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In dialogo con Eleonora Rinaldi, vincitrice della ...

In dialogo con Eleonora Rinaldi, vincitrice della residenza artistica di We Art Open 2023

Eleonora Rinaldi è una giovane artista con all’attivo una serie di progetti interessanti e una storia davvero brillante. Ho avuto il piacere di incontrarla in occasione della presentazione del progetto: MOP non unopen studio, dove per un’unica data, il 12 maggio 2023 presso SV San Vidal a Venezia, mostrerà le opere che ha realizzato nel mese e mezzo di residenza vinta in seguito al bando We Art Open 2023.

Foto ritratto di Eleonora Rinaldi, photo Marcello Sponza, courtesy l’artista

Francesco Liggieri: Se tu dovessi presentarti a chi non ti conosce con un’opera d’arte, quale sceglieresti e perché?
Eleonora Rinaldi: Se si trattasse di indicare un’opera letteraria sceglierei La signora Dalloway” di Virginia Woolf, oppure Il signore delle mosche” di William Golding o Sogno di una notte di mezza estate” di William Shakespeare. Non credo di poter scegliere un’opera pittorica, su questo punto le influenze sono troppe e se dicessi un nome oggi, domani avrei già cambiato idea. Quindi mi descriverò attraverso un brano musicale: Good Bait” di Nina Simone, dall’album Little girl blue” del 1959, e un album: Just Piano” di FKJ del 2021. Ma senza dare spiegazioni.

Eleonora Rinaldi, 12 vite fa, una notte, olio su tela, 200 x 180 cm, 2022, courtesy l’artista

Qual è a tuo avviso l’attuale stato di salute dell’arte contemporanea?
L’arte contemporanea rispecchia perfettamente il mondo in cui viviamo oggi: un’infinita possibilità di scelta, disorientante e labirintica. Avendo ormai abbandonato qualsiasi cardine, in una realtà che forse non è mai stata in così rapido cambiamento, c’è tutto. Più che mai sta al singolo individuo scegliere e cercare di farlo consapevolmente: quest’aderenza al sé è importante soprattutto per gli artisti, affinché siano in grado di portare avanti una ricerca schietta e sincera. In una società in cui siamo sovrastati dagli stimoli visivi è difficile fare pittura, eppure rimane una necessità, qualcosa di cui abbiamo primordialmente sete. Comunque penso che l’arte contemporanea stia benissimo, è un grande parco giochi pieno di possibilità.

Eleonora Rinaldi, Cacciatrice volante, olio su tela, 50 x 40 cm, 2022, courtesy l’artista

Come nasce in genere una tua opera?
Parto dalle fotografie, le ritaglio da enciclopedie, libri, riviste oppure le trovo su internet e le stampo. Le tengo tutte insieme e quando voglio disegnare le spargo sul pavimento, ne scelgo alcune e le metto in dialogo: quando sento che un certo accostamento funziona, con il disegno fondo insieme le immagini. Il disegno è una fase fondamentale per me: il passaggio dall’immagine mentale del primo stadio, con il lavoro sulle fotografie, in questo secondo passaggio prende una forma che già chiama la pittura. Gli spazi bianchi dei disegni sono potenziali, nel senso che solo con la pittura si riveleranno in texture che il disegno ancora non conosce. Il disegno per me ricopre un fondamentale ruolo di riferimento, è una guida molto utile durante la più complessa e articolata fase pittorica. Quando inizio a dipingere, la macro-questione è quella del colore: immagino cromaticamente un quadro già dal disegno, so che colori userò o perlomeno quali saranno le tonalità, e questo è il punto di partenza. Dipingendo poi le cose cambiano sempre molto: di base i colori che ho scelto rimangono, ma tutto si trasforma nella magia dell’imprevisto e il quadro in un certo senso decide da sé che aspetto assumere. Amo lasciarmi trasportare dall’evoluzione di un dipinto, è la parte più bella del lavoro. Scoprire man mano l’identità che assume e le storie che racconta, arrendermi al fatto che sarà sempre qualcosa di diverso da quello che mi ero immaginata.

Eleonora Rinaldi, Codine di sesamo, olio su tela, 120 x 100 cm, 2023, courtesy l’artista

Come artista quale pensi sia il tuo dovere nei confronti della società?
Più che un dovere io penso di avere un ruolo, come tutti, e questo ruolo nel mio caso è definito da quello che faccio: dipingendo dico qualcosa, inevitabilmente, che può essere ascoltato oppure no, ma indipendentemente da questo, c’è. Penso di essere una persona molto sensibile, che esiste e vive come le altre nella confusione della nostra epoca, in questa strana realtà che tutti condividiamo. Una realtà carica, che spesso sembra sul punto di esplodere e dalla quale io ho bisogno di ricavare piccoli riquadri di storie che in qualche maniera bastino a sé stessi. Io spero che altre persone vedano nei miei quadri qualcosa in cui si riconoscono o qualcosa che muova in loro sensazioni non per forza riconoscibili; spero di dipingere quadri che parlino di cosa vuol dire esistere nel nostro tempo, non con la presunzione di conoscere qualcosa di particolare, ma con la placida consapevolezza di sapermi parte di questo periodo.

Eleonora Rinaldi, Mezz’ora dopo, olio su tela, 160 x 120 cm, 2023, courtesy l’artista

David Hockney spesso nelle sue interviste ricorda che la pittura non morirà mai, tu cosa ne pensi?
Penso e spero che abbia ragione. C’è qualcosa nella pittura che, nonostante lo sviluppo tecnologico, sopravvive, non si sa perché: forse uno dei motivi è il fatto che quando da osservatori ci troviamo davanti a un quadro non possiamo prescindere dal trovarci di fronte alla superficie che qualcun altro ha toccato, su cui ha lavorato per ore, per giorni. Qualcosa che porta su di sé tracce di un’altra persona. Ci dobbiamo avvicinare e allontanare, ci chiediamo come una certa zona possa essere stata realizzata, con quale strumento: è un dialogo attivo, non passivo. Ci si trova in conversazione con qualcosa che non è solo un oggetto, ma una presenza nella stanza.

Info:

www.instagram.com/eleonora___rinaldi


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