A Rovigo e nelle zone limitrofe da un decennio la Street art colora e decora pareti, palazzi e scuole grazie a un programma di iniziative rivolte alla comunità promosso da DeltArte. Per saperne di più abbiamo chiacchierato con Melania Ruggini, l’anima di questo progetto urbano diffuso.
Francesco Liggieri: Volevo fare capire chi sei, ma non volevo riassumerlo io, vorrei che lo facessi tu descrivendoti con il titolo di un’opera d’arte.
Melania Ruggini: Mi piace identificarmi con le donne che hanno lasciato un segno, quelle a cui non è stato mai regalato nulla, che hanno sempre combattuto con coraggio e determinazione per portare avanti le loro idee. Le donne anticonformiste, non stereotipate, immortali. Ammiro il carisma di Marina Abramović, la passione bruciante di Frida Kahlo, il coraggio di Artemisia Gentileschi, il potere camaleontico di Cindy Sherman, lo stile unico della Venere moderna, Tamara de Lempicka.
DeltArte è il festival di street art che hai fondato e che curi dal 2012 a Rovigo, puoi raccontarci brevemente di cosa si tratta e a quale esigenza risponde?
DeltArte nasce ufficialmente nel 2012 quale festival annuale itinerante d’arte pubblica per valorizzare il territorio di riferimento, il Delta del Po. La gestazione parte molto prima ed è preceduta da una serie di studi combinati del territorio da parte di artisti e creativi e il confronto aperto con la popolazione locale, tramite interviste, workshop, incontri pubblici. A partire dalla sua genesi, DeltArte promuove i valori dell’arte pubblica e urbana focalizzando l’attenzione sulla funzione sociale dell’arte secondo una specifica modalità di presentazione e fruizione dell’opera, che entra nel tessuto sociale e nel territorio in maniera armonica ed è pensata per la comunità e spesso con la comunità. Ad ogni edizione gli artisti selezionati sono invitati a confrontarsi su una tematica comune attraverso la modalità della residenza. Abbiamo realizzato con questa modalità oltre ottanta opere di arte urbana, che compongono il nostro museo diffuso, nelle province di Rovigo, Padova, Treviso e Ferrara, grazie ad artisti di fama nazionale e internazionale come Tellas, Hitnes, Lucamaleonte, Peeta, DEM, Alice Pasquini, Alessandra Carloni, Rame 13, Kikiskipi, Banco Ittico, Luogo Comune, tra i tanti. In questi anni di intensa attività, le nostre iniziative hanno abbracciato il mondo della scuola, di ogni ordine e grado, attraverso “Artisti per un giorno”, laboratori didattici per la creazione di opere collettive inserite nella propria città. In questo modo i ragazzi sono educati al senso civico e all’arte urbana fin dalla tenera età.
Quanto è importante per te, in qualità di curatrice, realizzare progetti sul territorio?
È fondamentale, dato che lo scopo principale di DeltArte è la divulgazione e la valorizzazione di un territorio ancora poco conosciuto, ricco di tradizioni, leggende, possibilità. Un luogo in cui, secondo l’immaginario collettivo, l’uomo ha cercato, dalla notte dei tempi, di contrastare il processo naturale di costruzione del territorio, dei limiti spazio-temporali della stessa vita. Il festival intende essere un veicolo attivo del genius loci del Delta del Po, con la responsabilità di mantenere questo delicato e indispensabile equilibrio caratterizzato dal carattere selvaggio del paesaggio, al fine di valorizzarlo e tutelarlo, facendolo amare ai visitatori. È con grande rispetto e amore per i luoghi che il nostro festival opera. Nei luoghi prescelti si possono riscontrare talune caratteristiche proprie al museo diffuso, a partire dalla variabilità dei confini, dalla pluralità territoriale degli itinerari, dal rapporto simbiotico tra la comunità e le sue radici, dalla ricchezza della storia. Secondo questa linea di pensiero, anche l’arte contemporanea può uscire dai propri confini intesi come luoghi deputati alla fruizione e contemplazione (quali musei, gallerie) inserendosi in un territorio dai confini mobili, secondo un preciso intento: indurre lo spettatore a un confronto fisico, mentale, emozionale, percettivo con l’ambiente.
Molti addetti ai lavori e curiosi si chiedono che senso abbia esporre opere di street art nelle gallerie d’arte, nelle fiere e nei musei, in etc. Tu che ne pensi?
Penso che siano fuori luogo, che diventino altro e quindi non siano più arte urbana e pubblica. Quando Blu ha cancellato i suoi lavori per protesta, contro la loro musealizzazione, tifavo per lui. Un gesto forte e coerente, che solo lui poteva compiere. Non comprendo certe logiche di mercato, anche se capisco che un artista molto spesso ha bisogno delle gallerie per vendere, dati i costi spesso bassi per un’opera di arte urbana. E ha bisogno dei musei per consolidare la propria carriera. Sono scelte che rispetto. Tuttavia, personalmente, certe logiche di mercato non le condivido.
La rigenerazione urbana con l’ausilio dell’arte può essere una delle soluzioni per risolvere le problematiche sociali di alcuni territori?
Sicuramente l’arte urbana accende i riflettori su certi quartieri degradati e malfamati e può diventare un’occasione per occuparsi di certi contesti marginali o problematici. Ovviamente da sola non basta, se non è seguita da una politica attenta ai problemi dei cittadini e dal senso civico degli stessi. L’arte urbana da sola non può concorrere al miglioramento della vita dei residenti. Un quartiere dormitorio, caratterizzato da appartamenti opprimenti e insalubri e dall’assenza di servizi e luoghi di aggregazione, non migliora miracolosamente grazie alla bravura di un artista. Quindi è fondamentale creare una rete capillare nel contesto, al di là delle pitture murali. Ad esempio il nostro festival collabora con le associazioni di quartiere per creare delle occasioni di aggregazione, doposcuola, laboratori per ragazzi e adulti. Stessa cosa nelle scuole in cui operiamo.
Info:
Melania Ruggini presso il murales La dama del futuro di Rame 13, Rosolina (RO), ph. credits Michele Mattiello, courtesy DeltArte
C0110, Ho vegliato su di te, Loreo (RO), ph. credits Michele Mattiello, courtesy DeltArte
Tellas, Ways of Water presso CADF di Codigoro (FE), courtesy DeltArte
Manuela Merlo, Le tre età, Adria, ph. credits Michele Mattiello, ph. credits Michele Mattiello, courtesy DeltArte
Kikiskipi, murales a Cista di Rovigo, courtesy DeltArte
Artista e curatore indipendente. Fondatore di No Title Gallery nel 2011. Osservo, studio, faccio domande, mi informo e vivo nell’arte contemporanea, vero e proprio stimolo per le mie ricerche.
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