C’è bisogno di dare del tempo alle cose, specialmente se l’argomento in questione è la progettazione di una fiera d’arte contemporanea tanto discussa come Roma Arte in Nuvola (dal 17 al 20 novembre), arrivata alla sua seconda edizione e allestita nello spazio omonimo progettato dallo Studio Fuksas. Si sente tanta fiducia, ma anche tanto scetticismo in merito ad alcune scelte organizzative. Non mancano inevitabilmente tra le varie voci negli stand, i paragoni con le altre big fieristiche, le quali certamente spaziano maggiormente non solo sull’offerta internazionale, ma anche sull’intera programmazione collaterale esterna alla fiera. Si sa, però, che per essere totalmente obiettivi e critici, si devono sempre valutare i due piatti della bilancia. Certamente la Capitale si perde nelle regole della politica, ma tirando le somme e lanciando una spada a favore dell’Urbe e dell’intero progetto, i presupposti, ma anche lo spirito ottimista, da parte degli addetti locali e di una parte degli espositori esterni presenti, virano verso una direzione più risoluta e decisa a favore del grande fervore e cambiamento culturale che la città intende portare avanti.
Già si sente, ad esempio, il tocco della nuova direzione artistica, che vede Adriana Polveroni, precedentemente direttrice di ArtVerona, fortemente pragmatica e lucida nell’affermare che «il successo va onorato e il modo migliore per farlo è tracciare un percorso di crescita”». Da tale affermazione si percepisce una linea direttiva specifica, che mira non tanto a una comparazione con le altre città, quanto piuttosto alla volontà di disegnare con matita una “prospettiva sistemica”. Se la scelta è ricaduta nel riferimento a Roma in divenire come polo di attrazione per l’arte contemporanea del centro sud e per il suo potenziale nuovo o già consolidato collezionismo, ci si aspetta dunque di caricare molto l’aspettativa sugli eventuali progetti artistici futuri che andranno poi a raccontare la terza edizione e di vederle poi soddisfatte. Per adesso, però, nel valutare le prime impressioni a solo un giorno dall’apertura, la selezione delle gallerie presenti è certamente più mirata e ponderata rispetto all’esperimento 0. Inoltre la programmazione interna sembra essere molto più ricca, vedendo con più frequenza la presenza di performance di alto profilo artistico (Elena Bellantoni, Romina De Novellis, Loredana Longo, Marcella Vanzo).
In LIMIT, il fruitore si trova di fronte al senso di spaesamento e costrizione insito nella ontologia del limite: l’artista catanese Loredana Longo, imbavagliata e carponi, confinata in un cubo chiuso e disegnato con la terra, tenta una via di fuga strisciando quando l’unica possibilità di movimento – partendo dal suo centro – è fra le soglie dei suoi micro ambienti. L’atto salvifico risiede nella natura stessa della potenzialità e nella capacità di adattamento dove i confini convenzionali e fisici svaniscono. Longo, tornata al centro, attraverso la reiterazione dell’azione corporea, sciogliendosi la treccia, utilizza i capelli per spazzare via i confini, annullandone l’importanza.
Partendo dall’arte storicizzata, nella sezione Arte Moderna spicca il progetto di Tornabuoni Arte, che punta sulla pittura astratta di Piero Dorazio, dedicando particolare attenzione al periodo maturo della sua produzione, dove è il tratto divisionista delle pennellate a esprimere la luce e la sua iridescenza. Un progetto di tale portata che rimarca l’italianità, dove allestimento e metodologia curatoriale vanno a braccetto per rilevanza, “abbaglia” però il contesto circostante e lo scenario internazionale con la sua vibrante policromia e la scelta di una narrazione visiva pulita ed essenziale. Di contro il progetto SI VIS PACEM, dedicato al Paese ospite, che vede l’Ucraina protagonista e i suoi artisti (Vasyl Yarych,Yuri Smirnov, Viktor Kravtsov), appare contrastante: qui a dominare sono tonalità scure e grigie, che sottolineano nel complesso la dicotomia fra luce e ombra, fra la pace e la guerra, fra la serenità e la malinconia.
Venendo al Contemporaneo è incisiva la presenza schierata della pittura: è una pittura tradizionale che vede la figurazione in prima linea, in bilico fra la definizione e la dissolvenza, in parte giovane e fresca e in parte emergente. Fortunatamente, questa edizione non vede la presenza di installazioni scenografiche invasive che richiamano l’attenzione solamente sulla visione estetica, ma emerge un ritorno forte verso quella percezione simbolica e quella ritualità che è propria del fare pittorico e scultoreo.
Si distingue fra gli stand con il suo colore pastello quello di Niccoli Arte Moderna (Parma), che espone la personale Boyfriend di Jessica Wilson curata da Massimo Belli: una serie sequenziale di opere di medio formato dal tratto minimale ed essenziale, segnico e simbolico, valorizzato da un allestimento ordinato e quasi ludico. Alla parte pittorica, poi, l’artista connette il desiderio di creare spazi visitabili, a misura d’uomo, realizzando anche un mobilio capace di rendere lo spazio espositivo allo stesso tempo dinamico e accogliente. Per una pittura matura, seppur molto giovane la sua mano, è da notare l’artista Adelisa Selimbašić, portata dalla galleria Ipercubo. Le sue tele si distinguono per un tratto pittorico tenue ma risoluto, dove la pasta pittorica a olio viene uniformemente distesa e dissolta nelle sfumature policromatiche pastello. Il corpo della donna si emancipa, manifestandosi sulla tela, attraverso la scelta di tagli compositivi quasi fotografici e dove a prevalere è l’inquadratura dei dettagli, in un atmosfera quotidiana quasi onirica.
Se la figurazione appare netta e delicata attraverso la pennellata di Selimbašić, quella di Verdiana Bove, portata dalla galleria 1/9unosunove e affiancata all’artista Fabio Giorgi Alberti, sembra più dilatata. Il corpo si dissolve, ma la figura appare alle volte sottratta dalla tela, come un antico affresco scrostato, dove quello che ne rimane è il suo contorno. La percezione del sé corporeo si perde e sfoca nella logica di un ricordo lontano dove il colore con larghe pennellate pastose invade l’identità personale. Di contro, la figura del doppio quasi si scioglie nelle opere specchianti di Alberti. L’osservatore affronta il suo alter ego con visione distopica, riflettendo la sua immagine in porzioni di specchio che virano verso disegni diversificati.
Si scommette dunque sugli ipotetici vincitori dei Premi di questa edizione, che andranno a valorizzare il migliore allestimento (Premio Rock), il miglior progetto complessivo (Premio The Best) e gli miglior artista giovane (Premio Young). Un po’ limitante è stato, però, quest’ultimo per molti espositori non locali, poiché darà la vittoria esclusivamente ad artisti residenti nel Lazio, escludendo altri nel territorio nazionale.
Info:
Roma Arte in Nuvola 2022
17/11/2022 – 20/11/2022
www.romaarteinnuvola.eu
Laureata in Scienze dell’Architettura alla Sapienza di Roma, con diploma di master in Arte contemporanea e Management presso la Luiss Business School, attualmente lavora come stagista e project manager presso Untitled Association. Diplomata in Fotografia e Critica d’Arte a Bologna, attualmente porta avanti i suoi progetti personali ed è parte del team del progetto culturale Forme Uniche.
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