GALLLERIAPIÙ presenta Minimum, personale di Ivana Spinelli che analizza le valenze semantiche del linguaggio giuridico e delle formule matematiche su cui si basano le indagini statistiche di ambito economico per riflettere sulla capillare incarnazione di questi codici apparentemente indecifrabili nei rapporti di potere che disciplinano le relazioni umane. Il punto di partenza è una ricerca sulle normative che regolano il salario minimo di 8 Stati (Portogallo, Turchia, Marocco, India, Romania, Cina, Bangladesh e Indonesia) in cui è decentrata la produzione dei più famosi brand tessili del Made in Italy. L’artista ha raccolto questo variegato corpus legislativo in una pubblicazione in cui la traduzione italiana affidata a professionisti del settore costituisce il primo denominatore comune tra culture molto distanti tra loro e il presupposto iniziale per un reciproco confronto. Il risultato dell’operazione inversa, cioè la traduzione nelle 8 lingue coinvolte del contratto collettivo nazionale di lavoro per i dipendenti dell’industria tessile in Italia, diventa invece uno slogan che campeggia su una processione di bandiere colorate allineate contro il muro. Questa doppia presentazione evidenzia come il linguaggio abbia il potere di stabilire regole e definizioni e di quantificare la libertà d’azione dell’uomo, ma l’irrisolta tensione tra le categorie mentali e gli imprevedibili esiti delle loro diverse modalità di interpretazione e applicazione ne rende tangibile il reale significato al di là di ogni retaggio ideologico.
Lo schieramento di numeri, dati e parole messo in campo dall’artista infatti, anziché incrementare la comprensione, genera un’indefinibile smarrimento che si acuisce con l’emergere dell’unica constatazione possibile, la traduzione in merce del corpo sociale inteso come organismo di produzione e al tempo stesso destinatario del prodotto finale. A ogni traslazione linguistica corrisponde un analogo spostamento di materiali e manufatti trasformati in beni di consumo attraverso una catena di montaggio internazionale che imprime in essi le storie, le lotte e le sconfitte di un’invisibile moltitudine di lavoratori che permutano il proprio tempo e le proprie energie con un salario la cui adeguatezza è stabilita da un calcolo statistico. L’importo minimo di tale compenso, convertito in una valuta comune di riferimento e tradotto graficamente in un diagramma circolare in cui ogni nazionalità è contrassegnata da un colore diverso, viene confrontato con il valore corrispondente alla soglia di povertà di ciascun Paese che costituisce l’anello interno del grafico. Il caleidoscopico disco in cui le differenti estensioni delle squillanti tonalità pantone compongono un piacevole pattern variopinto diventa il culmine di una scultura il cui basamento fatto di cartoni, lamiere e parquet industriale riporta l’ingannevole esattezza del dato matematico alla sua portata reale alludendo a diverse tipologie di abitazione. Al centro della poetica dell’artista permane un’idea di corpo inteso come luogo di una perenne rinegoziazione di significati e di concretizzazioni narrative e concettuali altrimenti inespresse: cardine di un sistema in fragile equilibrio tra necessità di sussistenza e spinta alla trascendenza, imprigionato nei dettami dell’estetica e compresso nei ritmi della produzione, il corpo rappresenta anche il luogo dell’imprevedibilità biologica e dell’istinto che eccede ogni regola procedurale. Allo stesso modo il significato più profondo del linguaggio sembra affiorare nello scarto semantico implicito nelle sue possibilità di traduzione e nella tensione dialettica tra gli intriganti corto circuiti concettuali che nascono dall’incontro tra differenze e incongruenze costrette a confrontarsi e coesistere.
In un mercato globalizzato governato da leggi che definiscono più o meno dettagliatamente ogni aspetto delle relazioni sociali sui cui si basano la produzione e il commercio, la componente umana risiede in ciò che è sfuggente, implicito e latente rispetto alle regole. Spinelli evidenzia questa sovrapposizione di livelli in una serie di disegni in cui le reali implicazioni dei testi normativi vengono evocate dai suoi interventi iconici: così il funzionamento di un macchinario industriale viene subordinato alla “benedizione di Dio onnipotente”, un’incomprensibile clausola in calce ad un comma trova la propria emanazione in un gruppo di donne impegnate alla macchina da cucire, mentre la precisazione relativa alla prestazione d’opera di “adulti, adolescenti, bambini e apprendisti” è avvolta da un pudore più eloquente di qualsiasi corrispettivo figurativo. L’isolamento e la de-contestualizzazione liberano questi brevi stralci di frasi da ogni riferimento puntuale e innescano un incontro di associazioni mentali che generano nuovi spazi di pensiero e nuovi spunti creativi. Nel lavoro di Spinelli le parole sospendono la propria funzione determinativa per darsi come gangli pulsanti di una nube semantica che rileva la rete di significanti in cui la vita è costretta e il linguaggio diventa un materiale da mettere in atto in tutte le sue possibili declinazioni. A questo modo la traduzione è utilizzata come detonatore e cartina al tornasole di una trasformazione che prima di diventare fatto e azione trova il proprio luogo ideale d’incubazione negli slittamenti di significato tra una lingua e l’altra e nelle traslazioni generate dall’evoluzione del medesimo idioma. La sostanziale sensazione di smarrimento e indeterminazione trasmessa da questi passaggi di senso potenzialmente infiniti si rafforza nella performance Leggi Nazionali sul salario minimo in cui due voci narranti danno corpo alle leggi nazionali degli 8 Paesi considerati nella versione italiana. Nello scambio tra definizioni, formule e immagini traspaiono contesti storici e culturali destinati a fondersi in una nuova Babele intesa come inevitabile e ricca pluralità ipotizzando allo stesso tempo una disincantata definizione del Made in Italy, niente più che un residuo linguistico (spesso utilizzato tendenziosamente) in cui si sommano variegate ibridazioni materiali, concettuali e umane.
Ivana Spinelli. Minimum.
26 novembre 2016 – 14 gennaio 2017
GALLLERIAPIÙ
Via del Porto 48 a/b Bologna
Ivana Spinelli, La zattera (Salario minimo contro livello di povertà), cartoni, lamiera ondulata usata, parquet, legno, acrilico, 2016, courtesy GALLLERIAPIÙ
Ivana Spinelli, Minimum, exhibition view, courtesy GALLLERIAPIÙ
Ivana Spinelli, CCNL Traduzioni, 9 bandiere 79×107 cm, stampa su tessuto sintetico su aste in alluminio anodizzato, 2016, courtesy GALLLERIAPIÙ
Laureata in storia dell’arte al DAMS di Bologna, città dove ha continuato a vivere e lavorare, si specializza a Siena con Enrico Crispolti. Curiosa e attenta al divenire della contemporaneità, crede nel potere dell’arte di rendere più interessante la vita e ama esplorarne le ultime tendenze attraverso il dialogo con artisti, curatori e galleristi. Considera la scrittura una forma di ragionamento e analisi che ricostruisce il collegamento tra il percorso creativo dell’artista e il contesto che lo circonda.
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