Pasajera en trance, pasajera en transito perpetuo[1]. È stata viaggiatrice perpetuamente in transito tra personaggi femminili ai margini della storia registrata, Chiara Fumai, tra donne autenticamente imperfette nella loro militante esistenza e nella loro fiera incomodità. Zalumma Agra, Eusapia Palladino, Annie Jones, Ulrike Meinhof, sono alcune delle splendide presenze femminili che coesistono all’interno del Teatro Margherita di Bari in occasione della retrospettiva dedicata all’artista. Un percorso espositivo esperienziale concepito come una installazione unica e globale a partire dalle caratteristiche spaziali del “contenitore” della città barese.
Parlare di Chiara Fumai è come accostarsi a un paradigma complesso di iconografie e pratiche performative, costellate di rimandi a mondi ideologici diversi, dal femminismo radicale allo spiritismo, dall’occultismo alla scrittura letteraria e filosofica. Situazioni sospese tra realtà e artificio, in cui paradosso e humour noir orientano l’interpretazione di chi decide di addentrarvisi.
Descrivere l’arte di Chiara equivale a raccontare un archivio di episodi diversi e interessanti dotati di estrema vitalità, di personaggi-icone di Freak Show, di incursioni grottesche nei meccanismi della storia moderna e contemporanea, tese allo smascheramento dell’iniquità dei sistemi di pensiero radicati e ormai obsoleti.
In transito perpetuo appaiono allora i mondi della cultura collettiva e condivisa. Paradigmi intellettuali da decostruire, scomporre e rievocare, in cui la presenza della voce-φωνή è simultaneamente messaggio ed energia sonora, canale attivatore apotropaico e liberatorio nella mise-en-scène di intimi environment in cui prendono corpo personaggi attesi, evocati, accolti, ognuno con la propria singolare esistenza e temperamento.
Tra questi, Zalumna Agra, personaggio del Circo Barnum evocato dall’artista che abita lo spazio iniziale completamente oscurato del Teatro Margherita. Nel video performance “Shut Up Actually Talk” (creato per Documenta), Zalumma legge il Secondo Manifesto di Rivolta femminile “Io dico Io” composto da Carla Lonzi negli anni Settanta. Esprimere il proprio senso dell’esistenza, al di fuori di qualsiasi forma di subordinazione, svincolandosi dai vincoli sociali imposti dalla società patriarcale erano i punti chiave di questo movimento di cui facevano parte anche Carla Accardi ed Elvira Banotti. Qui, la voce di Chiara/Zalumna esprime, manifesta, accoglie e distorce sicurezze.
Altri personaggi delle sue performance sono evocati nella interessante messa in scena di una seduta spiritica. L’azione è racchiusa nella video-installazione intitolata “The Book of Evil Spirits” (presentata alla Contour Biennale nel 2016 e vincitrice della VII edizione del Premio Fondazione VAF) che è collocata nella parte sinistra del foyer. E poi sul fondo del Teatro appare un’altra magnifica personalità di questo multiforme archivio, è lei, “La donna delinquente”, la medium di origini pugliesi Eusapia Palladino che attraverso Chiara ritorna insolente nella dimensione attuale.
Non solo voce, ma anche simbolo, segno, forma perfetta e idea compiuta come ciclo lunare irriverente, alimentano una elegante mistificazione di paradigmi e abitudini culturali. Sul pavimento del Teatro, è per esempio collocato un grande sigillo con la rappresentazione di una stella a sette punte proposto nella forma di installazione, una stella notoriamente simbolo di potere oscuro a cui però l’artista aggiunge il motto “pop”: Follow you this, bitches, espressione pronunciata dalla cantante Cher nelle sue performance live.
Così, artificio e paradosso concorrono alla costruzione di una sintassi diretta al racconto delle dinamiche patriarcali e dei processi socio-culturali. Dall’assimilazione estetica di personaggi e situazioni, nascono nuove agglutinazioni di formule e fenomeni, dove i materiali originari sono indagati, scollegati e ricomposti simbolicamente.
