Perché crediamo che l’arte sia il prodotto di un genio creativo? È un’idea che abbiamo ereditato da una cultura passata e che si è introdotta nelle teorie degli intellettuali diffondendosi poi a tutta la società. Alla fine del Settecento in filosofia si diffonde il concetto che ogni prodotto artistico sia frutto di un genio, ovvero un talento naturale; l’artista diventa dunque una soggettività geniale, allontanandosi in maniera definitiva dalla percezione di produttore e artigiano o scienziato con la responsabilità di fissare le regole dell’Arte. La mostra collettiva “Meccanica” alla galleria Viasaterna di Milano vuole celebrare l’opera di artiste e artisti che impiegano dispositivi e strumenti non classicamente associabili alla produzione di arte visiva. A cura di Giorgio Verzotti,l’esposizione coinvolge: Dadamaino (Milano, 1930 – 2004), Irma Blank (Calle 1934 – Milano, 2023), Niele Toroni (Locarno, 1937), Sergio Lombardo (Roma, 1939), Bertrand Lavier (Châtillon sur Seine, 1949), Giovanni Rizzoli (Venezia, 1963), Daniele Innamorato (Milano, 1969) e Camilla Gurgone (Lucca, 1997).
Con modalità diverse e originali, ogni artista incorpora forme di automatizzazione nella propria pratica, servendosi di meccanismi matematici e algoritmi, apparecchi legati alla sfera medico-scientifica, intelligenza artificiale e dispositivi ready-made. Si tratta di un’arte meccanica – come la definiva Kant – che genera opere dopo l’apprendimento di conoscenze spesso tecniche. I mezzi utilizzati diventano così co-creatori, contribuendo in maniera rilevante non solo al processo di produzione ma allo stesso risultato finale. L’arte meccanica conduce a una sinergia tra “macchina” e umano, il quale diventa un tecnico che guida le capacità della tecnologia al fine di esplorare territori creativi altrimenti irraggiungibili. Si aprono così nuovi territori dell’arte. La mostra è una documentazione e un approfondimento multiforme delle possibili combinazioni che la pratica artistica può intrecciare con strumenti generalmente alieni a essa. Attraverso le opere esposte emerge l’intento di ridefinire la “sacralità” della produzione artistica.
Dadamaino è presente con i suoi rilievi geometrico-percettivi realizzati serialmente sovrapponendo pellicole plastiche forate, Irma Blank con la sua “trascrizione” organica del respiro umano. Niele Toroni con la ripetizione delle impronte di un pennello poste su qualsiasi superficie e alla stessa distanza, Sergio Lombardo con le tele composte da colorati motivi generati attraverso algoritmi che smuovono le percezioni subliminali dell’osservatore. Bertrand Lavier con le tele-tovaglie depotenzia l’atto creativo mescolando arte “alta” e vita quotidiana, Giovanni Rizzoli infilza con una flebo piena di colore acrilico le sculture imbottite e rivestite da tessuto damascato. Camilla Gurgone esclude il soggetto utilizzando l’intelligenza artificiale per generare immagini oniriche stampate su carta termica che svanisce, oppure realizza performance raccogliendo scontrini trovati di cui replica la spesa, Daniele Innamorato esegue una pittura gestuale in maniera impersonale, stendendo sopra diversi strati di acrilici grandi fogli di cellophane che rimossi creano segni e forme casuali. Tutti gli artisti presenti nell’esposizione rappresentano una mappatura quanto più variegata delle esperienze e tendenze del Novecento.
Il confronto dell’osservatore con le pratiche sopracitate evoca fantastiche considerazioni sulle ibridazioni tra umano e artificiale, portando a chiedersi, per esempio, quale sia oggi il ruolo dell’artista nella produzione considerando la co-autorialità con le macchine. Oppure a interrogarsi su possibilità e impossibilità della meccanica. “Meccanica” non ha come obiettivo una risposta risolutiva e certa, al contrario ci suggerisce che, pur essendo un’opera il prodotto di una tecnologia autonoma, è l’artista a definirne i parametri d’azione e a fornire al prodotto un significato e un valore culturale. Inoltre, l’esposizione rappresenta una sorta di linea temporale visiva dell’evoluzione di pratiche artistiche che integrano procedure meccaniche: raccogliendo modelli moderni e contemporanei esibisce il modo in cui si evolve la percezione dell’arte meccanica.
Il lavoro curatoriale che ha condotto a “Meccanica” si è concentrato sulle controverse e discusse questioni sulla natura dell’arte sollevate dall’automatizzazione nella pratica artistica. Le opere esposte espandono le potenzialità espressive attraverso l’ingegno umano in un percorso che combina soluzioni che vanno dal ready-made all’intelligenza artificiale: una sfida stimolante per la critica dell’arte contemporanea. Questa esposizione democratizza l’atto creativo slegandolo da quella percezione di risultato di un talento geniale, pur mantenendo l’attiva l’azione dell’artista. Gli artisti presenti dimostrano che l’arte non è esclusiva del genio, ma può essere il frutto di processi partecipativi e accessibili, offrendo una varietà di approcci e nuovi orizzonti sia per il pubblico sia per la pratica artistica stessa.
Irene Follador
Info:
AA.VV. MECCANICA
07/04 – 19/06/2024
Galleria Viasaterna
Via Leopardi, 32, 20123, Milano
https://viasaterna.com/
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