Trajectory è il titolo scelto per la personale di Yorgos Stamkopoulos (1983, Katerini, Grecia), un’installazione site-specific, unica e irripetibile, progettata e realizzata in esclusiva per la Galleria Mario Iannelli, di Roma. Un’opera totale, all’interno della quale lo spettatore, dapprima accolto dalla piacevolezza dei toni pacati, viene inglobato e poi sollecitato a scegliere una delle infinite traiettorie che gli si aprono davanti, sempre nuove, ad ogni passo. Sulla soglia d’ingresso è possibile stabilire un percorso da seguire, ma una volta entrati si diventa parte dell’opera ed è molto difficile mantenere l’equilibrio, senza cadere nell’ipnotico vortice del wall painting. La pittura, incastonata nelle pareti, apre lo spazio espositivo a una dimensione altra, fatta di linee, di tracce, di segni, un contorcimento di viscere che mostrano quasi come in una lezione di anatomia il vero elemento costitutivo delle cose. In realtà esse rappresentano la trasformazione alchemica del segno metallico in colore, una stratificazione di livelli che si sommano e si completano, e diventano pura gestualità che lascia fluire il pensiero. La stessa gestualità che a sua volta, estratta dalla pittura è riprodotta in terza dimensione dalle barre di acciaio piegato, che come sottili abitanti dello spazio, guidano il punto di vista dello spettatore, disegnando traiettorie infinite. Non si tratta dunque di sculture a sé stanti, ma piuttosto di segni di luce piegati, da cui poter partire per prendere una direzione.
E allora le traiettorie sono anche le chiavi di lettura che possiamo scegliere di seguire, concentrandoci solo sull’effetto cromatico, sulla contemplazione del gesto, o piuttosto sull’esplorazione profonda di una tecnica astratta, realizzata su cinque livelli di pittura acrilica, applicata direttamente sulle pareti e poi rimossa. La tecnica artistica procede con due velocità differenti: in principio la stesura del colore guidata dall’inconscio; a seguire, la rimozione ragionata e puntuale degli strati di pittura. In questo modo, l’artista vuole stimolare il processo cognitivo di chi assiste alle evoluzioni delle coppie: Segno/Azione e Stratificazione Temporale/Spaziale che si inseguono in una danza dal ritmo serrato. Ma la sua vera ricerca è la dimensione temporale dell’opera, e il suo intento è di tipo narrativo, dunque, la sfida che siamo invitati a raccogliere è quella di comprendere la temporalità dell’azione. Stamkopoulos vuole che la domanda che ci poniamo sia sulla dimensione temporale del processo pittorico inteso come oggetto d’indagine e non come puro decorativismo.
Il procedimento per sottrazione, che produce lo smembramento della materia, ritrova le sue radici più profonde nei décollage di Mimmo Rotella, e per dichiarazione stessa dell’artista, nelle elaborazioni di Jacques Villeglé e Hains Reymond. Tuttavia l’astrattismo, espressione artistica prescelta da Yorgos, non deve ingannare la lettura di quest’opera totale che è stata attentamente preparata in ogni minimo dettaglio: infatti, l’atto creativo, che sembra la traduzione diretta di un raptus gestuale, proviene in realtà da uno studio approfondito delle caratteristiche dello spazio espositivo per un risultato ben preciso. L’artista vuole che ogni elemento sia al suo posto, in perfetta armonia con l’ambiente, per questo preleva i dati del paesaggio urbano circostante e li rielabora all’interno della Galleria, scegliendo una gamma monocromatica di tonalità in grado di dialogare perfettamente con l’esterno, e mescolarsi con gli elementi architettonici aldilà delle finestre. L’effetto prodotto è uno sfondamento sulla quarta dimensione che va ricollocato ancora più precisamente nella città di Roma citando quasi direttamente gli interminabili sventramenti – e ritrovamenti – dell’Urbe.
Info:
Yorgos Stamkopoulos: Trajectory
Galleria Mario Iannelli, Roma
25/01/2017 – 31/03/2017
marioiannelli.it
Giulia Russo è autrice e assistente editoriale digital per Juliet, con cui collabora dal 2017. Più di recente è stata contributing editor su temi culturali per diverse riviste, con approfondimenti critici, dedicati ad artisti emergenti e alle nuove frontiere della contemporaneità. Laureata in Storia dell’arte all’Università La Sapienza di Roma, si specializza in Visual Cultures e pratiche curatoriali all’Accademia di Belle Arti di Brera. Di base a Milano, con qualche fugace incursione tiberina, adora ascoltare storie che ogni tanto riscrive.
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