Il 7 ottobre 2023 la galleria Marignana Arte ha inaugurato “Viridis”, personale di Silvia Infranco che rimarrà aperta al pubblico fino al 16 dicembre 2023. Il nuovo progetto intende presentare gli ultimi sviluppi della ricerca dell’artista, che la curatrice della mostra Marina Dacci ha definito come «un atto d’amore verso la vita, la ricerca di una dimensione armonico-evolutiva del mondo».
L’esposizione si articola in una serie di opere in cera che intendono affrontare il rapporto tra tempo e memoria. La cera è un materiale da sempre presente nelle sperimentazioni e nelle opere dell’artista, che vuole in un certo senso riconnettersi a una tradizione storica, collegata al suo impiego in varie discipline: dalla medicina, alla scienza, dalla quotidianità all’arte. La cera è dunque una sostanza organica che per la sua duttilità ben si presta ad essere il medium attraverso il quale è più semplice innestare una dimensione simbolica e una serie di riflessioni sul legame che intercorre tra uomo e natura.
Il termine “cera” veniva utilizzato nella definizione tardo latina come “volto” mentre nel greco antico kàra “testa”; oggi ancora lo utilizziamo nell’espressione “hai una brutta cera” per indicare lo stato di salute o lo stato d’animo che intuiamo di una persona attraverso l’aspetto e l’espressione del suo volto. Per Infranco questo materiale si rapporta all’energia vitale, con il quale descrive il decorso temporale, il passaggio tra vita e morte: questo materiale le permette di sospendere il tempo sigillando segni, scritture o preservando un materiale che per il suo vissuto diventa via via più fragile. Lo scopo è quello di preservare l’oggetto, il pensiero nato attraverso il gesto creativo che arresta la disgregazione e determina una nuova realtà posizionata tra la dimensione oggettiva del mondo e quella soggettiva dell’artista.
L’acqua è un elemento altrettanto importante per la realizzazione delle opere: soprattutto nella fase di macerazione delle carte, assume il ruolo di elemento che ci riconnette alla vita, alla rinascita e alla morte. L’acqua è un elemento che risana, feconda, purifica, ma decompone. Attraverso cera e acqua l’artista imprime le sue memorie, poiché per lei queste sostanze si collegano alle prime esperienze elementari di tatto e di sensibilità, al calore, al freddo e all’affettività primaria in generale. Come i sacerdoti dell’antico Egitto mummificavano i corpi dei cari defunti attraverso fasce impregnate di cera, illusoriamente l’artista preserva attraverso le sue opere non soltanto la materia ma anche le sue memorie, esorcizzando la morte e l’oblio che essa comporta.
Nelle sale l’osservatore viene poi invitato a trovare la connessione che da sempre lega arte e scienza. Partendo dallo scritto Metamorfosi delle piante di Goethe, l’artista riflette sul problema generale del divenire delle forme, che pur mutando mantengono la loro unità. Manoscritti e testi a stampa antica (dagli erbari alla farmacopea accompagnata dalle orazioni attivatrici del potere fitoterapico) sono stati la base di ricerca dell’artista per la creazione di queste opere, che evocano continuità tra un passato “magico” e una modernità tecnico-sperimentale, suggerendo nuove forme di interpretazione e conciliazione tra mondi apparentemente distanti. Attraverso, dunque, una riflessione ontologica sulle parti basilari dell’essere della natura e con una forte impronta spirituale ed esistenziale, ci serviamo delle opere di Silvia Infranco per comprendere al meglio la nostra interiorità come persone individuali e come parte del genere umano.
Info:
Silvia Infranco. Viridis
a cura di Marina Dacci
07.10.2023-16.12.2023
Marignana Arte Gallery
Dorsoduro 141, 30123, Venice
www.marignanaarte.it
Laureata all’accademia di Belle Arti di Venezia, ha frequentato successivamente la School for Curatorial Studies di Venezia. Collabora scrivendo di arte contemporanea con uno sguardo particolare verso artisti emergenti e progetti di ricerca sperimentali.
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