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In Absentia: in conversazione con Gill Gatfield

In Absentia: in conversazione con Gill Gatfield

In questa conversazione, l’artista concettuale Gill Gatfield (di base ad Aotearoa in Nuova Zelanda) discute della sua ultima attivazione digitale, intitolata “In Absentia” (2023), presentata all’UNESCO Geopark Island of Kefalonia, a Stonehenge, e al British Museum. Attraverso una riflessione sul potenziale del metaverso, l’artista affronta le modalità per espandere le implicazioni poetiche e politiche della scultura digitale in ambienti comuni.

Gill Gatfield, In Absentia, 2023, Ionion Islands UNESCO Geopark. Crystal glass, Acropolis marble, extended reality, 3.53mH x 3m Dia. Photo Chiara Becattini, courtesy and copyright the artist

Sara Buoso: La tua pratica digitale esplora il metaverso. Qual è il tuo focus in quest’area di indagine?
Gill Gatfield: Il metaverso è un mondo di infinite possibilità, che viene rapidamente plasmato da un’economia basata sulle attività cognitive della mente, secondo la quale gli esseri umani alimentano un set di dati di intelligenza artificiale. È anche un territorio fertile in cui ottenere risultati equi per importare valori umanisti su scala globale. I miei progetti prevedono l’azione umana in concomitanza con una forma radicale di coscienza, entrambe calcolate secondo un’equazione e rese attraverso l’utilizzo di tecnologie quali la realtà estesa (XR) applicata a sculture e installazioni in determinati contesti del mondo reale. I progetti sono profondamente sperimentali e di lunga durata e integrano i mezzi XR (realtà virtuale, aumentata e mista) in contesti estetici e critici. La mia attenzione è rivolta al potenziale dinamico della scultura digitale nella vita contemporanea e alla sua capacità di connettersi con le persone in un dato luogo e tempo. Mi interessa un’arte digitale che offra sia un’esperienza magica in cui perdersi sia un meccanismo attraverso il quale ricentrare l’essere umano. Attraverso questo continuum, le forme astratte possono suscitare meta-domande sulla relazione tra digitale-uomo-spirito e sul ruolo dell’umanità in un Antropocene fisico-digitale.

Gill Gatfield, In Absentia, 2023, Ionion Islands UNESCO Geopark. Crystal glass, Acropolis marble, extended reality, 3.53mH x 3m Dia. Photo Chiara Becattini, courtesy and copyright the artist

Vorresti descrivere la tua nuova scultura digitale, In Absentia?
In Absentia esiste come potenziale enigmatico. Una volta rilasciata, l’opera diventa un oggetto performativo. È un’opera che si realizza attraverso l’attivazione di dispositivi, come telefono cellulare o tablet, che consentono di accedere a una realtà aumentata tramite una app XR da me codificata. Attraverso la fotocamera del dispositivo scelto, le persone decidono se posizionare la scultura in un ambiente fisico interno o all’esterno, muovendosi in questa forma tridimensionale nel tempo e nello spazio reale. Il senso della scultura è monumentale e sorprendente e le due figure in cristallo appaiono inaspettatamente come un’apparizione o un sogno. L’esperienza può essere personale o condivisa, ad esempio vedendosi circondare dagli altri tenendosi la mano In Absentia. Esistono infiniti multipli di questa scultura virtuale, i quali vengono catturati e condivisi in immagini. Nello spazio fisico, le colonne traslucide in AI s’innalzano per oltre tre metri, suggerendo l’idea di una storia architettonica ancorata a una base in pietra scanalata. Se il vetro cristallino sembra futuristico, il basamento trova origini antiche: la colonna ionica è una codifica delle colonne in marmo dell’Acropoli. La presenza digitale è allo stesso tempo reale ed effimera. Si presenta come un “essere” virtuale con uno spiccato senso di potenziale e fragilità.

Gill Gatfield, In Absentia, 2023, Homeric Theatre. Photo Chiara Becattini, courtesy and copyright the artist

In Absentia suggerisce un punto di svolta per ciò che la pratica digitale può fare, non solo in termini di innovazione, ma anche per noi esseri umani.
Laddove le piattaforme online tendono a isolarci dietro uno schermo, In Absentia invita al coinvolgimento attivo in modalità mista fisico-digitale, connettendosi a realtà sociali concrete. L’invito è di non tagliare il cordone ombelicale con i nostri dispositivi mobili portatili, adottando invece il cellulare come estensione della mano e come terzo occhio nella nostra vita contemporanea. La fotocamera del telefono consolida una connessione personale e transazionale con la scultura. Qui, il dispositivo documenta e archivia simultaneamente e internamente la nostra esperienza dei cloud digitali, manifestando esternamente un’esperienza digitale nella vita reale. In un’epoca caratterizzata dall’accelerazione delle tecnologie che disumanizzano e dal paradosso dell’intelligenza artificiale (che ha bisogno di set di dati umani e spaziali per costruire e superare la capacità del cervello umano), In Absentia immagina l’inverso. Propone un veicolo per la coscienza e l’azione in un discorso umano-digitale. L’esperienza dell’opera d’arte può evocare idee o sentimenti di dominio o libertà. Offre un faccia a faccia mediante l’attraversamento di una grotta trasparente che potrebbe svelare o resettare le percezioni, poiché In Absentia media il dentro e il fuori, il soggetto e l’oggetto, l’umano e lo spirito, altro e sé. La forza agente che innesca è lì per essere presa. Gli strumenti digitali sono quindi nelle mani di chiunque, quali strumenti di scelta nel corso dell’evoluzione umana. In qualità di creatore e curatore, una persona tocca il proprio schermo per immettere la scultura digitale in uno spazio. In tal modo, si vuole affermare una presenza, attingendo a memorie primordiali e collettive attraverso segni lasciati in passati ancestrali. L’intento è stimolare il nesso cervello-mano in maniera non ancora simulata e il corpo viene sollecitato a muoversi in uno spazio ancora da configurarsi.

