Durante il mio soggiorno a Venezia, nei giorni precedenti al vernissage della Biennale, ho avuto modo di incontrare moltissimi artisti intenti al montaggio delle loro opere, e forte è l’impressione che si ricava dalla sala dedicata al Padiglione Malta, all’interno dell’Arsenale. L’artista selezionato è Matthew Attard, classe ‘87, che sbarca per la prima volta a Venezia portando un’ondata di freschezza non indifferente. L’opera, dal titolo I Will Follow The Ship, “incorpora disegno contemporaneo, riferimenti storici e tecnologia digitale, offrendo un distillato delle ultime ricerche di Attard sull’intelligenza artificiale e sulla tecnologia digitale applicata al disegno”. Il team curatoriale che ha affiancato Attard è tra i più giovani della storia del padiglione: Elyse Tonna (1990) e Sara Dolfi Agostini (1983).
“Il progetto trae ispirazione dall’interesse di Attard per alcune immagini storiche di ex-voto realizzati sotto forma di graffiti navali: iconografie vernacolari che evocano antiche narrazioni locali ispirate a episodi di fede e salvezza nel Mar Mediterraneo. Queste immagini di barche sono incisioni sulla pietra, e si trovano sulle facciate delle cappelle situate lungo le strade di Malta, e si ritiene che siano state realizzate da marinai per motivi religiosi e per l’immunità politica offerta in passato dagli edifici di culto. Questi graffiti marittimi risuonano in molte culture il cui rapporto con il mare è stato – ed è tuttora – cruciale. Infatti, la barca rimane ancora oggi una metafora unificante di speranza e sopravvivenza. Nel tentativo di analizzare il rapporto tra umanità, intelligenza artificiale e tecnologia digitale, il titolo allude all’interazione tra i termini inglesi ‘I’ (io) e ‘eye’ (occhio), che per Attard simboleggiano la natura oggettiva e soggettiva del suo lavoro. Il titolo allude, inoltre, all’uso del eye-tracker – uno strumento dotato di sensori e telecamere per registrare il movimento degli occhi – come medium per disegnare, offrendo un parallelo tra la storia tangibile del disegno e le varie forme digitali di disegno contemporaneo”.
Le opere esposte intraprendono quindi molteplici relazioni con l’ambiente circostante e le persone. I video, totalmente immersivi vengono accompagnati dai “disegni” dell’artista, arrivando alle mani dello spettatore tramite un codice qr, che se azionato permette a tuttx noi di poter interagire e modellare la barca interattiva. Per saperne di più, però, abbiamo deciso di porre alcune domande all’artista.
Sara Papini: Come è nata l’idea del progetto e quanto tempo c’è voluto per realizzarlo?
Matthew Attard: L’idea del progetto trova le sue origini in una serie di lavori che avevo cominciato nel 2021, durante una mostra personale curata da Elyse Tonna, dove m’intrigai per la prima volta a guardare dei graffiti marittimi storici da vicino, per poi reinterpretarli con una lente contemporanea. Quando l’anno scorso, il Malta Arts Council (commissioner) hanno aperto il bando per il padiglione, ero stato chiamato da Elyse e Maria Galea per sviluppare una proposta. È stata aggiunta Sara Dolfi come co-curatrice e Michela Rizzo come project manager, proponendo il progetto “I WILL FOLLOW THE SHIP”. Poi c’è stato un processo di sviluppo continuo, includendo anche collaborazioni con i Malta Ship Graffiti Project.
Come è stato presentare “I Follow The Ship” alla Biennale?
Arrivare a presentare il progetto in Biennale è stata per me un’esperienza incredibile. Venezia è una città che mi sta molto a cuore, dato che in passato ho avuto modo di viverci. Tornare è stato magico.
Idee e progetti per il futuro?
Per realizzare il progetto per il padiglione ho messo da parte un po’ tutti gli altri progetti. Voglio vedere a cosa porterà tutta questa esperienza alla quale ho dedicato tutto me stesso, sperando di sviluppare presto ulteriori progetti simili.
Info:
60th International Art Exhibition – La Biennale di Venezia
20/04 – 24/11/2024
Venezia, Arsenale
https://www.labiennale.org/it/arte/2024
Nasce a Genova ma attualmente vive a Bologna, città dove si è laureata all’indirizzo CITEM con una tesi sulla videoarte. Lavora nel mondo degli eventi nel settore della produzione ed è cultrice della materia di Studi Visuali all’UNIBO.
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