Non si può parlare d’altro in questo momento: il “cambiamento climatico” è il tema più discusso, cliccato, combattuto, temuto… quello che più d’ogni altro sta mettendo in pericolo l’ambiente in cui viviamo, le comunità e le economie mondiali, ma soprattutto la nostra sopravvivenza come esseri umani. In linea con i mutamenti climatici di cui tutti siamo a conoscenza, Fondazione Prada decide di presentare “Everybody Talks About the Weather”, esposizione che affronta la questione dell’emergenza climatica esplorando le variazioni e le ricerche artistiche sul tempo meteorologico, negli spazi dello storico palazzo di Ca’ Corner della Regina a Venezia.
“Il progetto espositivo – afferma il curatore Dieter Roelstraete – propone di mettere in campo una visione ‘meteorologica’ dell’arte come un modo storicamente affidabile e concettualmente ricco di affrontare l’’impensabile’, e possibilmente aiutare a spianare una via d’uscita dal nostro attuale paradosso”. Una mostra che affianca opere contemporanee e di grandi maestri del passato alla ricerca accademica e scientifica, suddividendo il percorso in tematiche che includono le opere proposte e approfondimenti scientifici sviluppati in collaborazione con il New Institute Centre For Environmental Humanities (NICHE) dell’Università Ca’ Foscari di Venezia. Una prospettiva differente per il visitatore, coinvolto in una dimensione che intreccia arte e scienza, con approfondimenti sugli artisti accostati a grafici, immagini e dati scientifici.
Il titolo, Everybody Talks About the Weather, è un riferimento a una delle prime opere che accolgono il visitatore al suo ingresso in mostra: un manifesto risalente al 1968 ad opera dell’Unione Studentesca Socialista Tedesca (Sozialistischer Deutscher Studentenbund) che raffigura Karl Marx, Friedrich Engels e Vladimir Lenin insieme allo slogan “Alle reden vom Wetter. Wir nicht” (Tutti parlano del tempo. Noi no). Ironico pensare come, in quel momento, il partito politico considerasse “inutile” occuparsi del tempo in vista di altre questioni molto più importanti, rispetto al nostro presente, momento in cui è impensabile non parlare della minaccia climatica come emergenza principale e globale.
Al piano terra troviamo anche copie espositive di grandi capolavori, tra i quali: La Tempesta di Giorgione, Il mare di ghiaccio di Caspar David Friedrich, Cacciatori nella neve di Pieter Bruegel, Pioggia, vapore e velocità di Joseph Mallord William Turner, Studio di nubi di John Constable, Paesaggio invernale con pattinatori di ghiaccio di Hendrick Avercamp. Artisti che fino a questo momento non abbiamo considerato come cronisti metereologici, ma che ora, negli ambienti dello storico Palazzo di Ca’ Corner, riconosciamo come impareggiabili osservatori del “tempo”. John Constable, ad esempio, venne definito letteralmente un “uomo dell’aria” (Luftmensch): in poco più di un anno (1821-1822) dipinse circa un centinaio di rappresentazioni di cieli londinesi. Considerato uno degli artisti più rappresentativi del Romanticismo, Constable, che nelle nubi cercava il sublime e la commozione, ha lasciato un vero e proprio reportage pittorico del paesaggio celeste tra Hampstead Heath e Brighton e della sua continua evoluzione.
Giungendo al piano nobile dell’esposizione, di grande impatto visivo è l’opera di Vivian Suter (Buenos Aires, 1949), artista svizzera nata in Argentina: grandi tele colorate, stese in fila una dopo l’altra come biancheria al vento, impongono la propria presenza per ben metà del grande antico salone (Untitled). Nina Canell (Växjö,1979), artista svedese, è l’autrice di Moody, gruppo scultoreo formato da sfere parafulmine in vetro, scolorite per l’effetto di scariche di elettricità ed eventi atmosferici, assemblate in sezioni verticali. Questi totem globiformi evocano il tema della “previsione”, intesa come lettura del tempo futuro, ossessione ricorrente nella vita dell’uomo: da una parte le sfere come metodo per interrompere il passaggio di carica elettrica e fungere da dissipazione elettrostatica in caso di fulmini, tentando così di controllare gli agenti atmosferici e gli eventuali rischi di pericolo; dall’altra l’arte antichissima della cristallomanzia, ossia la predizione del futuro umano attraverso la sfera di cristallo, che si dice avesse la capacità di riflettere uno speciale potere divinatorio. Entrambi simbolo di un tentativo umano di dominio su materie al di fuori del proprio controllo.
