La mostra Beyond the Line: Stefan Gierowski & Sean Scully alla Fundacja Stefana Gierowskiego di Varsavia, presenta per la prima volta in assoluto un confronto tra due artisti noti nel panorama dell’arte astratta di secondo Novecento mai incontratisi nell’arco della loro vita, ovvero l’artista polacco Stefan Gierowksi (1925-2022) e l’irlandese Sean Scully (1945). Il curatore francese Joachim Pissarro propone un parallelismo che vede nel tema della “resistenza” – comune alle due biografie – il punto cardine di contatto e confronto tra gli artisti, spingendo la ricerca ad andare ben oltre la semplicistica comparazione estetica della linea, spingendo il paragone all’analisi delle differenze dei due stili e approcci che si dispiegano lavoro per lavoro.
Stefan Gierowski fu simbolo della sfida all’oppressione del realismo propagandistico del regime comunista. Egli, partendo dalla figurazione come campo di ricerca del colore e dell’armonia spaziale, si convertì gradualmente all’astrazione, rivelandosi un esempio di libertà artistica, una forma di resistenza sia culturale sia politica. Sean Scully era invece nato e cresciuto in strada, prima a Dublino e poi a Londra, sviluppando da subito una forte indipendenza e consapevolezza che si manifestò poi nella sua pittura astratta, pressoché immune ai cambi di trend (nonostante vi sia un periodo di influenza della Minimal Art).
Entrambi gli artisti sembrano quindi condividere un’attitudine alla “resistenza”, da un lato contro l’URSS e dall’altro contro gli USA. Per entrambi è fondamentale l’influenza dell’arte Europea, dove affondano le radici delle loro pratiche: il Post-Impressionismo, così come le avanguardie e l’astrazione tra anni ‘20 e ‘30 del Novecento. Tuttavia, già da queste comuni influenze possiamo cogliere delle lampanti differenze nell’approccio all’astrazione e nella resa pittorica delle due pratiche, chiarite dall’influenza Neo-Impressionista di Seurat, rintracciabile nelle prime figurazioni di Gierowski, in particolare in Regaty (1948), e, seppur distante, nel recente richiamo figurativo di Scully con il trittico Eleuthera Triptych (2018). Regaty si configura come uno studio del puntinismo, un’analisi del colore e della sua composizione nello spazio bidimensionale, mentre Eleuthera Triptych si avvicina a Seurat non tanto per i principi tecnici, quanto per la somiglianza tematica e per le sensazioni trasmesse dalle figure solitarie visibili nell’opera I bagnanti ad Asnières richiamate fortemente dalla figura di destra del trittico.
Sin da questo primo confronto, notiamo una differenza abissale nell’approccio artistico che semplifica la comprensione di tutta la mostra. Gierowski riflette sulla composizione e sullo spazio pittorico, studiando le luci, le linee e i colori in maniera rigorosa. I suoi riferimenti sono appunto gli studi impressionisti e neo-impressionisti delle luci e colori, ma anche delle forme di Cézanne e dei cubisti come Léger, così come delle dinamiche spaziali dei futuristi e del rigore dell’astrattismo di figure come Josef Albers, Johannes Itten, Moholy-Nagy o Barnett Newman. Gierowski assimila tuttavia anche dalle opere di Matisse, che aveva visto nei suoi viaggi a inizio anni ‘60 a Parigi. Tale matrice figurativa è al contempo ispirazione per Sean Scully, il quale è influenzato dai Fauves (in particolare Matisse e Derain) ma anche dall’espressionismo di Kirchner e dalla potenza di Vincent van Gogh, ammirato per la sua spirituale umanità.
Scully assorbe da questi artisti l’aspetto caratteriale delle loro pennellate e dei colori, mostrando quindi interesse nell’espressionismo emergente dalle opere. A fine anni ‘60 Scully viaggia prima a Parigi – dove scopre Morellet, Vasarely e Soto – poi in Marocco, dove viene folgorato dalla potenza spirituale dell’arte islamica e in particolare dalla composizione dei tessuti. In modo analogo alla parabola di Paul Klee, l’artista irlandese elabora una stratificazione di linee su linee, che richiamano poi le griglie di Piet Mondrian, che tuttavia non mitigano il suo temperamento in quanto Scully costruisce composizioni chiuse, ma al contempo fortemente liriche ed espressive. Nemmeno l’influenza della Minimal Art lo avrebbe, infatti, portato al rigore manifestato da Gierowski. Scully elabora certamente lavori caratterizzati dalla geometria, tuttavia questa geometria è imperfetta, e nonostante la monocromia di tanti lavori più o meno recenti, la sua potente emotività persiste, seppur velata è presente e assente allo stesso tempo.
Muovendoci quindi negli spazi della Fondazione, ci troviamo in un territorio cosparso di colori e linee. Di primo acchito le opere dei due protagonisti sembrano fondersi e attirarsi l’un l’altra in un’estetica unica. C’è una forte somiglianza, ma dando una seconda occhiata è subito lampante la distanza tra la pennellata lucente, fine e rigorosa di Gierowski e quella soffusa, densa e stratificata di Scully. Il primo cerca la pulizia ragionata del rapporto tra luce, colore e spazio pittorico, mentre l’altro cerca un’espressione caratteriale che può essere descritta anche come romantica. Se Gierowski in un certo senso “toglie” la mano meditando sullo spazio e facendo venire meno la presenza corporea e l’emozione, Scully invece persevera nella stratificazione gestuale, una pratica simile al Tai Chi, dove tuttavia la ripetizione di pennellata su pennellata, lascia trasparire uno stato d’animo o una condizione sentita dall’artista e solo in parte accessibile allo spettatore.
Info:
Beyond the Line: Stefan Gierowski & Sean Scully
14/09/2024 – 24/11/2024
Fundacja Stefana Gierowskiego
www.fundacjagierowskiego.pl
Matteo Giovanelli (Brescia, 1999) è uno storico dell’arte e giovane curatore. Dopo aver conseguito due lauree in Beni Culturali e Storia dell’Arte presso l’Università di Verona, ha sviluppato un profilo professionale dinamico. Ha collaborato con gallerie d’arte contemporanea, assistendo alla curatela di mostre e partecipando a prestigiosi progetti espositivi e fiere internazionali. Scrive recensioni e critiche d’arte, contribuendo a offrire uno sguardo critico e approfondito sul panorama dell’arte contemporanea.
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