Uno degli aspetti fondamentali del ragionamento sulla funzione dell’Arte finalizzata a un progetto espositivo, risiede nel sapersi porre i giusti quesiti sui quali avviare una riflessione appropriata. Se si ritornasse a considerare l’opera d’arte come contenitore di valori e non solo come testimonianza diretta dell’agire dell’artista, la domanda che sorgerebbe spontanea sarebbe: “Come questi ideali trovano la loro traduzione?”. Cosa significa dunque trasmettere valori? E ancora, quali selezionare, se sono circoscritti solamente all’interno della contemporaneità? Un valore non può limitarsi all’osservazione del dato reale presente, ma la sua natura rimanda, nell’immaginario, a un’accezione che si tramanda nel tempo. Ci vuole cultura per creare un valore e quest’ultima non si identifica solamente con l’erudizione, ma anche con la storia di una comunità. Attraverso il processo connettivo di gruppi sociali più o meno strutturati proprio dell’ambiente digitale, si eludono le logiche delle distanze fisiche e ciò comporta una fusione di più culture, la quale rende più complesso il riconoscimento delle specificità individuali e dunque i singoli valori localizzati.
L’importanza di un’opera d’arte viene enfatizzata non tanto da ciò che essa racconta, quanto piuttosto mediante ciò che essa contiene nel tempo. La peculiarità di Conversation Piece, progetto curato da Marcello Smarrelli per Fondazione Memmo, risiede nel confronto temporale e generazionale fra artisti internazionali provenienti da istituti di cultura straniera, attraverso le loro attività. Notte Oscura è il titolo della collettiva (che coinvolge Pauline Curnier Jardin, Victor Man e Miltos Manetas) inaugurata lo scorso 12 dicembre, e anche il tema scelto per l’ottava edizione del progetto avviato da Smarrelli nel 2015. Il tocco del curatore, come per ogni edizione, è chiaramente visibile nella scelta di voler utilizzare come punto di avvio un’antica opera letteraria storica che possa guidare la riflessione del fruitore.
Se si provasse a uscire dalla canonica e lineare concezione temporale della Storia e si provasse a immaginarla come un susseguirsi ciclico di eventi, si potrebbe valutare anche come questo non consideri criteri di giudizio costituiti da considerazioni binarie e opposte, e dunque che il rapporto bene/male, progresso/regresso e giusto/sbagliato non sussisterebbero, ma sarebbero fenomeni acritici privi di valore misurabile. Non è un caso, infatti, che nell’opera poetica La notte oscura dell’anima di Giovanni Della Croce, scritto scelto da Smarrelli come fulcro tematico, l’anima umana, per ottenere la sua purificazione, debba accettare la funzione contemplativa della notte. La notte diventa espediente necessario per l’uomo per essere pronto ad accogliere l’amore divino. Trasponendo questo pensiero al contemporaneo storico, si potrebbe affermare che ai “tempi bui” si susseguono atti creativi. L’energia insita nell’opera d’arte non ha bisogno, secondo l’artista greco Miltos Manetas, di essere mostrata e “impacchettata” al suo fruitore, ma deve essere un continuo divenire, atto complementare alla funzione dell’Arte stessa. Per i suoi celebri #ManetasFloatingStudio, l’artista, con l’aiuto di DALL-E (algoritmo di intelligenza artificiale) come assistente, immagina l’epifania della sua opera come il giorno dopo l’avvento della Fine. Questa sembra apparire un ritorno alle origini dove le pareti di Fondazione Memmo assumono le fattezze di una chiesa abbandonata e i suoi affreschi sembrano realizzati con uno stile antipittorico, poiché il pigmento si fonde al sapone e risulta steso sulla superficie muraria in modo da emulare le tinte di un’arte primitiva.
Se l’accezione negativa della notte viene meno nel lavoro di Manetas, con le opere di Victor Man questa viene esaltata nella sua funzione misteriosa e contemplativa che già Della Croce con i suoi versi aveva evidenziato. In Illuminated Week (2020), nei meandri di una selva oscura, appaiono in primo piano dei germogli floreali dalla cromia indefinita. Man dipinge le sue tele con una carica introspettiva intimistica e discreta: la traduzione precisa del dato reale viene ostacolata dall’osservatore proprio grazie alla rappresentazione di uno scenario crepuscolare e misterioso. È un’atmosfera lunare, poi, che avvolge il terzo ambiente della Fondazione, la quale accoglie gli interventi site specific di Pauline Curnier Jardin. La luna, infatti, dà il nome al progetto dell’artista (Luna kino), che include anche le sei ceramiche smaltate presenti in mostra, ispirate alle vicende delle Trummerfrauen, le donne che, all’indomani della Seconda Guerra Mondiale, erano impiegate nella ricostruzione delle città sepolte sotto le macerie, che qui riappaiono celate da maschere ispirate alle fasi lunari.
Alle donne, che ebbero il compito di tenere aperto il cinema Luna Lichtspiegel alla fine della guerra, va dunque l’attenzione dell’artista, che le omaggia in quanto custodi dell’arte nel momento più drammatico per la nazione tedesca. Il secondo intervento di Curnier Jardin è Durata di cera ed è costituito da un carrello da rotaia su cui vengono posizionate delle alte candele, e da un disegno a carbone effettuato direttamente sul soffitto. La fiammella delle candele, se da un lato richiama la componente rituale e folkloristica delle processioni religiose, dall’altro evoca, nella temporalità del suo ardere, l’immagine del trapasso, mantenendo un tono lirico e delicato e obbligando lo spettatore ad attestarsi sui tempi lenti del rito, su quei ritmi distesi che consentono a esso una riflessione più consapevole sull’idea di morte.
Giulia Pontoriero
Info:
Conversation Piece/ part VIII – Notte Oscura
A cura di Marcello Smarrelli
12/12/2022 – 26/03/2023
Fondazione Memmo
Roma
Laureata in Scienze dell’Architettura alla Sapienza di Roma, con diploma di master in Arte contemporanea e Management presso la Luiss Business School, attualmente lavora come stagista e project manager presso Untitled Association. Diplomata in Fotografia e Critica d’Arte a Bologna, attualmente porta avanti i suoi progetti personali ed è parte del team del progetto culturale Forme Uniche.
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