Se il più puro sogno d’amore fosse vero,
Allora, amore, dovremmo essere in paradiso,
Invece è solo la terra, mio caro,
Dove il vero amore non ci è concesso.
L’Amore finito (Dead Love), Elizabeth Eleanor Siddal
L’Amore finito (Dead Love) di Elizabeth Eleanor Siddal è una delle poesie recitate durante la performance site-specific In Hora Amoris dell’artista Samantha Stella, pensata e progettata per i Musei Civici di Imola in collaborazione con l’Associazione Il Pomo DaDamo all’interno della casa museo di Palazzo Tozzoni. All’interno di una stanza da letto che evoca le atmosfere di Sussurri e Grida (1972) di Bergman, suggestioni di matrice preraffaellita si coniugano alla storia locale di Imola in una riflessione sulla condizione femminile ottocentesca, sull’amore e sulla perdita. Ho discusso del progetto con Samantha Stella in un’intervista.
In Hora Amoris fa riferimento da una parte alla storia di Palazzo Tozzoni e, dall’altra, all’estetica Preraffaellita spesso citata in altri tuoi lavori. In che modo si legano queste due suggestioni?
Se nei miei precedenti lavori, soprattutto in quelli legati al progetto Corpicrudi, i riferimenti alla Confraternita dei Preraffaelliti della Londra vittoriana erano soprattutto di ordine estetico, nella fase di progettazione di In Hora Amoris sono stata suggestionata dalla storia della contessa Orsola Bandini del Palazzo Tozzoni di Imola. Ho deciso di evidenziare le analogie con Elizabeth Eleanor Siddal, musa per eccellenza dei Preraffaelliti e modella di uno dei loro dipinti più famosi, l’Ophelia di Millais. Non ho pensato, però, all’estetica, ma a una comunanza di destini tragici, tra fragilità fisica e mentale, e a due storie d’amore-odio al limite della follia con i rispettivi coniugi: il conte Giorgio Barbato Tozzoni e il pittore Dante Gabriel Rossetti. Entrambe le donne non riuscirono a portare a termine la gravidanza: Orsola riuscì a partorire un secondo figlio che morì a soli due anni, Elizabeth non ci riuscì mai. La frustrazione di un desiderio irrealizzato di maternità le gettò in un indebolimento fisico e mentale tanto che Orsola morì a 39 anni nel 1836 ed Elizabeth si suicidò a 32 nel 1862 col laudano. Il conte fece costruire un manichino di dimensioni umane con cui continuò a dialogare per tutta la vita: aveva il volto in stucco della contessa, i suoi abiti e i suoi capelli tagliati prima della sepoltura. Rossetti tentò il suicidio più volte e fece riaprire la tomba della moglie sette anni dopo la sua morte per recuperare un libro di poesie a lei dedicate. Si narra che quando la tomba fu aperta i lunghi capelli rossi di lei fossero cresciuti a dismisura.
Un altro elemento che si ritrova sempre nei tuoi lavori è una grande precisione e attenzione al dettaglio. Quali elementi simbolici e scelte estetiche concorrono alla formalizzazione di questo progetto?
A differenza di altre performance da me progettate, questa si svolge in un ambiente fortemente connotato: la stanza da letto dell’appartamento in stile impero dei coniugi Tozzoni. Lì ho inserito il mio corpo nel rispetto degli elementi estetici pre-esistenti. I capelli delle due defunte mi hanno colpito in entrambe le storie, assurgendo quasi valore di eternità, tanto che nella mia interpretazione corporea diventano un vero e proprio oggetto di scena. Esteticamente, i miei capelli sono lunghi e di un colore ramato simile a quelli di Elizabeth e al colore dei mobili nella stanza. Ho optato inoltre per un abito bianco, dalla collezione di Romeo Gigli disegnata dal direttore creativo Alessandro De Benedetti, con cui in passato ho già collaborato. Volevo che quel tessuto leggero si sposasse con quelli utilizzati nei decori del letto e ricordasse una veste da notte dell’epoca, riprendendo anche il bianco busto della contessa. Il busto, peraltro, è un oggetto che amo e un elemento ricorrente nelle mie performance.
L’uso della voce all’interno di performance è un elemento più recente della tua pratica artistica, da sempre connotata da una forte interdisciplinarità. Come è nata l’esigenza di sperimentare questo mezzo espressivo? Come viene declinato nella performance imolese?
Dopo anni di progetti in assoluto “mutismo”, dal 2016 ho iniziato ad approfondire l’utilizzo della mia voce inserendola anche nelle mie performance. Ho iniziato con Hell23, presentata a Milano e all’Istituto Italiano di Cultura di Los Angeles con il songwriter Nero Kane con cui collaboro e mi esibisco come cantante e musicista, tanto da aver confezionato insieme l’album Tales of Faith and Lunacy pubblicato nell’ottobre 2020. E poi con Death Speaks, presentata nel 2019 al Museo Madre di Napoli per la mostra su Robert Mapplethorpe. La mia performance imolese è strutturata su un’installazione sonora nella stanza da letto, dove ho registrato un mio reading poetico in italiano e in inglese con selezione di poesie scritte dalla Siddal.
Il video In Hora Amoris, visibile in mostra dal 18 febbraio al 2 aprile, è stato acquisito dai Musei Civici di Imola. Sebbene sia legato all’evento performativo, non si tratta di un video di documentazione ma di un lavoro autonomo. Perché questa scelta?
Di base non ero interessata a una video-documentazione della performance, ma a un’opera video che vivesse di vita propria, come a voler narrare la stessa storia con due mezzi diversi. Inoltre amo avere il controllo ed essere sia regista sia operatore video. Poter fare le riprese senza pubblico mi ha permesso di curare maggiormente questo aspetto entrando e uscendo dalla scena per sviluppare, pur nel mio modo minimale, un sapore più cinematografico.
Eleonora Roaro
Info:
In Hora Amoris – Samantha Stella
Venerdì 12 febbraio 2021
ore 17.30 con replica alle ore 19.30
Palazzo Tozzoni
Via Garibaldi 18, Imola (BO)
Per tutte le immagini: In Hora Amoris di Samantha Stella, courtesy by the artist
is a contemporary art magazine since 1980
NO COMMENT