La presenza di Chiara è interferenza rigorosa, i suoi discorsi materia impertinente e durevole, dove la voce rivela, ammonisce, placa ritualmente, ma soprattutto interroga per condurre attraverso ironia maieutica, alla consapevolezza che l’arte sia parte attiva nella comprensione della vita. Non è certo il timore, ma una lucida e vitale presenza ciò che ne attenua le zone d’ombra, proprio quelle che si nutrono di immagini riflesse e credenze collettive che tutti proiettano “là dove tutto è buio, per attenuare la paura che hanno del buio” come narra Sebastiano Vassalli nel suo romanzo storico-sociale “La Chimera”[2] ambientato nel Piemonte del Seicento, in un clima di misoginia superstiziosa e intollerante, dove la cui protagonista Antonia è accusata di stregoneria.
E proprio nei confronti dei processi storici del passato, le azioni performative dell’artista ricordano che occorre osservarne gli eventi e le conseguenze, collocandosi in quegli snodi cruciali dove si incontrano artificio e resistenza, memoria atavica, realtà e distopia. Il risultato di questa azione è la documentazione di barlumi di verità, di infinitesimi istanti di storia personale. A questo proposito, è particolarmente interessante anche “The Church of Chiara Fumai”, la sezione che accoglie oggetti dell’artista, quadri, manifesti, dischi, video, in cui è presente anche un focus speciale dedicato a Nicola Fumai, padre di Chiara, scomparso recentemente.
Quello di Chiara Fumai è forse un tentativo di codificare e attualizzare il caos delle liturgie sociali, ripercorrendo le tracce primigenie che nel segno autorevole (sigillum) di ciò che è stato detto trovano una manifestazione energetica, dunque, una potenzialità di archiviazione, trasmissione e riscatto, o anche previsione di ciò che accadrà. Como dormir y estar despierto.[3]
La retrospettiva dedicata a Chiara Fumai nasce da un’idea di Anna Fresa e Paola Marino, con la curatela di Antonella Marino e la consulenza scientifica di Francesco Urbano Ragazzi, direttore di “The Church of Chiara Fumai”, l’associazione presieduta da Liliana Chiari, madre dell’artista.
NOTE:
[1] Passeggera in trance, passeggera in transito perpetuo. Non si tratta del testo di una hit, semmai di una canzone synth-pop inclusa nella tracklist dell’album “Tango” del cantautore e musicista aregentino Charly Garcia lanciato nel 1986 e registrato con Pedro Aznar nelle stanze del Grammercy Park Hotel di New York in una sola settimana. Si apre così questo testo dedicato a Chiara Fumai: so che a lei avrebbe fatto piacere sapere che tale canzone non abbia mai tentato di essere necessariamente una hit.
[2] “La chimera” è un romanzo di Sebastiano Vassalli pubblicato nel 1990 e vincitore del premio Strega.
[3] Come dormire e restare sveglio.
“The Church of Chiara Fumai”, ambiente d’archivio, dettagli, 2020. Courtesy of Cosmo Laera
“Shut Up Actually Talk” video e “Follow This You Bitches” sigillo, 2013, Omaggio a Chiara Fumai, Teatro Margherita, 2020. Courtesy of Cosmo Laera
“La Donna Delinquente”, videoinstallazione, 2011-2013. Courtesy of Cosmo Laera
“The Church of Chiara Fumai”, ambiente d’archivio, dettagli, 2020. Courtesy of Cosmo Laera
Storico dell’arte, critico e curatrice indipendente. Lavora attivamente in progetti dedicati alle arti visive occupandosi in particolare di scrittura critica e comunicazione. Attualmente vive in Messico dove lavora come docente universitario di Gestione delle Arti Visive. Parallelamente al suo percorso di studi in Storia dell’arte, archeologia e curatela di eventi culturali, si é diplomata in canto jazz presso il Conservatorio di Bari N. Piccinni. Al centro dei suoi interessi si incontrano le manifestazioni artistiche connesse alla relazione tra musica, voce e suoi aspetti rituali e iconografici.
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