Compongo il numero +39 334 2928559… Drin Drin… Mi risponde Dafne, non la ninfa che nella mitologia greca si trasforma in pianta di alloro, ma un trio di artisti – Filippo De Marchi, William Merante e Giovanni Riggio – che nel 2019 hanno dato vita al loro progetto artistico multidisciplinare.
Presso lo spazio espositivo MASSIMO a Milano, hanno inaugurato la loro prima personale che ha come titolo «+39 334 2928559» e sarà visitabile fino al 19 aprile prossimo.
Tutto ruota attorno al titolo, una serie di cifre che si riconoscono come un numero di telefono. Da subito si ritrova una volontà di connessione, di dialogo, di apertura all’interazione. Di per sé il titolo potrebbe costituire l’opera stessa e aprire le strade ad una sperimentazione sociale.
Chiedo quale sia il significato del loro lavoro e mi spiegano che da MASSIMO hanno optato per un dialogo con lo spazio espositivo, andando a creare una dimensione che trasformi l’opera in installazione. Per lo sviluppo del lavoro si sono concentrati sulla realizzazione di idee, basandosi su sensazioni e impressioni riscontrate lungo il percorso di ricerca. Seguendo l’istinto, hanno cercato di rispondere a domande, alcune delle quali sono diventate risposte, esiti di ragionamenti riguardanti il pensiero telefonico. Dentro lo spazio la serie dei numeri viene ripresa, ingigantita e unita a una componente di colore. La sensazione è quella di entrare nell’«Alice in Wonderland» di Tim Burton, in un mondo stralunato dall’irrazionalità.
La tonalità grigia del pavimento è stata allargata a tutta la stanza. È grigia come lo è la materia cerebrale e come la sensazione che dà lo spazio virtuale. L’obiettivo è quello di eliminare i punti cardinali e far entrare in un vortice sensoriale, ribaltando la propria visione. L’osservatore perde ogni riferimento dimensionale in favore di un’esperienza che tende all’astratto e lo introduce a un universo onirico di simboli, cifre e figure. Si è completamente circondati dall’opera, dall’alto verso il basso, tra sculture e oggetti di design. Sul fondo, o così sembrerebbe, un unico punto di fuga e di colore, un’opera pittorica dai tratti futuristi.
Dall’altra parte della “cornetta” sono sempre in linea gli artisti. Mi parlano di un tavolo in legno, creato per riversare i propri pensieri, con posto al centro lo scarico di un lavandino. Un’altra opera, dal titolo «Massimi Leggeri», è invece un omaggio allo spazio ed è costituita da una boccia da bowling appoggiata su una bilancia. La componente romantica è data dai tre buchi presenti sulla palla, necessari per la presa della stessa, che hanno la misura delle dita dei tre artisti.
Il quadro sulla parete, ispirato alle «Bagnanti» di Cézanne, è l’unico oggetto bidimensionale presente nello spazio. Si divide su tre livelli: la spiaggia, il mare, e una piccola freccia – un cursore del mouse – che riporta allo spazio virtuale. Una scultura in metallo verniciato di nero sembra ricordare la silhouette di una donna al telefono.
Saluto Dafne e chiudo la telefonata.
Nello spazio che mi circonda percepisco il modo misterioso ed enigmatico di esprimersi del trio di artisti. L’opera, staccandosi da loro, assume una propria personalità, diviene un soggetto indipendente, con un proprio respiro e una propria vita. Fa pensare all’ultimo pezzo esposto: una sorta di “U” in metallo che viene contenuta dalla presenza di elastici. Un punto energetico pronto ad esplodere. Una forma elementare utilizzata dagli artisti per auto-ritrarsi nel presente e lasciare aperte le porte a nuove sperimentazioni.
Info:
Dafne: +39 334 2928559
31/03/2022 – 19/04/2022
MASSIMO
Via degli Scipioni 7, 20129 Milano
For all the images: Dafne, +39 334 2928559, 2022, exhibition view at MASSIMO, Milan, 2022. Photo by Francesco Spallacci, Courtesy MASSIMO e l’artista
Consulente d’arte e curatrice specializzata in arte moderna e contemporanea. Con una laurea in giurisprudenza e un Master in Art Market Management, ha fondato lo spazio espositivo Hub/Art a Milano nel 2017. Attualmente vive tra Milano e Parigi dove collabora con gallerie e spazi dedicati all’arte contemporanea.
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