Originaria del Brasile, ma adottata ormai da un decennio da Amsterdam, LYZZA è una delle dj/producer più radicali della scena avant-pop internazionale. Dai primi passi da dj nelle ballroom della capitale olandese e in club come Paradiso e il NYX, ha creato connessioni, anche grazie alle sue tracce uscite su Soundcloud, con gli influenti collettivi Fade To Mind e Bala Club e con icone queer del mondo clubbing quali LSDXOXO, Jasmine Infiniti e Mykki Blanco con cui è andata in tour per diversi anni. Da artista multidisciplinare ha collaborato a vario titolo con artisti del calibro di Nicolas Jaar e Amnesia Scanner e oggi pubblica i suoi lavori per Big Dada, sub-label della storica etichetta elettronica britannica Ninja Tune. La scorsa estate, LYZZA, è stata tra le protagoniste di una delle residenze artistiche di Villa Lena. È stata un’occasione per ripercorrere questa esperienza parlando del suo percorso e delle sue aspirazioni non solo in ambito musicale.
Piero Merola: Tra i diversi artisti e artiste coinvolti a Villa Lena sei senz’altro una delle più seguite e conosciute in ambito musicale per chi da tempo segue la scena avant/techno e il panorama del clubbing internazionale. Si tratta di un’esperienza inedita per te?
LYZZA: Per la prima volta a Villa Lena ho avuto la possibilità di andare da qualche parte con lo scopo preciso di lavorare sulla mia musica. Pur essendo abituata a viaggiare e conoscere gente nuova, di solito viaggio trascorrendo la maggior parte del tempo da sola. Questa residenza ha avuto il merito di darmi nuove prospettive nel modo di pensare facendomi lavorare con un gruppo precostituito di persone.
Pensi che quest’esperienza per te insolita, forse più affine alla composizione di una soundtrack o di un progetto di sound design, abbia contribuito ad aprirti nuovi orizzonti dal punto di vista artistico?
Ho sempre separato la produzione musicale dalla mia esperienza di dj proprio per le ragioni che hai menzionato. Produrre musica per me è un modo di esprimere me stessa senza considerare altre persone nel processo creativo. Villa Lena aveva messo a nostra disposizione uno spazio di lavoro. E la possibilità di staccare e lasciare il laptop in uno spazio diverso da quello in cui vivi e dormi – come avviene invece nella vita di tutti i giorni – penso sia un aspetto che mi sarà molto d’ispirazione. È arduo creare un certo livello di distanza tra te e ciò che produci quando sei compositrice ma anche produttrice a 360 gradi in quel mondo e in quello spazio fisico che abiti e plasmi in ogni suo aspetto. È stata la prima volta che sono riuscita a separare arte e artista: una prospettiva di distacco aiuta ad analizzare criticamente quanto realizzi e a migliorare.
A margine della residenza hai pubblicato un nuovo singolo, “A Fool’s Journey”, che hai descritto come un brano introspettivo ispirato al tema della “rottura” su cui lavoravi da tempo, traccia dai toni più introversi dopo l’uscita di un album piuttosto “orecchiabile” come “MOSQUITO”. Cosa sta ispirando ora il tuo percorso musicale?
Mi sono resa conto che quando creo musica, nei momenti che dividono una produzione da un’altra, mi nutro di nuove ispirazioni che cerco di assimilare attraverso la mia personale esperienza per cercare di realizzare qualcosa da offrire alle altre persone. Qualcuno tradurrebbe quello che faccio in “attingere dallo Zeitgeist” per “trasmutarlo in arte”. Con “MOSQUITO” (in italiano, zanzara) ho cercato di trasmettere la sensazione di essere la persona strana in un certo contesto. E di come tutti noi ci sentiamo a disagio in determinati spazi in cui la nostra presenza fa sentire le altre persone a disagio. Quanto fa ridere il fatto che tutti notino sempre le cose che vogliamo ignorare? Le zanzare del resto sono uno degli insetti più virali, in senso scientifico. Se dovessimo collegare questo al concetto contemporaneo di “viralità” intesa come popolarità e hype, il motivo per cui certe cose diventano virali è che tutti possiamo riconoscerle e apprezzarle perché all’inizio ci illudiamo di essere gli unici a notare e coglierne la singolarità. In realtà, condividendo ciò con gli altri, ci accorgiamo che anche gli altri le conoscono e ne apprezzano gli stessi aspetti. Siamo tutti molto più simili di quanto crediamo. In questo momento sto lavorando sui temi della sovversione e delle soluzioni “Third Place”: in parole povere, dato che il mondo sta andando avanti, sento che non possiamo andare a sinistra e non possiamo andare a destra, quindi dobbiamo organizzarci e inventare una nuova direzione in cui muoverci. Credo nell’Utopia.
Se tu dovessi ideare o curare una nuova residenza per Villa Lena, avresti da consigliare dei nomi adatti a questo tipo di mood?
Mi piacerebbe vedere all’opera Enantios Dromos e Scopeta Shepard del collettivo Limitrofe Television. Credo che sfrutterebbero perfettamente l’ambiente circostante e anche loro, come me, hanno sempre creato a partire da un senso di urgenza; sarei incredibilmente curiosa di vedere il lavoro che creerebbero al di fuori di una commissione o dell’ambiente circostante.
Piero Merola
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