In Pulsioni e loro destini (1915), Sigmund Freud descrive l’istinto come “un concetto al confine tra il mentale e il somatico, il rappresentante psichico degli stimoli che si originano nell’organismo e raggiungono la mente”. L’istinto, comportamento innato che accomuna gli animali e l’uomo, è sempre rivolto a una precisa finalità e determina risposte caratteristiche. Anche se nell’uomo il patrimonio istintivo ha meno influenza perché viene controllato, nell’adulto, dal maggiore sviluppo dell’intelligenza, secondo la psicanalisi freudiana l’istinto di vita (eros) e l’istinto di morte (thanatos) sono i due poli energetici della vita psichica. Queste categorie, della cui esistenza embrionale troviamo traccia sin dalla letteratura classica, sono implicitamente sottese anche nelle favole morali di Esopo (Menebria, 620 a.C. circa – Delfi, 564 a.C.), componimenti brevi in cui le azioni di animali personificati e tra loro contrapposti per questioni di sopravvivenza venivano narrate con l’intento di comunicare una morale che facesse luce sugli aspetti più peculiari della natura umana. Gli exempla di Esopo, magistrali per la loro efficacia nel riflettere inganni, verità, stoltezze e astuzie, dispensavano insegnamenti pratici (ancora oggi pienamente validi) allegorizzando situazioni emotive tramite tipici comportamenti istintivi animali, che permettevano di tradurre narrativamente e visivamente concetti altrimenti destinati a rimanere astratti.
La mostra Esopo – Istinto Indistinto, personale dello street artist Simone Miletta (aka Míles) alla galleria Portanova 12 di Bologna, trae il proprio nucleo originario proprio da cinque illustrazioni ispirate ad altrettante favole di Esopo, in cui le storie di uomini e animali in lotta per sopraffarsi a vicenda vengono sintetizzate in figurazioni dense di energia psichica. La scelta di questa fonte letteraria acquisisce una duplice valenza esemplare, sia in riferimento al principale ambito di interesse della poetica dell’artista, ovvero la ricerca sull’uomo in quanto animale sociale governato da pulsioni ataviche, e sia con riguardo al suo peculiare processo creativo, basato su un libero flusso di pensiero mentalmente condensato in immagine e subito trasferito sul supporto pittorico. Míles, formatosi come scultore all’Accademia di Belle Arti di Carrara, deve a questo imprinting l’approccio materico alla creazione che caratterizza i variegati ambiti della sua espressività (come il muralismo, la pittura, il disegno e la modellazione scultorea), che trovano il loro comune denominatore in un approccio istintivo opposto al diktat del progetto su cui converge gran parte della produzione artistica contemporanea. La sperimentazione con i materiali, dunque, è il tramite con cui l’artista si impegna a scandagliare le profondità del suo inconscio e l’anima dei luoghi in cui si immerge, nel tentativo di formulare un legame visibile con sensazioni e premonizioni impossibili da tradurre in parole. Il suo processo creativo è programmaticamente anti-razionale ed è orientato a una restituzione integrale e diretta della prima immagine mentale che affiora quando entra in connessione con i soggetti della sua ispirazione.
Da questo punto di vista, quindi, i componimenti di Esopo non gli sono congeniali per la saggia morale a cui principalmente devono la loro sopravvivenza nei secoli, ma per le pulsioni sottese alle dinamiche da cui la narrazione allegorica ha origine. Nei disegni che vediamo in mostra un segno tecnicamente molto preciso e controllato struttura virtuosistici intrecci di corpi colti nel momento in cui, sbranandosi a vicenda, finiscono per compenetrarsi indissolubilmente, dando origine a creature ibride, saldamente interconnesse nella loro apparente incoerenza. Tra le favole, Míles sceglie quelle che più si legano al suo istinto: alcune sono più facilmente riconoscibili, come il racconto della rana e dello scorpione, il contadino, il figlio e l’asino o il falco e la volpe, altre appaiono più indecifrabili per chi non abbia una conoscenza dettagliata di questo patrimonio letterario della cultura classica. Ma ciò che conta, al di là del gioco di intuire la fonte, è la corrispondenza tra l’artista contemporaneo e lo scrittore greco nel percepire ed esplorare senza remore sensazioni arcaiche e violente, in cui la lotta tra eros e thanatos diventa principio di creazione di un universo immaginativo così commoventemente intriso delle nostre paure più folli.
Se negli agglomerati di figure che vediamo nei disegni troviamo potenti coaguli di un’energia compressa e trattenuta dalle linee di forza individuate dalla grafica, risultato di un lavoro di visualizzazione meditato e lento, nei dipinti troviamo i lacerti fluttuanti di una deflagrazione già avvenuta, una sorta di quiete subacquea che segue la mischia creativa e distruttiva. In pittura dunque, soprattutto nel grande formato, la violenza non è più raffigurata, ma fisicamente esperita dall’artista nel lanciare il colore sulla tela, aggiungere carte e strati materici che poi vengono strappati, cancellati e manipolati finché dalle macchie cromatiche e dalla pelle superficiale non emerge l’immagine, questa volta cercata in un processo che si avvicina alla divinazione per riconnettere impressioni ancestrali e frammenti di immaginario ricorrenti nella storia dell’arte. I soggetti qui sono misteriose creature plurali che galleggiano su sfondi neri d’abisso, seraficamente acquietate nell’accettazione della reciproca fusione, che nei disegni appariva ancora conflittuale. Míles completa in mostra la rassegna delle sue possibilità espressive con una raffinatissima serie di vasi dipinti in ceramica, in cui una figurazione essenziale si adatta alla forma scultorea esistente con sorprendente naturalezza, a ulteriore conferma di quanto, pur nell’eterogeneità dei media utilizzati (a ciascuno dei quali corrispondono un’estetica e uno stile specifici) la sua ispirazione sia unitaria e coerente.
Info:
Míles. Esopo – Istinto Indistinto
2/12/2022 – 14/01/2023
Portanova 12
Via Portanova 12 Bologna
Laureata in storia dell’arte al DAMS di Bologna, città dove ha continuato a vivere e lavorare, si specializza a Siena con Enrico Crispolti. Curiosa e attenta al divenire della contemporaneità, crede nel potere dell’arte di rendere più interessante la vita e ama esplorarne le ultime tendenze attraverso il dialogo con artisti, curatori e galleristi. Considera la scrittura una forma di ragionamento e analisi che ricostruisce il collegamento tra il percorso creativo dell’artista e il contesto che lo circonda.
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