Inaugurata lo scorso 23 settembre presso la Galleria Nazionale dell’Umbria, la mostra Hans Hartung Polyptiques rappresenta un’inedita opportunità per approfondire il valore della produzione dell’artista naturalizzato francese, attraverso l’esposizione di una serie di opere appartenenti alla seconda metà della sua fase creativa; forse quella meno conosciuta al grande pubblico. L’evento, a cura di Marco Pierini, è il risultato della collaborazione fra l’istituzione museale umbra e la Foundation Hartung-Bergman di Antibes, come a ricordare quanto speciale fosse il legame dell’artista con l’Italia e presenta, per la prima volta appositamente concepiti come serie, quaranta realizzazioni su carta e sedici dipinti di grande formato articolati in scomparti mobili; sei dei quali mai esposti prima.
Difatti, probabilmente perché a quelle date non vi era ancora la giusta distanza cronologica, sfuggirono anche agli organizzatori della mostra Poliptyques, le tableau multiple du moyen-age au vingtième siècle, tenutasi al Louvre di Parigi nel 1990.
Eseguito fra il 1961 e il 1988 concependo l’opera direttamente sulla tela e – riguardo gli esempi più tardi – trattandola con l’aerografo, questo corpus costituisce un vero e proprio paradigma per la comprensione dell’evoluzione dello stile dell’autore dopo il crinale del 1960, quando vinse il Leone d’Oro alla Biennale di Venezia. Fu lo stesso Hartug ad apostrofare questa tipologia di opere come “polittici” perché, proprio come quelli medievali, si scandiscono in elementi distinti seppure paratatticamente uniti, tuttavia i suoi godono di una maggiore libertà espressiva dovuta al fatto che le singole tele non sono vincolate da alcuna gerarchia narrativa. Dalla loro osservazione, è riscontrabile quanto l’indole sperimentatrice dell’artista non si fosse affatto esaurita dopo il fertilissimo periodo informale che l’ha consegnato alla storia dell’arte, ma che avesse, piuttosto, cambiato rotta verso approdi estetici nuovi ma non per questo incoerenti con il suo retroterra stilistico, al tempo stesso personali e in grado di misurarsi con la sensibilità internazionale. Infatti, se quella sottrazione di soggettivismo che attraverso il raffreddamento dei mezzi espressivi dell’opera d’arte ha portato al superamento dell’informale è parzialmente presente nei lavori degli anni Sessanta, si veda come appaia più evidente nei dipinti e nelle carte degli anni Settanta dove esempi di simmetria e libertà cromatica convivono e si compenetrano straordinariamente. Le opere degli anni Ottanta – ultima parte di questa genealogia – possiedono parallele vie di lettura: alcune sembrano dimostrare uno straniante senso di incombenza dovuto a un trattamento all over della tela e alle grandi e scure masse cromatiche che come ombre hanno confini labili e indefiniti, mentre altre manifestano una distribuzione della pittura decisamente più pulviscolare e parcellizzata, tale da creare atmosfere rarefatte e suggestive.
Il catalogo della rassegna, bellissimo progetto editoriale targato Magonza editore, contiene testi del direttore della GNU Marco Pierini, del presidente della Fondation Hartung-Bergman Thomas Schlesser, della curatrice della medesima fondazione Helsa Hougue e del critico d’arte Marco Vallora.
Buona visita.
Info:
Hans Hartung. Polyptiques
24 settembre 2017 – 7 gennaio 2018
Galleria Nazionale dell’Umbria
Corso Pietro Vannucci 19, Perugia
Hans Hartung, T1962-L21, T1962-L22, T1962-L23, 1962, vinilico su tela, 180 x 210 cm, Collezione Fondazione Hartung-Bergman
Hans Hartung, T1973-E44 T1973-E45 T1973-E46 T1973-E47, 1973 acrilico su tela, 130 x 230 cm, Collezione Fondazione Hartung-Bergman
Hans Hartung, T1986-E17, 1986, acrilico su tela, 216 x 300 cm, Collezione Fondazione Hartung-Bergman
Critico d’arte contemporanea e curatore, ha curato mostre in gallerie, spazi indipendenti e istituzionali. Ha tenuto conferenze in Italia e all’estero. Suoi testi e ricerche sono pubblicati su cataloghi, magazines di settore, edizioni di gallerie e monografie. È curatore di archivi d’artista, contributor di riviste e uffici stampa specializzati. Collabora con fondazioni, musei pubblici, case editrici e università a progetti di ricerca e curatoriali.
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