Gill Gatfield, In Absentia, 2023, Farsa Village Kefalonia. Photo Chiara Becattini, courtesy and copyright the artist

Parli di “monumenti virtuali”. In che modo questo titolo implica un’estetica dell’effimero?
La mia arte indaga i monumenti e l’effimero in modo parallelo tra pratica e filosofia e il mio lavoro indaga queste contraddizioni di termini. Laddove il monumento privilegia la permanenza, l’effimero è plasmato da una materialità dissolta e da un’esistenza tenue. Il digitale, d’altra parte, è naturalmente effimero in termini di forma ed effetto. Permanenza e transitorietà – monumentale ed effimero – si scontrano in un monumento virtuale e questa riconciliazione di nozioni apparentemente contrastanti informa la mia pratica. In Absentia si affianca all’opera Native Tongue XR e HALO quali modi di negoziare queste contraddizioni attraverso il regno digitale. Come monumenti virtuali, esaminano la presenza assente e ribaltano il segno dell’archetipo distintivo del monumento. Storicamente rigido nei materiali e nella forma, il monumento pone un limite all’immaginazione. Fissati in un luogo, oggetto e soggetto appartengono a una comunità, a un tempo e a un paesaggio. Eppure, nell’atto stesso di commemorare o ripensare una storia o una realtà, altre realtà vengono messe a tacere o soppresse. In questo senso il monumento fisico accentua ciò che non c’è. Nello spazio condiviso, il monumento virtuale potrebbe essere descritto come apolide. Infatti, la sua designazione come monumento è personale e discrezionale e cambia a seconda delle percezioni individuali, delle esperienze collettive e dei contesti critici. La sua esistenza e durata sono discrezionali, fluide e transitorie e soggette al controllo di chiunque. Potendo manifestarsi in molteplici realtà fisiche, un monumento virtuale imparziale può rimanere un sistema aperto a narrazioni diverse.

Gill Gatfield, In Absentia, 2023, Ionion Islands UNESCO Geopark. Photo Chiara Becattini, courtesy and copyright the artist

Oltre l’estetica, le tue opere racchiudono significati simbolici e politici. In che senso attivismo e agency sono fattori importanti della tua ricerca?
Sono motivata da meta-domande su sostenibilità, cambiamento climatico, decolonizzazione ed equità. Questi imperativi permeano i mondi virtuali e fisici informando la mia pratica e le mie opere. Questi valori informano la mia modalità di lavoro e apportano contenuti socio-politici. Il potenziale di un certo attivismo dell’opera esiste anche nel luogo della sua presentazione. Per esempio, per suggerire un’idea di di(s)equilibrio, è necessaria una minima impronta fisica per modificare l’idea di monumento statico, attivando nuove idee e dimensioni percettive. Nella mia pratica digitale, sto sviluppando una scultura sostenibile. Queste opere conservano ed esaltano materiali preziosi o rari, attentamente studiati e codificati. Le forme astratte vengono tagliate, scolpite e modellate nella realtà estesa, eliminando i processi di estrazione, fabbricazione, trasporto e installazione che diversamente richiederebbero un alto consumo di energia. Il pubblico percepisce queste impronte leggere quando attiva una scultura sostenibile che esiste come materia nel metaverso.

Gill Gatfield, In Absentia, 2023, detail, Acropolis Museum. Photo Gill Gatfield, courtesy and copyright the artist

