscibilità non elude la sua formazione tecnica: quanto conta questo aspetto nel suo percorso? Secondo lei, si può essere artisti riconoscibili anche senza aver frequentato le Accademie d’Arte?
La tecnica è molto importante. Ma è un tramite. Sono veloce nel mio sguardo, sono veloce nel trasmettere cromaticamente questa sfuggevole dimensione. La rivelazione dell’attimo è fondamentale. La pittura gestuale è molto complicata: rivela una perfetta conoscenza della realtà. È necessaria una lunga osservazione delle regole anche sociali che formano il divenire della nostra vita. L’accademia è una realtà lontana: ho avuto un’esperienza pessima.
Le donne hanno sempre avuto un ruolo marginale nel mondo dell’arte. Oggi per le artiste che cosa è cambiato? Quanto nella sua carriera, ha influito e influisce il suo genere?
Le donne hanno dovuto da sempre lottare per una “normalità”. L’educazione cattolica, schiacciante e misogina per eccellenza, ha limitato molto la loro vita, conducendole a una dimensione di frustrazione e miseria emozionale. Artemisia ha lottato per tutte noi. La sua indolenza intelligente, il suo mestiere più forte di tutto comunque l’ha condotta alla storia. Certo, sono esempi rari. Personalmente ricordo che una volta qualcuno mi disse: “Guardando le tue opere credevo che fosse un uomo a dipingerle”. Onestamente non mi sono applicata molto alla risposta: ho creduto di togliere tempo alla pittura… Per cui sorridendo mi sono allontanata. Nella mia carriera nessun limite per il mio essere donna: purtroppo molte donne offrono bellezze esteriori e carne disponibile, ma per chi ha sostanza e progettualità non ci sono discriminazioni di nessun tipo. E si lavora benissimo.
Negli ultimi mesi ha esposto in diverse gallerie e in un museo importante come il Mart di Rovereto, per il futuro che impegni prevede la sua agenda?
La mostra al Mart è stata un’occasione stupenda di collaborazione e confronto. Sono stata benissimo, in quell’atmosfera prestigiosa. Per il 2022 tanti progetti: Milano, Torino, Monza in prima linea. Poi la partecipazione ad alcuni concorsi di pittura. Sempre una bella vetrina per far conoscere il proprio percorso artistico/professionale.
Info:
Tina Sgrò, Intimità, 2021. Acrilico su tela, 100 x 120 cm. Courtesy l’artista
Tina Sgrò, Luce, 2017. Acrilico su tela, 85 x 110 cm. Courtesy l’artista
Tina Sgrò, Poltroncina, 2021. Acrilico su tela, 120 x 100 cm. Courtesy l’artista
Nata a Reggio Calabria nel 1998. A Roma consegue la laurea in Studi-Storico artistici con una tesi sperimentale sull’artista Nik Spatari. Ha scritto per alcuni magazine ed è attualmente studentessa del corso di laurea magistrale in Storia dell’Arte. Apprezza l’arte in ogni declinazione e ama raccontarla.
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