A fine settembre si è conclusa, alla Fabbrica delle candele di Forlì, la IX edizione di Ibrida – Festival Internazionale delle Arti Intermediali, rassegna di punta dedicata all’audiovisivo sperimentale che deve la sua reputazione internazionale, oltre al fatto di essere al centro di una fitta rete di manifestazioni analoghe in tutta Europa, alla call annuale che sollecita, tramite un’apposita sezione, la partecipazione di artisti provenienti da tutto il mondo. Tra le centinaia di proposte pervenute da videoartisti più o meno noti, la direzione ha selezionato sessantacinque video, tutti partecipanti alla competizione, che sono stati proiettati in loop su grandi schermi durante le tre serate del festival. La giuria, composta da Kika Nicolela, Hernando Urrutia e Veronica D’Auria, ha decretato le opere vincitrici del Premio Internazionale Forlì Ibrida Festival Prize e del Premio per la Videoarte Italiana, che saranno acquisite dalla prestigiosa collezione internazionale del mecenate brasiliano Alfredo Hertzog. Il Premio per la Videoarte Italiana è andato a “Binary Blues” di Francesca Fini, contemporaneamente protagonista della mostra “BODY (S)CUL(P)TURE” negli spazi della Fondazione Dino Zoli di Forlì, visitabile fino al 13 ottobre 2024.
Il Premio internazionale, invece, è stato assegnato a “Metamorphose” (2024) del giapponese Yoshihisa Kitamura con la motivazione di «aver trasformato un evento semplice, ma fortemente metaforico, in uno spettacolo audiovisivo ispiratore. L’elemento acquatico, nella sua trasformazione, diventa emblematico della metamorfosi naturale e pone l’attenzione su processi e cambiamenti fondamentali per la vita. L’affascinante fenomeno si arricchisce dei colori delle luci che permeano la materia e dell’uso creativo del suono, con precisione tecnica ed estetica». Il video, della durata di 2 minuti e 45 secondi, è stato realizzato come progetto di laurea alla Seian University of Art and Design a Ōtsu (Giappone) e mostra il lento scioglimento di alcuni blocchi di ghiaccio in una soffusa luce violacea che rende ancora più suggestiva la sorprendente trasformazione della materia dallo stato solido a liquido. Lo sguardo ravvicinato dell’artista fa convergere macro e micro universo in un coinvolgente paesaggio mentale, in cui l’attendibilità dell’esperienza scientifica trapassa senza discontinuità in un’ipotesi di pratica meditativa bio-esistenzialista. Incuriositi da quest’originale commistione e dal giovanissimo talento già così sfaccettato, abbiamo deciso di rivolgere qualche domanda a Yoshihisa Kitamura.
Emanuela Zanon: Come nasce l’idea di “Metamorphose” e come si è sviluppata durante il processo di realizzazione?
Yoshihisa Kitamura: Sono entrato alla Seian University of Art and Design, Media Design Department, Film and Video Course nella Prefettura di Shiga nel 2020, dove ho studiato cinema. Nel 2022, per un laboratorio di quattro mesi di realizzazione di documentari, avevo scelto il processo di scioglimento del ghiaccio come soggetto per apprendere l’importanza dell’osservazione come base per l’espressione. Quando ho guardato attraverso una lente ravvicinata il ghiaccio che ero abituato a vedere ogni giorno, ho scoperto cambiamenti a me prima sconosciuti. Tuttavia, il lavoro finito si limitava alla registrazione di un esperimento, senza qualità espressive. Nel mio quarto anno di università, quando pianificavo il mio progetto di laurea, ho deciso di realizzare una versione migliorata del lavoro sul ghiaccio. Per renderlo un’espressione piuttosto che una registrazione, ho filmato i cambiamenti nel ghiaccio da diverse posizioni. Ho anche migliorato l’illuminazione per mostrare chiaramente la consistenza e il volume del ghiaccio. Ho trascorso nove mesi a riprendere questi passaggi, procedendo per tentativi ed errori. Alla fine ho selezionato 34 scatti di alta qualità tra i circa 200 che avevo in archivio.
Il delicato equilibrio tra documentazione scientifica e connotazione poetica che rende così speciale questo video era progettato a tavolino oppure è stato un risultato inaspettato?
Non l’avevo pianificato. Tuttavia, in quest’opera ho cercato di esprimere la bellezza del ghiaccio che si scioglie, che di solito non notiamo con un’osservazione superficiale. Penso che l’impressione poetica di quest’opera provenga dal suo concetto.
Quale tecnologia è stata utilizzata per creare le immagini e i suoni?
Registrando il video tramite una lente ravvicinata, ho scoperto bolle d’aria e rifrazione della luce come fenomeni che di solito passano inosservati. Utilizzando un software di editing per riprodurre questi fenomeni a una velocità venti volte superiore, ho realizzato video impressionanti che si muovono rapidamente come creature viventi. Inoltre, sono stato in grado di scoprire ulteriori micro-accadimenti perché il software di editing poteva ingrandire digitalmente il materiale ripreso ad alta risoluzione in 4K. Ho potuto scoprire un mondo sconosciuto attraverso gli occhi di una macchina tramite la tecnologia digitale. Se non fosse stato per questa tecnologia, non sarebbe stato possibile. Ho proiettato la luce da sotto il ghiaccio, posizionato in una custodia trasparente per catturare il ghiaccio attraverso la rifrazione della luce, in modo da enfatizzarne la consistenza. Ho anche utilizzato luci di diversi colori, rosso e blu, posizionate sui lati sinistro e destro per creare un effetto tridimensionale e una separazione di colore tra i due lati del blocco di ghiaccio. Utilizzando questi colori, sono stato in grado di catturare i modelli di luce causati dalla rifrazione senza nasconderli sullo sfondo. Ho anche creato un supporto metallico per cambiare l’angolazione dell’oggetto in modo da ottenere un migliore angolo di visione. Per il suono, ho utilizzato effetti sonori già pronti, non i suoni realistici del ghiaccio che si scioglie. Non sono solo effetti sonori correlati al ghiaccio e all’acqua, ma anche di altra natura, come cadute di massi e crolli di edifici. Questa colonna sonora ha creato un’atmosfera irrealistica, ma fedele alla realtà della mia esperienza mentale.
Quale direzione prenderà in futuro la tua ricerca artistica dal punto di vista estetico e tematico?
È importante far emergere la bellezza sconosciuta nella vita di tutti i giorni. Voglio scoprire e condividere sorprese e bellezza a partire da eventi e motivi ordinari, che di solito ignoriamo o consideriamo privi di valore. Penso che ci siano ancora fenomeni inesplorati, bellissimi, ‘’pepite d’oro‘’ sepolte nello scioglimento dei ghiacci e vorrei continuare la mia ricerca in questa esplorazione.
Info:
Laureata in storia dell’arte al DAMS di Bologna, città dove ha continuato a vivere e lavorare, si specializza a Siena con Enrico Crispolti. Curiosa e attenta al divenire della contemporaneità, crede nel potere dell’arte di rendere più interessante la vita e ama esplorarne le ultime tendenze attraverso il dialogo con artisti, curatori e galleristi. Considera la scrittura una forma di ragionamento e analisi che ricostruisce il collegamento tra il percorso creativo dell’artista e il contesto che lo circonda.
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