Il simbolo “I” (Io) si ripete nelle forme di cristallo di In Absentia. Che significato ha?
La forma “I” è varia e molteplice. È universale (nella misura in cui la lingua inglese è pervasiva) e personale. Può emergere come una colonna, un numero, una lettera o un torso: un corpo senza braccia e gambe. Può significare identità e presenza, sensibilità e onnipotenza, nascita e morte. Quando il testo viene letto ad alta voce, risulta come un “occhio” fonetico emettendo suoni poetici e di assenso; ‘aye’ o ‘āe’, o ‘ai’ – AI. Come pronome, proietta un frame occidentale. “I” non ha genere in realtà e così agisco politicamente, offrendo libertà d’azione a tutti. Come una trave “I”, può infine designare un elemento strutturale, infatti, quando è in piedi, diventa un paletto nel terreno. Le forme “I” gemelle di In Absentia possono invitare a ripensare le narrazioni e gli stati dell’essere tra interno/esterno a seconda dell’ubicazione della scultura. Attivate, ad esempio, in Grecia, nel Geopark UNESCO di Cefalonia, antica dimora di ninfe, muse e dee, queste figure fluttuanti suggeriscono spiriti sfuggenti: nei materiali, nel mezzo, nel titolo e nella forma. La base ionica curva sostiene gli attributi femminili attribuiti a questo ordine colonnare delineando delle fluide figure come in un passo a due. La scelta di utilizzare un materiale traslucido suggerisce un’esistenza illusoria, simile a quella di queste figure mitiche oscurate o minimizzate nelle cronache del tempo. In una rivisitazione digitale, In Absentia ripensa la genesi di questi spiriti.

Gill Gatfield, In Absentia, 2023, detail. Photo Gill Gatfield, courtesy and copyright the artist

Hai attivato In Absentia nell’Isola Ionica di Cefalonia, al Museo dell’Acropoli di Atene, al British Museum nel Regno Unito e a Stonehenge. In ogni ambientazione l’opera sembra site-specific, perché si posiziona all’interno di questi contesti specifici.
Un monumento digitale è intrinsecamente senza confini. Può essere un messaggero o un protagonista nello spazio libero. L’opera, attivata come un multiplo infinito dal pubblico in spazi predisposti, si posiziona in maniera significativa. In Absentia è in viaggio, è di per sé una forma effimera, scandita dalla presenza e dall’assenza in un luogo. Le sue collocazioni inaugurali sono contesti in cui esistono comunità, mitologie, storie, ecologie, geografie e movimenti sociali che informano il lavoro. Ogni contesto lega potenzialmente l’oggetto e il soggetto attraverso molteplici e stratificate storie di persone e luoghi. Questi sono motivi validi per attivare un monumento democratico. Il viaggio di In Absentia inizia presso l’antica Acropoli di Atene. Qui la struttura virtuale si erge guardando verso l’Eretteo, un tempio costruito in onore di Atena, dea della saggezza e della guerra. Questo tempio ospitava una Cariatide e una Colonna ionica confiscate dal diplomatico britannico Lord Elgin durante l’Impero Ottomano, e ancora “conservate” in una stanza sul retro del British Museum, dove la Cariatide sostiene il tetto. Quale monumento o statua classica, In Absentia incarna e denuncia queste e altre perdite. Ne sono seguite attivazioni segrete: all’interno del Museo dell’Acropoli, dove si posiziona nello spazio della Cariatide scomparsa, e nella sala del British Museum, dove In Absentia si inarca su una figura di marmo tra le rivelazioni di tesori perduti e rubati dall’interno di quell’istituzione. Nei drammatici paesaggi e teatri delle Isole Ionie, il luogo dell’Odissea di Omero, In Absentia evoca viaggi epici di crisi e lotta, autonomia e autodeterminazione, trasformazione e crescita. Queste e nuove attivazioni rappresentano l’inizio di un impegno continuo in ambienti e contesti significativi per quest’opera.

Gill Gatfield, In Absentia, 2023, Ionion Islands UNESCO Geopark. Photo Chiara Becattini, courtesy and copyright the artist

Secondo una visione più ampia, la tua pratica affronta un terzo genere di discorso, un approccio che non si fonda su dicotomie, ma propone un modo unico di articolare concettualismo e linguaggio.
Le dicotomie possono essere vicoli ciechi: si polarizzano per definizione. Sono incuriosita dagli spazi liminali in cui il significato può prosperare. Nei miei lavori più recenti, esploro il silenzio, come portale e dialogo, come ritmo e onda. Queste e altre frequenze sono spazi potenti per la costruzione di connessioni tra persone, oggetti e idee. Ogni opera d’arte, digitale o analogica, può essere percepita come una metafora estesa informata dal linguaggio astratto nelle sue parti costitutive. L’indagine sull’opera è speculativa e rimane in corso anche quando l’opera viene rilasciata o fissata in modo permanente. Intendo l’opera d’arte come un sistema operativo alimentato dalla matrice delle sue parti combinate: il mezzo, il materiale, il simbolo, la scala, il titolo, i luoghi e il pubblico. Ogni componente ha significati specifici che cambieranno a seconda dei contesti culturali e del tempo. Le idee risiedono anche negli strati interdisciplinari tra soggetto e oggetto e possono essere compresi attraverso la teoria, la critica, la neuro-estetica, la fenomenologia o la semiotica – portando in primo piano la poetica. Gli elementi formali da soli non bastano. Le idee di un’opera d’arte dipendono dalle storie delle persone, dei luoghi, dalle emozioni, dai sensi e della memoria. L’opera d’arte dialoga con il suo ambiente in maniera costante. Sposta o descrive un volume d’aria e cerca di aggiungere qualcosa di fluido nell’atmosfera.

Info:

https://vimeo.com/869784574#t=0

www.gillgatfield.com


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