L’European Cultural Institute presenta, in coincidenza con la 58.ma Biennale Arte di Venezia, la quinta edizione del format PERSONAL STRUCTURES – Identities, una mostra in cui convergono forme artistiche del contemporeneo quali architettura, design, e arti visive, come in questo caso, instaurando un felice dialogo tra figure affermate ed emergenti. Un panorama complesso e cosmopolita è quello presentato dalla mostra, che chiede agli artisti di ripensare la relazione spazio, tempo ed esistenza in quel tratto che sottoscrive l’Io in relazione all’Altro. Ne segue una riflessione ben articolata su come pensare la nostra identità in contesti sempre più multiculturali, transnazionali, digitali, e globali. Introdotta da un ricco programma di eventi performativi e sonori a rimarcare una sentita e vivace presenza in laguna, PERSONAL STRUCTURES – Identities pone l’accento su tematiche attuali e chiede di ripensare l’arte, l’etica, l’estetica, la politica, e le loro possibili narrazioni, attraverso posizioni mai estreme, ma chiare nelle linee di pensiero.
A Palazzo Bembo, l’artista britannico Lincoln Townley presenta la serie di dipinti Behind The Mask, che ritraggono ‘la macchina umana’, come racconta l’artista, ovvero una serie di figure immerse in un paesaggio dinamico, febbrile, fagocitante da cui si stagliano con i loro profili abbaglianti per suggerire un gesto, un’espressione ed un’azione che sono sempre inquadrate in una dimensione collettiva. Ciò che si percepisce nei dipinti di Townley non è una danza armoniosa, ma un network di forze e dinamismi che non ha un prima o un dopo, ma è reso nell’istante unico degli eventi e delle loro relazioni nel loro essere. Dialoga bene con la dimensione intellettuale di UNCONSCIOUS di Georges Kachaamy, rappresentante dell’American University in Dubai, che presenta una compilazione, non ancora esaurita, di 100 disegni che si fanno cornici di un micro-macro cosmo, o di una visione che nell’emergere come automatismo del singolo, restituisce un immaginario collettivo. Della stessa linea di pensiero, sembra essere l’artista svizzero Francois Bonjour con l’installazione Perturbation in cui, come un collezionista di frammenti, come ama definirsi, ripensa la storia, intima e collettiva dagli antri più oscuri dei testi e della scrittura, rievocando ‘una narrativa ritmica nella segreta intelligenza delle cose’. La mostra si apre al paesaggio e nuovamente, le visioni che percepiamo non sono sognanti, ma reali nella loro forza straniante come per i dipinti Vast Scale-Intimate Space dell’artista statunitense Cheryl Goldsleger che ci introduce ad una prospettiva, diremo, satellitare, del nostro pianeta coi suoi moti relativi e gravitazionali. Non diversamente, il progetto Azimut dell’artista tedesca Goitlind Timmermanns mette in scena una costellazione che nel ripensare le atmosfere astratte della pittura, non perde mai di vista il senso vitalista della materia.
A Palazzo Mora, l’accento di PERSONAL STRUCTURES – Identities si fa più personale, come nella serie di autoritratti dell’artista tedesca Petra Barth, My Original Face, che rievocano il trascorrere del tempo in espressioni e gesti minimi, parlandoci di come la ricerca del sé sia poi, una ricerca di libertà. Sempre una dimensione intima è quella dell’artista israelo-olandese Bianca Severjins che come nel titolo dell’opera in mostra, sembra chiederci Who will protect us? Who will behold us? Una visione ottimista sembra emergere dal bellezza dei lavori Skin dell’artista israeliana Ariela Wertheimer, che ripensa la forza rigeneratriche della materia nei suoi micro-macro cosmi.
Le scene politiche dell’artista britannico Marcus Bleasdale pensate per il progetto fotografico Human Rights Watch, toccano temi urgenti e sollecitano una presa di posizione. Dialogano bene con le dimensioni concettuali e gesturali dell’artista Macedone Maria Pavlovska, che nella doppia video-installazione A Reaction, mira agli aspetti più intimi dell’essere per restituirne un gesto puro. L’invito all’azione trova un precedente e un contesto nella sezione Actionism & More, che ripropone le opere degli artisti Sarah Gold, Hermann Nitsch, Arnful Reiner, Valie Export, ripensando l’identità attraverso il corpo e i limiti tra interno/esterno.
A conclusione della mostra, The Silent Road dell’artista statunitense Marietta Patricia Leis, sembra invitarci a tessere un pensiero comune fatto di meditazione e traslucenza, presentando un lungo papiro di segni di grafite che sembra non avere fine. Si può pensare ad un’analogia con l’installazione Flaying of Marsyas – Homage to Tiziano Vecellio – Titian, dell’artista statunitense Walter Markham che ribalta il piano pittorico in un piano orizzontale, ripensando il rosso brillante di Tiziano nella sua assenza e nella sua dimensione più astratta.
Info:
PERSONAL STRUCTURES – Identities
European Cultural Centre
11 Maggio – 24 Novembre 2019
Palazzo Bembo, Palazzo Mora, Giardini della Marinaressa, Venice
ORGANIZERS: Valeria Romagnini, Lucia Pedrana, Sara Danieli, Claudia Piovan, Bérénice Freytag, Bianca Bonaldi, Rocco Schenkel, Elena Volpato, Cristina Sakura Indragoli, Debora Bae, Micaela Skerl, Mila Sarkisyan, Svetlana Eroshina
WEBSITES: https://ecc-italy.eu/ https://europeanculturalcentre.eu/
Marcello Martinez Vega – Back to the Black Forest – 2019, photo Matteo Losurdo
Bianca Severijns – Protective Blanket series – 2018
Marcus Bleasdale – Bedroom – 2013
Joan Hall – Sea of Hartbreak – 2018, photo Matteo Losurdo
È interessata agli aspetti Visivi, Verbali e Testuali che intercorrono nelle Arti Moderne Contemporanee. Da studi storico-artistici presso l’Università Cà Foscari, Venezia, si è specializzata nella didattica e pratica curatoriale, presso lo IED, Roma, e Christie’s Londra. L’ambito della sua attività di ricerca si concentra sul tema della Luce dagli anni ’50 alle manifestazioni emergenti, considerando ontologicamente aspetti artistici, fenomenologici e d’innovazione visuale.
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