Il 12 dicembre del 1981 inaugurava allo Studio Cesare Manzo di Pescara la mostra ORA! in cui Francesca Alinovi coinvolse tredici giovani artisti, mostrando i loro lavori secondo il concetto di transitorietà, che ne accomunava i diversi linguaggi ed esiti visivi. L’elemento della fluidità tra i generi artistici, e soprattutto l’aspetto sperimentale e contingente, evidenziavano un modo nuovo di concepire una mostra: un evento libero senza la necessità di stabilire un’influenza per gli anni successivi. Il principio di osmosi tra categorie e la centralità dell’esperienza dei giovani autori è ciò che caratterizza l’attività di YAG/Garage e della mostra curata da Ivan D’Alberto, che affiancano al ricordo del coraggioso progetto di Francesca Alinovi la produzione di dieci artisti che hanno liberamente lasciato una loro opera negli spazi della galleria pescarese. In ORA! come ALLORA | 1982 – 2022 i lavori si avvicendano l’uno in dialogo con l’altro, mentre scorrono tracce e pagine in omaggio all’hic et nunc allestito quarant’anni fa come spin off dell’esperienza enfatista.
Al centro della galleria domina l’installazione Corpi (2018) di Martina Cioffi che, con le sue solide geometrie di grafite, sembra creare un campo magnetico che attira le opere che le stanno intorno, richiamandone sagome e motivi. Acme (2019) di Niccolò Masiero Sgrinzatto è in costante movimento, stimolando l’attenzione dell’osservatore con i suoi cambiamenti, rompendo lo statico rapporto con lo spazio e la concezione di equilibrio. Il forte contrasto materico tra il sottile vetro trasparente e la pietra dura di Matteo Messori, con Formastante(2018), sottolinea lo stato fisico del soggetto che, come i due elementi dell’opera, subisce mutazioni e si trasforma. L’Antiforma (2018) è essa stessa indagine dell’individuo contemporaneo e delle sue vicende singole e collettive, manifestandone i disagi. Iacopo Pinelli approfondisce questa condizione sociale focalizzandosi sul consumismo quotidiano, presentando i Corpi defunzionali (2019) come emblema dell’inquietudine in cui ci troviamo. Sono oggetti comuni resi irriconoscibili e depauperati della loro funzionalità, apparentemente deformi, inutili e privi di senso, ma in realtà caricati di un nuovo significato.
I colori eterei e i segni leggeri di Alessandro Armento, con Espansione e Ancora (2017), scivolano piatti verso l’esterno della cornice, verso le due illustrazioni di Marco Smacchia che presenta Finisterre (2018) e Sulla precarietà (2019). Si colgono qui presenze solide, ma che al contempo contenute in una dimensione irrazionale e sospesa, un tempo surreale in cui ci interroghiamo sull’esistenza umana. La scoperta di sé si rivela centrale anche nei rapidi movimenti dei protagonisti del video Choco late (2019) di Manuel Tatasciore, che si affannano sorridenti in cerca di definizione per sprofondare, nella incalzante parte finale della sequenza, in una disperata e sanguinosa illusione.
Sul lato opposto emergono i volumi pausati di Simone Di Girolamo che con la scultura ambientale Vinca il mare vinca il cielo (2017) descrive il profondo legame tra le dinamiche della natura e quelle della vita umana, attraverso l’unione materica, cromatica e spirituale di elementi naturali e artificiali. Inerte (2015) consolida questa unione in una nube fumosa che ingloba l’uomo stesso. Francesca De Marinis e Fabrizio Simone bucano lo spazio con volumi pop che escono sgargianti dal bianco della galleria, obbligando l’occhio ad avvicinarsi per approfondire le caratteristiche rispettivamente lucide e trasparenti di Senza titolo (2020) e quelle opache e brillanti di 8Hz (2018) delle loro sculture.
Grazie alla puntualità del percorso espositivo e alle parole di Veronica Santi, curatrice, critica d’arte e regista del film su Francesca Alinovi I Am Not Alone Anyway (2017), proiettato durante l’evento inaugurale della mostra, si evince l’importanza della commistione arte-vita e vita-arte, che caratterizza i due appuntamenti e le figure coinvolte. Pur essendo lontane nel tempo, le due esperienze ci confermano quanto ogni singolarità artistica, con le sue diverse sfumature abbia un ruolo rilevante nella percezione del totale, come letture di una contemporaneità effimera che diviene senza sosta, e su cui è necessario continuare a indagare, come ci ha ricordato Francesca Alinovi con la sua leggerezza attiva e presente.
Cecilia Buccioni
Info:
ORA! come ALLORA | 1982 – 2022
17/12/2022 – 28/01/2023
YAG/Garage, Pescara
Dopo la laurea in Beni Culturali si trasferisce a Milano e termina il suo percorso di studi all’Università IULM, dove si specializza in arte contemporanea e comunicazione. Attualmente vive a Pescara e lavora in un’associazione culturale, collabora con una galleria d’arte ed è contributor per Juliet Art Magazine e Rivista Segno. É in costante esplorazione della contemporaneità artistica e delle sue molteplici letture.
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