Fino al 23 marzo 2024 la CAR Gallery di Bologna si veste delle Untold stories di Odonchimeg Davaadorj, un’artista multidisciplinare che porta con sé una ricca storia personale e artistica. Infatti, il suo viaggio dalla Mongolia all’Europa ha plasmato profondamente l’arte di questa giovane artista, che mescola elementi della sua eredità mongola con influenze occidentali. Attraverso il suo lavoro, Davaadorj esplora temi di identità, spiritualità e connessione con la Natura.
Odonchimeg Davaadorj, “Untold stories”, installation view, courtesy CAR Gallery, Bologna
Antonella Buttazzo: Puoi parlarci di più della tua esperienza di crescita in Mongolia e di come abbia influenzato il tuo approccio all’arte?
Odonchimeg Davaadorj: La più importante influenza proveniente dal mio background artistico in Mongolia è l’interesse per tutte le forme di vita. Mi piace lavorare con gli esseri viventi perché c’è così tanto da esplorare. Immagino che quest’aspetto derivi dai ricordi della mia infanzia nel villaggio, dove i miei genitori avevano una piccola fattoria. Erano una coppia laboriosa, che allevava molti animali e coltivava grandi quantità di frutta e verdura durante la breve estate mongola. Quando penso alla mia infanzia, sono estremamente grata e mi sento fortunata di aver vissuto con tutti questi magnifici esseri viventi, che mi hanno plasmata facendomi diventare ciò che sono oggi.
Cosa ti ha spinta a lasciare la Mongolia per trasferirti in Europa e in che modo questo viaggio ha influenzato il tuo lavoro artistico?
Una ragione era il desiderio di una vita economicamente più confortevole, e dall’altra parte, volevo conoscere culture diverse e incontrare nuove persone, cosa che ha presentato enormi sfide, specialmente all’inizio. Il mio percorso verso l’Arte non è stato immediato quando sono arrivata in Europa. Diciamo che dopo aver studiato diverse materie e lavorato in modo caotico per alcuni anni, la vita mi ha in qualche modo condotta all’Arte, dove mi sento a casa.
Odonchimeg Davaadorj, “Untold stories”, installation view, courtesy CAR Gallery, Bologna
Potresti parlarci del ruolo della Natura e della cultura mongola nel tuo lavoro artistico, sia prima sia dopo il tuo arrivo in Europa?
Innanzitutto, mi sforzo sempre di lavorare come artista, non solo come artista mongola. Certo, non posso negare le mie origini, né voglio farlo. Tuttavia, non la considero una priorità. Ma posso vedere tracce del mio background nel mio lavoro. I miei studi in Belle Arti sono stati trasformativi, poiché hanno ampliato la mia comprensione dell’Arte e dell’Umanità.
Come decidi materiali e tecniche per esprimere le tue idee artistiche e quali sono le sfide e le ricompense di questa scelta?
Come artista multidisciplinare, esploro vari mezzi, anche se mi concentro principalmente sul disegno. Mi piace testare nuovi media e vedere come possono cambiare il significato del mio lavoro. A volte sento che certe idee possono essere espresse solo attraverso il disegno, la ceramica o la pittura. Cerco di avere la libertà di passare da un mezzo all’altro secondo le esigenze delle mie idee.
Odonchimeg Davaadorj, “Untold stories”, installation view, courtesy CAR Gallery, Bologna
Qual è il significato simbolico del colore rosso nel tuo lavoro artistico e perché scegli di usarlo così frequentemente?
L’uso del rosso, o di qualsiasi altro colore, dipende dal mio “stato d’animo artistico” e dal soggetto che voglio esplorare. Il rosso, per me, è un colore potente perché simboleggia la vita, essendo il colore del sangue. Lo sento più vicino a noi perché tutti abbiamo il rosso nei nostri corpi, l’essenza stessa della vita.
Potresti condividere alcune influenze artistiche che hanno plasmato il tuo stile e la tua visione?
Ci sono molti artisti di cui ammiro lavori o biografie. Louise Bourgeois ne è un buon esempio. Tuttavia, al giorno d’oggi, sono più attratta da artisti giovani e dal loro coraggio, libertà e creatività. È ammirevole vedere questi giovani artisti affrontare le sfide del mondo dell’Arte con tanta energia e determinazione.
Come integri temi come il femminismo e la protezione ambientale nel tuo lavoro e quali messaggi cerchi di trasmettere attraverso di essi?
Cerco modestamente di ricordare a tutti noi che siamo interconnessi, che tutti gli esseri viventi sono collegati e che abbiamo bisogno gli uni degli altri per sopravvivere. La mia arte serve come riflessione su questa interconnessione, mirando a trasmettere messaggi di unità e tutela ambientale.
Odonchimeg Davaadorj, “Untold stories”, installation view, courtesy CAR Gallery, Bologna
Puoi descrivere il processo creativo dietro i tuoi ritratti e paesaggi emotivi e come cerchi di comunicare emozioni attraverso il tuo lavoro artistico?
Quando lavoro su ritratti, sia disegnando sia dipingendo, cerco di catturare l’essenza dell’anima dei soggetti. Cerco di trovare quel punto esatto in cui sento che la loro anima risiede. Per me, creare ritratti è un viaggio spirituale. Ispirandomi alla citazione di Agnès Varda, «Se aprissimo le persone, troveremmo dei paesaggi. Se apriste me, trovereste delle spiagge», esploro il legame tra le persone e i loro ambienti. Creo storie che mescolano memoria e finzione, invitando gli altri a vedersi nelle mie narrazioni.
Infine, quali sono i tuoi progetti futuri e le direzioni che immagini per la tua carriera?
Attualmente, sto lavorando a una mostra collettiva presso la Gallery Akinci ad Amsterdam e mi sto preparando per una personale presso il Museo Ettero Fico a Torino nel 2024. Ho in programma di esplorare ulteriormente la ceramica e la scultura, dando forma fisica ai miei lavori su carta e mettendomi alla prova in nuove direzioni artistiche.
Info:
Odonchimeg Davaadorj. Untold stories
3.2.2024 – 23.3.2024
CAR Gallery
Via Azzo Gardino, 14/a – Bologna
www.cardrde.com
@cardrde_gallery
Dopo aver conseguito la maturità linguistica, ha proseguito gli studi laureandosi in Storia dell’Arte presso l’Università del Salento, con una tesi bilingue sui Preraffaelliti. Da allora, contribuisce attivamente come articolista e collaboratrice con blog nazionali e con riviste e programmi TV locali.
NO COMMENT