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A Venezia l’81. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica torna alla grande

Nessuno lo può negare: l’81. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica diretta da Alberto Barbera è stata un’edizione trionfante, con super star, grandi film e intriganti serie televisive. La vasta scelta di proposte e di pellicole da tutto il mondo del Concorso e delle altre sezioni (Fuori Concorso, Orizzonti, Venezia Classici, Venice Immersive, Biennale College), ha riscattato la precedente Biennale Cinema del 2023, penalizzata dai pesanti strikes di Hollywood. Anche i premi assegnati dalla Giuria della Competition, guidata dalla Presidente Isabelle Huppert, ha dato prova di equilibrio e sensibilità rispetto ai temi più attuali e interessanti, ma anche al cinema d’autore più riflessivo e difficile.

“The Room Next Door”, regia Pedro Almodòvar, photo courtesy Warner Bros Discovery e Biennale Cinema

Partiamo subito dal Leone d’Oro al miglior film: “The Room Next Door” di Pedro Almodòvar. Primo film in lingua inglese del regista spagnolo, è un adattamento del romanzo di Sigrid Nunez “What Are You Going Through”, interpretato dalle premio Oscar Tilda Swinton (Martha) e Julianne Moore (Ingrid) nei panni di due amiche intellettuali e very stylish, in gioventù colleghe in una rivista patinata. Si rivedono dopo anni a New York nella clinica dove Martha è ricoverata per un cancro incurabile. Il tema centrale e cruciale per Almodòvar, legato alla storia dell’amicizia profonda di Ingrid e Martha, è quello dell’eutanasia, oggetto che il regista affronta con estrema delicatezza e poesia. Martha, davanti alla diagnosi che la condanna senza speranza, sceglie una morte dolce e consapevole accanto all’amica che le fa compagnia e la sostiene nella difficile decisione. Il film, in realtà, è un commovente e struggente inno alla vita e alle gioie più preziose. Ingrid è una scrittrice di romanzi autobiografici, mentre Martha è reporter di guerra: nonostante le idee e le esperienze assai diverse, le amiche rappresentano l’epitome dell’amore più puro. La fotografia magnifica di Edu Grau e la scenografia di Inbal Weinberg, tra splendidi esterni naturali e interni di sofisticato design, sono una musica di colori ed emozioni per gli occhi.

“Ainda Estou Aqui”, regia Walter Salles, photo courtesy Bim Distribuzione e Biennale Cinema

Un altro film della Mostra veneziana che non potremo mancare di vedere è “I’m Still Here (Ainda Estou Aqui)” del celebre regista brasiliano Walter Salles (suo “The Motorcycle Diaries”) premiato con l’Osella per la Migliore Sceneggiatura. Racconta le vicende della numerosa famiglia Paiva, che iniziano nel 1970 in una splendida spiaggia di Rio de Janeiro, tra adolescenti che flirtano, giocando a pallavolo e prendendo il sole. Sono le vacanze di Natale e la madre Eunice (Fernanda Torres) con il marito ingegnere Rubens (Selton Mello) sono con le loro quattro figlie e il maschietto più piccolo l’immagine di una famiglia felice, borghese e colta, in una bella casa vicino al mare aperta ai tanti amici di una vita, con le dolci sambe di Gilberto Gil e Caetano Veloso. Ma in realtà il Brasile è da tempo sotto una dittatura militare: improvvisamente degli agenti sequestrano il padre Rubens per interrogarlo. Il film è emozionante e doloroso, fotograficamente impeccabile, con una patina vintage grazie anche a home movies in Super 8 ed è ispirato alla storia vera raccontata nel libro omonimo di Marcelo Rubens Paiva, che abbraccia il lungo periodo della dittatura e dei desaparecidos. Lo stesso regista conosceva i figli e frequentava da ragazzo la casa dei Paiva, e quindi ha sentito l’urgenza di raccontare questa drammatica storia dopo aver letto il libro, al cui centro spicca la figura stupenda e coraggiosa della madre Eunice Paiva, mostrandocela fino alla vecchiaia (Fernanda Montenegro), circondata dall’amore delle sue figlie sposate e a loro volta madri con figli.

