Nel 1993, Achille Bonito Oliva presentava la pittura contemporanea cinese con “Passage to Orient” alla 45esima Biennale di Venezia. Vent’anni più tardi, nel 2013, il critico Lu Peng e il curatore Paolo De Grandis inauguravano “Passage to History” per celebrare il ventennale della partecipazione cinese alla Biennale. Ora, il terzo capitolo di questa importante narrazione sulla storia dell’arte cinese si svela con “Global Painting: La Nuova Pittura Cinese”. Fino al 14 aprile 2024, le sale del Mart di Rovereto ospitano la prima tappa di questo ambizioso progetto internazionale. Le opere di ventiquattro pittori, nati tra il 1980 e il 1995, riflettono le tendenze artistiche della Cina contemporanea lette attraverso la lente della globalizzazione e interpretate a partire dalla categoria critica e concettuale della “Nuova Pittura Cinese”. A distanza di dieci anni, Lu Peng e Paolo De Grandis tornano in scena come binomio curatoriale d’eccellenza, per introdurre al grande pubblico una nuova generazione di artisti cinesi in un percorso espositivo che mette in dialogo opere per assonanze e contrasti, mappando la complessità e la pluralità della produzione pittorica contemporanea della Cina.
Giorgia Cestaro: A distanza di trent’anni da “Passage to Orient” (1993) e a dieci anni da “Passage to History” (2013), come risponderebbe, ora, alle domande che la prima rassegna artistica del 1993 aveva posto? Qual è il significato odierno di “Oriente” che tanto aveva fatto discutere in quell’occasione, come paradigma da contrapporre all’Occidente, in termini artistici?
Lu Peng: Per rispondere a questa domanda, ritengo fondamentale considerare il contesto storico. Nel 1993, la Cina stava ancora elaborando i tragici eventi di Piazza Tienanmen del 1989. Si viveva in uno stato di sconforto e di disorientamento in cui ci si chiedeva se la Cina si sarebbe più riaperta al mondo. Il cambiamento iniziò a delinearsi nel 1992, quando Deng Xiaoping, durante il suo viaggio nel sud del Paese, ribadì la volontà nazionale di orientare la Cina verso un’economia di mercato, attirando, così, l’attenzione mondiale sul Paese. A quel tempo, la cosiddetta questione “orientale” rappresentava un’istanza propriamente cinese, mentre il concetto di “globalizzazione” non era ancora diffuso, né compreso in Cina. “Passage to Orient”, con il termine Oriente così esplicitato nel titolo, ha riportato volutamente la Cina e le questioni cinesi nel mondo, per la prima volta dopo gli anni ‘80. Ciò che appariva importante al tempo non era tanto la contrapposizione tra Oriente e Occidente, bensì che l’arte orientale socialista iniziasse ad affacciarsi alle grandi rassegne occidentali e si aprisse ad un dialogo globalizzato.
Come e dove si pone la Nuova Pittura Cinese, rispetto a quelle che erano le posizioni del “New Wave Movement” del 1985, nei confronti della strategia culturale nazionale cinese?
Lu Peng: Ho coniato il termine “Nuova Pittura” per identificare l’arte pittorica cinese emersa a partire dai primi anni Novanta, caratterizzata dall’uso di diversi linguaggi figurativi e radicata in valori legati all’apertura e alla libertà. La vedo come un avanzamento rispetto al movimento della “New Wave” del 1985, che segnò la transizione dal modernismo all’arte contemporanea. Nonostante la strategia culturale nazionale cinese sia rimasta sostanzialmente invariata, la “Nuova Pittura” può essere considerata una conseguenza delle aperture verso l’economia di mercato. In tal senso, si configura come una risposta inserita nella storia dell’arte globale, piuttosto che essere una conseguenza delle strategie culturali ufficiali.
Quale ruolo occupa oggi l’arte cinese, in particolare la Nuova Pittura, nel panorama globale dell’arte contemporanea? Pensa che i paradigmi usati nella rassegna del 1993 di un Oriente che guarda all’Occidente, a distanza di trent’anni, possano essere posti in una relazione inversa o diversa?
Lu Peng: Trent’anni fa, i simboli cinesi nella pittura erano molto evidenti, risultato di una trasformazione di valori e di identità. Gli artisti contemporanei di allora si sono mostrati per la prima volta al mondo come una nuova generazione che si riconosceva in un nuovo linguaggio creato per posizionare la loro espressione creativa fuori dagli standard ufficiali del Paese. Il “simbolo cinese”, pertanto, divenne una prova d’identità e d’immagine in quel momento storico. Oggi, la situazione è radicalmente diversa: gli artisti cinesi non sono più chiamati ad affermare una propria identità, poiché sono già immersi nel panorama artistico globale. Con una conoscenza approfondita della storia dell’arte occidentale, essi desiderano partecipare liberamente alle dinamiche artistiche globali, facendo scelte autonome riguardo a materiali e linguaggi, posizionandosi come individui singoli nel contesto artistico contemporaneo.
Paolo de Grandis: Sicuramente ciò che emerge della Nuova Pittura Cinese è una perizia tecnica che difficilmente trova una controparte così vigorosa in Occidente. D’altro canto, in quasi tutti gli artisti in mostra, ci sono riferimenti alla storia dell’arte occidentale e in alcuni casi la citazione viene rovesciata a favore di una visione dell’opera più approfondita, che non prevende solamente una contemplazione stilistica. Si tratta di opere singolari che trasmettono un’immediata familiarità di derivazione occidentale, ma che restituiscono sempre una cifra legata profondamente alla Cina.
Rispetto alla rassegna del 2013, quali sono gli esiti portati da “Global Painting. La Nuova Pittura Cinese”, sulla riflessione circa un ritrovato individualismo espressivo da parte degli artisti cinesi?
Paolo de Grandis: Con la mostra “Passage to History” si era celebrato il ventennale della partecipazione degli artisti cinesi alla Biennale di Venezia e si stava definendo una nuova identità artistica cinese attraverso lo scambio culturale con l’Occidente. Oggi, invece, con “Global Paintig” raccontiamo un significativo passaggio generazionale che rappresenta la vivacità della nuova pittura in Cina. Ritengo che la mostra “Passage to History” sia stata sicuramente un punto di arrivo e aveva un taglio curatoriale storico con contributi di archivio importanti, come a voler tracciare una linea di demarcazione circa gli esiti dell’arte cinese contemporanea. Diversamente, con “Global Paintig” si apre un nuovo percorso che non sente la necessità di qualificare o inquadrare gli esiti espressivi che caratterizzano questa nuova generazione di pittori. Se la ricerca di una definizione artistica appare sempre e comunque inevitabile, questa mostra, a differenza di “Passage to Orient” e “Passage to History”, lascia aperto l’interrogativo. Ed è proprio questa apertura di interpretazione che ci riporta a un nuovo “passaggio” oggi del tutto globale.
Giorgia Cestaro
Info:
AA.VV., Global painting. La Nuova Pittura Cinese
07/12/2023 – 14/04/2023
Mart Rovereto
Corso Bettini 43, 38068 Rovereto, Italy
www.mart.tn.it
is a contemporary art magazine since 1980
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