«Nascere è cadere nel tempo». La semplice potenza di questi versi di Marina Cvetaeva può bene riferirsi al sottotema portante di una delle mostre più significative all’interno del festival FOTOGRAFIA EUROPEA 2024 a Reggio Emilia. Ambientata nei locali trasparenti e verticali dello Spazio Gerra, la sezione “New Theaters of Real. Collaborating with AI” mostra il rapporto che può intercorrere tra un fotografo contemporaneo e l’onnipresente convitato di pietra: l’Intelligenza Artificiale. Il dialogo creativo e tecnico tra i cinque artisti presenti e l’I.A. si declina con una serie di sfaccettature che vanno dal surreale (Katie Morris e Pierre Zandrowicz) all’ironico (le potenti scene ricostruite da Antti Karppinen), dalla necessità di mostrare l’invisibile (le macro creazioni di Markos Kay) al rifiuto (le magnifiche e poetiche visioni fotografiche di Xavi Bou, che usa la matita per disegnare le traiettorie degli uccelli nel cielo). Ciononostante, la natura è assoluta protagonista di questa edizione del Festival: il tema centrale è infatti “La natura ama nascondersi”, ovvero la sua capacità intrinseca di celare alla nostra vista il proprio patrimonio genetico che può poi svelare in modo sia armonioso sia, purtroppo, in modalità altamente distruttive.
Nel luogo più denso di mostre del Festival, i Chiostri di San Pietro, ci si muove in uno spettro che oscilla tra i due poli dell’essenza di questo partner necessario all’umano e lo svelamento di inimmaginabile potenza catastrofica. Al primo polo appartiene la serie fotografica di Helen Sear (che usa la macchina fotografica come uno scanner latitudinale per riprendere in forma panoramica il patrimonio arboreo); lo “Sky Album”, una coproduzione tra FOTOGRAFIA EUROPEA e Archive of Modern Conflict, che illustra didatticamente il mondo sorprendentemente variegato delle nuvole; le tundre lapponi di Natalya Saprunova; i fenomeni atmosferici effimeri di Terri Weifenbach; l’azione politica di occupazione degli orti urbani di un arrondissement parigino immortalata da Bruno Serralongue; la necessaria sensibilizzazione circa i diritti del paesaggio nel messaggio di Jo Ratcliffe trasmesso attraverso il progetto “Landscaping”. Alla declinazione negativa della forza naturale appartengono il reportage “There’s no Calm after the Storm” di Matteo De Mayda sulla terrificante tempesta Vaia del novembre 2018; la serie “Sea of Cortez” di Yvonne Venegas sulla città messicana di Santa Rosalia (prima sfruttata in maniera intensiva per la vicinanza alle miniere di rame e poi inesorabilmente in via di abbandono); “The Shunyo Raja Monographies” il long form project fotografico di Arko Datto sul delta del Gange (uno dei luoghi più rappresentativi per verificare gli effetti del cambiamento climatico); l’impatto energivoro della produzione dei bitcoin nel progetto “An Act of Faith: Bitcoin and the Speculative Bubble” di Lisa Barnard.
Il verde intensissimo delle cavallette è l’assoluto protagonista del progetto fotografico di Michele Sibiloni che, con competenza approfondita grazie alla sua lunga conoscenza del contesto ugandese, ci mostra quanto possano essere una risorsa le “Nsenene” (cavallette) per sostenere il reddito di tante famiglie. Con il progetto “Shifters”, Marta Bogdanska propone una ricerca di archivio sugli animali spia al servizio dell’essere umano. “Index Naturae” (a cura di Stefania Rössl e Massimo Sordi dell’Osservatorio OMNE) è invece una promenade bibliografica tra i centosedici libri fotografici pubblicati nell’ultimo quinquennio e che hanno come soggetto la natura (a ulteriore conferma della centralità del tema nella fotografia contemporanea). Karim El Maktafi è incaricato, da parte di FOTOGRAFIA EUROPEA, di esplorare lo spopolamento delle aree interne (nello specifico, i rilievi dell’Appennino tosco-emiliano). Infine, interessantissima è anche la serie tematica di Silvia Rosi che, nelle ampie sale della Collezione Maramotti, si interroga sugli afrodiscendenti italiani attraverso fotografie concepite per lo spazio ospitante e fotografie di archivio delle persone coinvolte nel progetto “Disintegrata”.
FOTOGRAFIA EUROPEA si conferma così un evento di fotografia contemporanea (e storicizzata) capace di entrare in sintonia con lo spirito del tempo e in connessione con l’attuale società. Perché, come avrebbe detto T. S. Eliot, «la realtà non può essere privata degli altri echi del giardino».
Giovanni Crotti
Info:
AA. VV., FOTOGRAFIA EUROPEA 2024. La natura ama nascondersi
promosso da Fondazione Palazzo Magnani e Comune di Reggio Emilia
26/04/2024 – 09/06/2024
Reggio Emilia
fotografiaeuropea.it
Cover image: Walter Niedermayr, “Parco Casse d’espansione del fiume Secchia, Rubiera”, 1994-1997. Courtesy Associazione Linea di Confine per la Fotografia Contemporanea, Rubiera, RE © Walter Niedermayr
Sono Giovanni Crotti e sono nato nel giugno 1968 a Reggio Calabria per rinascere nel giugno 2014 a Piacenza, città dove vivo. Il mio reddito è garantito dalle consulenze digitali, per poi spenderlo in gran parte nell’arte e nelle lettere: sono stato e sono curatore di contenuti e organizzatore di eventi culturali per artisti, gallerie e spazi istituzionali, oltre che scrittore di recensioni di mostre, creativi di ogni epoca e libri.
NO COMMENT