“Vermiglio”, regia Maura Delpero, photo courtesy Lucky Red e Biennale Cinema

Il Leone D’Argento ha premiato Maura Delpero, impegnata e talentuosa regista italiana, per “Vermiglio” con Tommaso Ragno, Giuseppe De Domenico, Roberta Rovelli, Martina Scrinzi, Carlotta Gamba, Orietta Notari, Santiago Fontevila Sancet, Enrico Panizza, Patrick Gardner, Anna Thaler e Sara Serraiocco. Vermiglio è anche il nome del paesino in Val di Sole in Alto Adige dove ha vissuto il nonno maestro e il padre della regista, originaria di Bolzano. È una storia corale ispirata ai racconti di famiglia, con la neve, il silenzio e il lento passaggio delle stagioni: al centro tre sorelle con la madre e le contadine nell’ultimo anno della Seconda Guerra Mondiale. Come afferma l’autrice: «Vermiglio è un “lessico familiare”… Attraversando un tempo personale vuole omaggiare una memoria collettiva»,  che racchiude anche attraverso il dialetto stretto, quello della natura e della dura vita della montagna più impervia:  contadini e madri, bambini e ragazze, che all’alba si riscaldano con il latte caldo  munto dalle mucche dove si  vive in una natura incontaminata in un isolamento forzato, lontano dal conflitto bellico,  con i lutti dei  fratelli grandi e dei mariti al fronte. Il film speciale e da assaporare, è un aperto omaggio al cinema poetico e rigoroso di Ermanno Olmi. È co-prodotto da Rai Cinema con Francia e Belgio ed è distribuito da Lucky Red.

“Maria”, regia Pablo Larraìn, photo courtesy 01 Distribution e Biennale di Venezia

L’attesissimo “Maria” di Pablo Larrain, è un grandioso biopic con la strepitosa Angelina Jolie, il cui volto, recitazione e canto trasmettono tutta la tragicità e il fascino di Maria Callas. Il film ci porta negli anni Settanta parigini, nell’ultimo periodo della più grande cantante lirica del mondo. Callas, bellissima e ancora inseguita dai giornalisti, ha perso la voce e tenta di recuperarla lontano dai teatri d’opera e dalle folle di ammiratori. L’intenzione del famoso regista cileno (vincitore in Concorso a Venezia nel 2023 del premio per la migliore sceneggiatura con “El Conde”) è la celebrazione dell’insuperabile Divina, della sua vita straordinaria e di grandissimi successi, ma anche tormentata dal dolore profondo dopo l’abbandono del suo compagno Aristotele Onassis nel 1968 per le nozze con la vedova Jackie. Tra flashback e realtà immaginata, isolata nel suo sontuoso appartamento costellato di oggetti preziosi e arte antica, la diva appare magrissima e sempre protetta da iconici occhiali da sole neri. Prende psicofarmaci anti depressivi di nascosto, non mangia e si fa truccare e vestire dalla sua fedele cameriera Bruna, interpretata sapientemente da Alba Rohrwacher, mentre in maniera ossessiva fa spostare ogni due per tre un preziosissimo pianoforte a coda al suo acciaccato maggiordomo Ferruccio (Pierfrancesco Favino).

“Se posso permettermi” Capitolo II, regia Marco Bellocchio, photo courtesy Rai Cinema International Distribution e Biennale Cinema

Impossibile raccontare le molte pellicole interessanti e imperdibili di questa magnifica edizione, come “Jocker: Folie a deus di Todd Phillips con Joaquin Phoenix e Lady Gaga, ma tra le chicche di puro cinema vorrei ricordare almeno un paio di titoli da non mancare per gli appassionati cinefili. In primis, nella sezione Fuori Concorso il sagace e divertente “Se posso permettermi” Capitolo II del maestro Marco Bellocchio, girato in cinque giorni nella sua casa di Bobbio (la stessa de “I Pugni in tasca”) con gli allievi di “Bottega XNL – Fare Cinema”. Un film a basso budget ma come sempre rigoroso, ironico e coerente, interpretato da Fausto Russo Alesi, Barbara Ronchi, Rocco Papaleo, Giorgia Maddalena Fasce, Filippo Timi, Pier Giorgio Bellocchio, Fabrizio Gifuni ed Edoardo Leo. La sceneggiatura, firmata dallo stesso regista, racconta l’arco di una giornata di Fausto, un uomo paradossale, pigro, inerte e annoiato, che rifiuta qualsiasi lavoro davanti a una serie di personaggi che lo vengono a cercare: il parroco, il comandante dei carabinieri, un uomo misterioso e infine, nella notte, dei ladri.

“Allégorie citadine”, regia Alice Rohrwacher JR photo courtesy The Match Factory e Biennale Cinema

Un altro film Fuori Concorso Corti, il delizioso “Allégorie citadine” di Alice Rohrwacher e JR, l’artista e regista francese con cui la giovane regista aveva realizzato “Omelia contadina” nel 2020. Un breve racconto filosofico, con immagini tra arte e realtà contemporanee parigine, dialoghi profondi che diventano allegorie e “liberazione del pensiero”, come afferma l’autrice di “Chimera” (2023).

Manuela Teatini

Info:

www.labiennale.org/it/cinema/2024


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