Ci puoi dare un tuo breve profilo biografico e come mai hai deciso di muoverti su questo terreno accidentato dell’arte contemporanea?
Giorgio Chinea, 30 anni, padovano, da sempre con il pallino dell’Arte. Nel 2012 mi sono laureato al DAMS di Padova con una tesi sulla Performance Art e la figura di Marina Abramović. Successivamente mi sono spostato a Milano per qualche anno, dove ho seguito una serie di corsi sulle pratiche curatoriali e sui mercati dell’Arte contemporanea presso la NABA. Sono stati anni importanti passati tra le mostre e i musei più importanti del paese che mi hanno fatto capire la direzione che dovevo prendere a livello lavorativo. Già da qualche anno praticavo come curatore indipendente e Art Director (TEdXPadova prima e TedXCortina poi).
Com’è nato il progetto di fondare una galleria a Padova, usando una vetrina-cabinet nel prestigioso fabbricato del Caffè Pedrocchi?
Padova è la mia città, la amo molto e da sempre sapevo che per cominciare avrei dovuto partire da qui. La Galleria è venuta da sé, come un naturale proseguimento della mia precedente attività, e agli inizi del 2017 decisi di aprire qui la mia piccola “galleria concetto”, la Giorgio Chinea Art Cabinet, ispirata alle Wunderkammer. Tre vetrine incastonate alla parete ovest del meraviglioso e prestigioso Caffè Pedrocchi, situato nel cuore pulsante della città di Padova. Tre vetrine che danno grandissime opportunità agli artisti che ospito per creare dei progetti ad hoc, spesso progetti site specific, molto dinamici e accattivanti.
Come sta reagendo la città di Padova a queste tue proposte?
La città sta reagendo molto bene: sono pienamente soddisfatto sotto questo profilo. Padova non è certamente una città facile, è una città estremamente ricca di storia e cultura legata anche se vogliamo a una tradizione più antica… Lavorando moltissimo con il contemporaneo, con la Performance Art e con “l’evento”, la vernice inaugurale per capirci che spesso si tramuta in Happening, mi dichiaro contentissimo per il sempre più grande seguito di pubblico, critica e cittadinanza che partecipa ai miei vernissage.
Quali sono gli artisti con i quali hai iniziato a muovere i tuoi primi passi?
L’inaugurazione della Galleria invece, avvenuta nel marzo 2017, fu con un figlio d’arte: Alberto Bortoluzzi, padovano come me, ed erede di una delle più importanti dinastie di pittori veneti. I Bortoluzzi appunto, maestri del paesaggio tra la fine dell’800 e per buona parte del ‘900. Alberto è pronipote di Millo Bortoluzzi Senior e nipote e allievo di Millo Bortoluzzi Junior ed è un paesaggista come i suoi predecessori.
Puoi farci un riepilogo del 2018?
Il 2018 è stato un anno molto intenso, e direi fondamentale, per la Giorgio Chinea Art Cabinet. Ho avuto l’onore di avere ospite la scorsa primavera Laurina Paperina, artista di fama internazionale che amo molto, maestra di una ironica neo-Pop Art e instancabile provocatrice con il suo “Giudizio Universale”. Poi, lo scorso settembre è stata la volta di Giovanni Motta, veronese, artista brillante e iper patinato. La mostra s’intitolava “Jonny Boy”. Infine una grande prova: la mia prima mostra istituzionale realizzata con la collaborazione del Comune di Padova e il settore Musei, “Alberto Bortoluzzi, l’eredità dello sguardo” alla Galleria Civica Cavour; una personale meravigliosa basata sui suoi paesaggi fatti dialogare con alcune opere del bisnonno e dello zio prestate da importanti collezionisti e gallerie.
Quali sono i tuoi progetti per il 2019?
Molto bolle in pentola, ma non mi sento ancora di esprimermi in merito. Posso però anticipare che probabilmente ci sarà un grande ritorno della mia amata Performance Art!
Giorgio Chinea con alle spalle l’opera “Jonny Boy” di Giovanni Motta
La performance realizzata per la vernice “Jonny Boy” di Giovanni Motta alla Giorgio Chinea Art Cabinet, 20 sett 2018 (alle spalle della folla l’ingresso postico del mitico Caffè Pedrocchi)
Laurina Paperina, Giorgio Chinea e le Cosplayers presenti all’evento del vernissage da Giorgio Chinea Art Cabinet di “The Last Judgment”, Padova, 2018
È direttore editoriale di Juliet art magazine.
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