Il grande arazzo di Pae White (Pasadena, 1963), Kinked Rain / Gold, è sospeso su parete con eleganza e raffinatezza di rimando nipponico. Nuvole turchesi ricamate su fondo scuro che in un secondo momento rivelano la pioggia di sottili fili dorati. Elemento atmosferico, la pioggia, considerato salvatore in momenti di grande siccità, soprattutto per chi, come l’artista, risiede in zone soggette a ondate di calore negli ultimi anni sempre più devastanti.
L’installazione immersiva di Himali Singh Soin (Delhi), We are opposite like that, è parte di un progetto intrapreso dall’artista indiana nel 2017 in seguito a un viaggio nelle isole norvegesi Svalbard, nel Mare Glaciale Artico: due proiezioni che fluttuano su uno specchio d’acqua, accompagnate da suoni e racconti, mostrano l’artista, avvolta in una coperta termica, vagare in un paesaggio glaciale, candido e insidioso allo stesso tempo, specchio di un passato mitico senza essere umano ma anche avvertenza di un probabile futuro. Lo scioglimento dei ghiacci riflette l’antropocentrismo incontrastato, prima causa dell’inesorabile cambio ed emergenza climatica in corso. Anche Goshka Macuga (Varsavia, 1967) si esprime sulla tematica con il suo grande arazzo Who gave us a sponge to erase the horizon?, il cui titolo è una citazione de “La gaia scienza” di Friedrich Nietzsche e della parabola dell’uomo folle, che si aggira per il mercato alla luce del mattino e denuncia la morte di Dio per colpa dell’essere umano. La trama visiva tridimensionale rappresenta un corteo di attivisti travestiti da creature marine, inscenando una surreale protesta che si ispira alla Conferenza delle Nazioni Unite tenutasi a Glasgow nel 2021, dove un raduno di potenti politici di tutto il mondo ha discusso i cambiamenti climatici senza raggiungere nessun risultato concreto.
L’analisi della tematica si dispiega come una danza fra le più svariate forme artistiche di osservazione del tempo e del paesaggio, che ne è il primo testimone: dai capolavori giapponesi de le Cento vedute del Monte Fuji di Katsushika Hokusai e Il Monte Haruna sotto la neve di Ichiryusai Hiroshige, a quelle di maestri come Gustave Courbet con L’onda, fino agli studi più recenti, come i Carotaggi dell’artista veneziano Giorgio Andreotta Calò, noto per la partecipazione alla Biennale di Venezia nel 2017 nel Padiglione Italia. “Everybody Talks About the Weather” è una mostra che unisce grandi capolavori a opere di artisti contemporanei ed emergenti, insieme alla ricerca scientifica attinente al tema; il percorso rende il visitatore consapevole di un’importante evoluzione, nel rapporto tra il clima e l’influsso dei cambiamenti metereologici che lo vedono protagonista. Un intervento essenziale da parte di Fondazione Prada che, con questo progetto, riflette sull’importante e più che mai necessaria semantica del “tempo”.
Lista completa degli artisti in mostra: Sophia Al-Maria, Giorgio Andreotta Calò, Shunivai Ashoona, Anonimo veneto, Ursula Biemann, Nina Canell, Vija Celmins, Paolo Cirio, Gustave Courbet, Vittore Grubicy de Dragon, Jason Dodge, Ayan Farah, Theaster Gates, Beate Geissler & Oliver Sann, Antony Gormley, Hans Haacke, Ichoryusai Hiroshige, Katsushika Hokusai, Jitish Kallat, AnneChristine Klarmann, Zdeněk Košek, Goshka Macuga, Iñigo Manglano-Ovalle, Santu Mofokeng, Plinio Nomellini, Carlo Francesco Nuvolone, Alix Oge, Richard Onyango, Chantal Peñalosa, Dan Peterman, Nick Raffel, Raqs Media Collective, Gerhard Richter, Thomas Ruff, Tiffany Sia, Himali Singh Soin, Vivian Suter, Fredrik Vaerslev, Pieter Vermeersch, Pae White, Tsutomu Yamamoto, Yang Yongliang.
Paola Natalia Pepa
Info:
Everybody Talks About the Weather
Una mostra di ricerca a cura di Dieter Roelstraete
20/05/2023 – 26/11/2023
Fondazione Prada, Ca’ Corner della Regina
Santa Croce 2215
Venezia
T +39 02 56 66 26 34
fondazioneprada.org
Italo argentina, curatrice indipendente specializzata in arte argentina, con alle spalle studi e pubblicazioni sul tema (“L’Argentina alla Biennale d’Arte di Venezia” in Storie della Biennale di Venezia, Ed. Ca’ Foscari, 2020), fondatrice nel 2014 di arteargentina.it, prima piattaforma italiana dedicata all’arte argentina in Italia. Attualmente collabora a Venezia con gallerie d’arte e artisti contemporanei.
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