Viaggi, travestimenti, scoperte, ricordi, nuove tecniche, nuove interpretazioni, nuovi orizzonti, tutto questo e altro ancora nelle nuove mostre della Galleria Continua di San Gimignano dal 26 gennaio al 7 aprile 2019. Artisti di quattro paesi, Nari Ward, di cultura afroamericana, Nikhil Chopra indiano, il fiorentino Giovanni Ozzola, e i russi Ilya & Emilia Kabakov. Quattro diverse nazionalità e quattro modi di intendere l’arte. Quella camaleontica di Nikhil Chopra, quella filosofico scientifica di Giovanni Ozzola, quella concettuale dei Kabakov, e quella del riutilizzo e la reinterpretazione dei materiali di Nari Ward.
A partire dai primi anni Novanta Nari Ward realizza grandi installazioni e sculture in cui utilizza materiali di uso quotidiano, scarti e residui di oggetti di consumo come passeggini, carrelli della spesa, bottiglie, porte, televisori, registratori di cassa e lacci delle scarpe, associandoli e ricontestualizzandoli in maniera sorprendete e nuova. Le opere presentate dall’artista alla Galleria Continua restituiscono una concezione quasi animistica dello scarto e del consumato. In Down Doors convivono elementi assolutamente distanti gli uni dagli altri, vecchie porte, tasche, piume, paracadute. Opere brutali nel loro porsi come il letto sfatto di Tracey Emin. Ma qui, con varianti sul tema (Sea Green, Maroon, Qing, Cream, Stage) le opere ci lasciano spiazzati sul significato che dobbiamo dare a cui siamo chiamati a trovare una interpretazione. Porte cadute dal cielo col paracadute? I sacchetti di piume ammassati sulle porte servono ad attutire il rumore di fuori? Sogni, silenzio, leggerezza, lavoro modesto nobilitato, portato in cielo? O come dice lui stesso “La porta è un oggetto che, quando è in uso, suggerisce uno spazio di transizione da un luogo a un altro”. Usa quindi oggetti che parlano delle comunità e del luogo in cui sta lavorando in quel momento come ha fatto in uno dei suoi lavori più celebri, Amazing Grace, con 365 passeggini usati. Mentre con i lacci delle scarpe Ward scrive e disegna. Il pezzo di laccio che fuoriesce dal muro è una linea e con tante linee l’artista crea immagini intriganti. Anche le ossa dipinte ai loro estremi di rosso con rossetto – nate dall’esperienza a Santa Croce sull’Arno, un importante centro manifatturiero che fonda la propria economia sulla lavorazione ed esportazione di cuoio e pelle – uniscono vita e morte, eros e thanatos, la povertà del materiale e la ricchezza del risultato esposto su sostegni in ferro già di per se di grande eleganza.
Da anni Ilya & Emilia Kabakov ci trasportano tra il personale e il politico: la loro vita privata, l’ascesa e la caduta dell’Unione Sovietica, le condizioni di vita nella Russia post-stalinista. Con “The Eminent Direction of Thoughts” ci accompagnano lungo una striscia di ricordi della loro esistenza. Sulla sabbia una corda porta con sé oggetti e foglietti scritti con annotazioni di momenti clou. Così tra elementi visivi e verbali è la condizione universale dell’uomo che vien fuori con tutti gli aspetti drammatici e ironici. All’interno dell’altra stanza da una sedia partono delle corde colorate verso l’alto dove una lampadina fa piovere nel buio una luce di infinita poesia che ha molto a che fare con quanto afferma Emilia Kabakov “Il mondo e il lavoro di Ilya sono costruiti sulla fantasia e sulla storia dell’arte. Io, d’altro canto, molto presto nella mia vita, ho imparato a combinare realtà e fantasia e a vivere entrambe. La nostra vita si basa molto su questa combinazione (…)”.
Il lavoro di Giovanni Ozzola spazia da un capo all’altro del sapere. Pesca nell’astrologia come nella botanica, nei discorsi sul corpo umano come nell’universo tutto. Pratica la fotografia così come lo strappo dell’affresco ma reinterpretandolo a modo suo, ribaltandolo, giocando su negativo positivo, creando rilievi dove c’erano affossamenti, ridipingendo superfici asfittiche asportate da luoghi mal frequentati, con silicone pittura e rete metallica. Allo stesso modo incide lastre d’alluminio con disegni di isole, percorsi stellari, mondi supposti, riempiendo poi questi solchi con filo di bronzo. Fotografa petali caduti sul selciato Fallen Blossoms proponendoli in micro dimensioni. Chiude il percorso espositivo con due immagini-passaggio, una porta da cui trapela una luce e una finestra che si apre sull’orizzonte infinito del mare.
Nikhil Chopra con Drawing a Line through Landscape ripropone il lavoro fatto per documenta 14 di Kassel andando da una sede all’altra, da Atene a Kassel passando per 3.000 chilometri attraverso paesi molto diversi tra loro per scelte politiche caratterizzati da populismi, nazionalismi e da sentimenti xenofobi, tentando di unificarli in un unico paesaggio. Mimetizzandosi e a volte presentando i più diversi personaggi con ironia, o sottolineando l’aspetto drammatico di quell’essere. Lo spazio del teatro-cinema è dominato al centro dalla tenda e dal motocarro usati per il suo lungo viaggio. Alle pareti tutto attorno i teli, chiamiamoli teleri come nell’arte del cinquecento, dipinti durante il viaggio. Nelle stanzette sul retro del palcoscenico 2 video che documentano alcuni momenti del viaggio. In mostra inoltre “Inside out”, una serie di fotografie che documentano il progetto site-specific realizzato da Nikhil Chopra nel 2012 per la sua prima personale in galleria.
Info:
Nari Ward. Drawing a Line through Landscape
Ilya & Emilia Kabakov. The Eminent Direction of Thoughts
Giovanni Ozzola. Octillion
Nikhil Chopra. Down Doors
26 gennaio 2019 – 7 aprile 2019
Galleria Continua
Via del Castello 11
53037 San Gimignano (SI)
Nari Ward, Drawing a Line through Landscape installation view at Galleria Continua, San Gimignano
Ilya & Emilia Kabakov, The Eminent Direction of Thoughts installation view at Galleria Continua, San Gimignano
Nikhil Chopra, Down Doors installation view at Galleria Continua, San Gimignano
Giovanni Ozzola, Octillion installation view at Galleria Continua, San Gimignano
Emanuele Magri insegna Storia dell’Arte a Milano. Dal 2007 scrive dall’estero per Juliet art Magazine. Dagli anni settanta si occupa di scrittura e arti visive. Ha creato mondi tassonomicamente definiti, nei quali sperimenta l’autoreferenzialità del linguaggio, come “La Setta delle S’arte” nella quale i vestiti rituali sono fatti partendo da parole con più significati, il “Trattato di artologia genetica” in cui si configura una serie di piante ottenute da innesti di organi umani, di occhi, mani, bocche, ecc, e il progetto “Fandonia” una città in cui tutto è doppio e ibrido.
NO COMMENT