Che cosa significa malato? Cosa significa sano? Cosa significa normale? E chi decide come certificare la normalità? Si apre con queste domande l’utilissimo catalogo in lingua facile che il Museion di Bolzano ha allegato alla mostra “Kingdom of the Ill”, visibile fino al 5 marzo. Il titolo proviene da quello di un libro scritto dalla fotografa Susan Sontag: «Nel mondo ci sono due Paesi», si legge in apertura del saggio, «il Paese delle persone sane e il Paese delle persone malate. Non possiamo decidere in quale paese vivere. Finiamo in uno dei due paesi e non possiamo scegliere». La mostra – curata da Sara Cluggish e Pavel S. Pys – indaga il frattale tra sano e malato, una zona franca che può diventare territorio per la cura. In quell’area semantica intermedia ci sono i paradigmi su cui si declinano le opere dei venti artisti esposti: salute, malattia, cura, infezione, tecnologia e inquinamento.
In quel territorio le domande si fanno urgenti: come possono sentirsi bene le persone malate, che cosa deve cambiare nel mondo? Come ci comportiamo con gli ammalati, con gli anziani, con i dipendenti da sostanze stupefacenti, con quelli afflitti da un lutto? La mostra è un testo argomentativo che nega la tesi della Sontag per trasformarla in un’ipotesi di società del benessere, nel senso dello “stare bene”. Lo stare bene nonostante una malattia, ovvero adottare un approccio olistico, perché oggi la malattia riguarda anche lo stipendio dei medici, i costi delle cure, il sistema della sanità, il troppo lavoro, le relazioni condizionate dalla percezione culturale di una malattia.
In uno scenario post-pandemico, la mostra si basa sulle esperienze vissute da artisti e artiste, che si identificano in alcuni casi come malati cronici o affetti da disabilità. Hanno lavorato per cinque anni riflettendo sulle dimensioni emotive e sanitarie della malattia, su contaminazione culturale e virale, sui fallimenti di welfare statali e privati. Enrico Boccioletti, Brothers Sick (Ezra e Noah Benus), Shu Lea Cheang, Heather Dewey-Hagborg & Phillip Andrew Lewis, Julia Frank, Sharona Franklin, Barbara Gamper, Nan Goldin, Johanna Hedva, Ingrid Hora, Adelita Husni-Bey, Ian Law, Carolyn Lazard, Lynn Hershman Leeson, Juliana Cerqueira Leite & Zoë Claire Miller, Mary Maggic, Mattia Marzorati, Prescription Addiction Intervention Now (P.A.I.N.), Erin M. Riley, P. Staff e Lauryn Youden: le loro opere dimostrano come dovrebbe essere la società a prendersi cura della persona, come ci dovrebbe essere una società inclusiva che si orienti anche al dopo, al futuro che segue una morte o una cura, una tossicodipendenza o una guarigione.
Potente, in questa direzione, è il lavoro di Nan Goldin. Il Museion espone lo straordinario lavoro del 1986, “The Ballad of Sexual Dependency”, il suo primo slideshow, che mette in sequenza 690 sue fotografie scattate tra il 1979 e il 1986. Un diario intimo e sentimentale nella sottocultura gay post-Moti di Stonewall e negli ambienti No wave di downtown New York. Al Museion è presente anche un altro lavoro della fotografa statunitense, simile per struttura narrativa: “Memory Lost”, il quale riflette su un periodo recente della vita di Goldin, caratterizzato dalla sua dipendenza dagli oppioidi. Istantanee intime e private e immagini d’archivio si assemblano in un’unica domanda sul senso della memoria durante l’esperienza della tossicodipendenza.
Suggestiva è anche l’opera di Staff che sembra rivisitare in chiave green le tensioni dell’arte povera: di corrosione, infezione e porosità del corpo parla “Acid Rain for Museion”. Una rete di tubi metallici sospesi che fanno sgocciolare regolarmente una miscela di acidi in barili d’acciaio a dimostrazione di un lento e inesorabile deterioramento che corrode pelle e monumenti.
Info:
AA.VV., Kingdom of the Ill
a cura di Sara Cluggish e Pavel S. Pys
1/10/2022 – 5/03/2023
Museion
Piazza Piero Siena 1, 39100 Bolzano
museion.it
È critico d’arte e docente di Storia dell’arte contemporanea presso lo IUSVE. Insegna inoltre Lettura critica dell’immagine presso l’Istituto di Design Palladio di Verona e Arte contemporanea presso il Master di Editoria dell’Università degli Studi di Verona. Ha curato numerose mostre di arte contemporanea in luoghi non convenzionali. È direttore artistico del festival di Fotografia Grenze. È critico teatrale per riviste e quotidiani nazionali. Organizza rassegne teatrali di ricerca e sperimentazione. Tra le pubblicazioni recenti Frame – Videoarte e dintorni per Libreria Universitaria, Lo Sguardo della Gallina per Lazy Dog Edizioni e per Mimemsis Smagliature nel 2018 e nel 2021 per la stessa casa editrice, Teatro e fotografia.
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