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Beatrice Gelmetti. La ruggine non dorme mai

Beatrice Gelmetti. La ruggine non dorme mai

Alla Marina Bastianello Gallery, nella sede di Venezia Mestre, è aperta al pubblico la mostra “La ruggine non dorme mai”, una nuova personale di Beatrice Gelmetti a cura di Francesco Liggieri. Le opere in mostra sono state prevalentemente realizzate nel corso dell’ultimo anno e rappresentano un’evoluzione significativa nella carriera dell’artista. Beatrice Gelmetti (Verona, 1991) è un’artista visiva specializzata nella pittura.  Dopo essersi diplomata all’Accademia di Belle Arti di Venezia, ha proseguito la sua ricerca presso lo studio Kadabra a Mestre e con il collettivo “Fondazione Mulatta”, presentando il suo lavoro sia in personali sia in collettive, tra cui ricordiamo “Perché siamo come tronchi nella neve” a Milano e “Super Call” a Pietrasanta (Lucca). Nel 2022 è risultata vincitrice della quinta edizione di “We Art Open”, concorso curato da No Title Gallery a GAD Giudecca Art District.

Beatrice Gelmetti, “Pensieri Verticali”, 2024, acrilico, gesso e olio su tela, 60 x 60 cm, courtesy Marina Bastianello Gallery, Mestre (VE)

Il titolo della mostra prende il nome dal celebre album di Neil Young “Rust Never Sleeps”, introducendo la poetica dell’artista come in constante mutamento ed evoluzione. La ruggine assume qui una nuova accezione: il decadimento diventa una costante lotta per la rilevanza e l’innovazione, i segni del declino introducono nuovi orizzonti e rinnovata bellezza. La natura inesorabile del tempo e la resilienza dell’essere umano di fronte al degrado sono temi cari alla pittrice che si traducono in composizioni cromatiche profonde, forti di una grande abilità tecnica e di uno sguardo che vuole spingersi oltre i confini della retina. L’allestimento della mostra, come lo stesso curatore ha esplicitato, tiene conto dei richiami all’album di Young nella divisione in lato A acustico e lato B elettrico, attribuendo queste categorie alle opere in mostra: la prima in riferimento ai lavori più intimi e riflessivi, la seconda a quelli che esplodono di energia.

Beatrice Gelmetti, “Pensieri Verticali”, 2024, acrilico, gesso e olio su tela, 60 x 60 cm, courtesy Marina Bastianello Gallery, Mestre (VE)

La dicotomia è enfatizzata, nella serie “Pensieri verticali”, dalla scelta di distanziare dalla parete le opere “elettriche” come se venissero incontro all’osservatore, mentre quelle “acustiche” rimangono aderenti a essa. La tela si articola in livelli di colore che si confondono tra di loro e coprono gli strati sottostanti, rivelandosi, però, nella traccia lasciata dietro di sé che non viene nascosta, ma piuttosto enfatizzata dalle incrostazioni sovrastanti. Sabbia e terriccio combinati al pigmento accentuano il passare del tempo ponendosi come concrezioni cromatiche, portando i sedimenti in superficie: è come se il colore potesse risalire alla storia dell’uomo allo stesso modo in cui la geologia ricostruisce la storia della Terra. I colori si mescolano e si confondono in pennellate, macchie, schizzi e colate dando forma a una composizione che tiene conto degli strati sottostanti, i quali si comportano tanto da sfondo quanto da soggetto dell’opera.

Beatrice Gelmetti, “Pensieri Verticali”, dettaglio, courtesy Marina Bastianello Gallery, Mestre (VE)

Nelle pieghe e nei risvolti di questi paesaggi mentali emergono elementi figurativi in prevalenza naturalistici, come le ali di una farfalla, un corvo con il suo becco acuminato, una lucertola, mentre appare la sagoma di una figura umana che introduce l’eterno enigma: chi siamo? Solo altre domande possono condurci a una risposta: la frase con cui si apre il testo critico del curatore è una citazione di Albert Einstein: «L’importante è non smettere mai di farsi domande». Francesco Liggieri si interroga poi sulla conoscenza e su come viene trasmessa dall’antichità a oggi, evocando le figure di antenati spirituali la cui «eredità si estende nel regno dell’inconscio collettivo, influenzando le nostre vite attraverso simboli, miti e rituali».

Beatrice Gelmetti, “Lizard”, 2024, acrilico e olio su tela, 18 x 24 cm, courtesy Marina Bastianello Gallery, Mestre (VE)

I quesiti essenziali che ispirano l’artista riecheggiano allo stesso tempo nell’opera, invitando l’osservatore a soffermarsi, a mettere in dubbio ciò che guarda come atto necessario in opposizione alla velocità del contemporaneo, fatta di feedback e stimoli che si consumano in pochi secondi. La disponibilità immediata e illimitata di risposte seppellisce la necessità di elaborare domande. Questo aspetto è importante per Gelmetti, che dei nostri tempi critica la velocità, non come accelerazione ma come indifferenza verso ciò che si guarda in quanto effimero e pronto per essere sostituito. L’artista si troverebbe forse d’accordo con le parole di Federico Fellini, che nel 1981 si esprimeva così riguardo allo zapping: «Penso che quell’apparecchietto [il telecomando, ndr] abbia cresciuto una marea di spettatori impazienti, indifferenti, distratti, vagamente razzisti. Perché quell’apparecchietto è un plotone di esecuzione, ti toglie la faccia, la parola, ti cancella». Per quanto Il meccanismo sopra citato appaia primitivo rispetto ai moderni reel di Instagram, Tik Tok e piattaforme di streaming, in entrambi i casi il semplice gesto di un dito diventa esecutore della sentenza.

Beatrice Gelmetti, “Intermezzo”, 2024, olio su tela, 200 x 290 cm, courtesy Marina Bastianello Gallery, Mestre (VE)

Laddove la serie “Pensieri Verticali” si differenzia nei contenuti ma non nel formato (sei tele di uguale dimensione), le altre due opere in mostra, “Intermezzo” e “Lizard”, evidenziano un deciso contrasto dimensionale. Un bambino si cala i pantaloni e fa pipì. Il getto blu come un mare cristallino risale la tela, ascendendo verso il confine superiore e si trasforma in un ambiguo alternarsi di fuoco e onde. Non è chiaro se la scena si svolga in un paesaggio in fiamme oppure in uno spazio che si contorce su stesso, cade a pezzi e lascia intravedere il suo substrato. “Intermezzo” è una tela di vaste dimensioni che, collocata subito all’ingresso della galleria, introduce il visitatore alle altre opere proiettandolo in una dimensione di grande suggestione. Sulla destra invece una tela di formato molto piccolo si aggiudica l’intera parete. Sembra che un paesaggio marittimo e uno terrestre si fondano nell’orizzonte: una prospettiva satellitare e una veduta panoramica si intersecano generando un’immagine instabile e onirica. “Lizard” è la tela di gran lunga più materica tra quelle presenti in mostra. Essa nasce da una stratificazione di colori e di agglomerati di resina lucida. Il titolo evoca la forma di una lucertola che fatica a emergere dalle pennellate, ribadendo quel dialogo tra astratto e figurativo che è alla base della produzione di Gelmetti, nella quale gli elementi appartenenti alla seconda categoria fungono da portale per accedere all’opera.

Info:

Beatrice Gelmetti. La ruggine non dorme mai
07/09/2024 – 09/11/2024
A cura di Francesco Liggieri
Marina Bastianello Gallery
via Pascoli 9C, Mestre (VE)
www.marinabastianellogallery.com


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