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It’s (NOT) Only Rock’n’Roll. Le foto di Mark Alla...

It’s (NOT) Only Rock’n’Roll. Le foto di Mark Allan a OTTO Gallery, a Bologna

I cultori di musica e fotografia non possono perdere, a Bologna, la mostra “It’s (NOT) Only Rock’n’Roll.  Le foto di Mark Allan”, curata da Pierfrancesco Pacoda a OTTO Gallery Arte contemporanea. La rassegna, già ospitata lo scorso anno al Museo internazionale e biblioteca della musica della città felsinea, riunisce quarantotto tra i più celebri scatti del fotografo ufficiale del Barbican Centre di Londra, che tra gli anni Ottanta e Duemila ha immortalato tutti i grandi protagonisti della musica internazionale. La mostra, articolata in tre sale espositive in base alla tipologia delle immagini, ripercorre trent’anni di una carriera iniziata per passione quando, ancora studente al Goldsmiths College, l’artista ritrae Freddy Mercury al Wembley Stadium di Londra durante la sua performance al Live Aid (13 luglio 1985), mega concerto organizzato con lo scopo di ricavare fondi per alleviare la carestia che aveva colpito l’Etiopia in quel periodo. Da sotto il palco, chinandosi, Mark Allan riesce a inquadrare Mercury assieme alla scritta “LIVE AID” e anche per questo motivo la foto, diventata uno degli emblemi del più ambizioso progetto di trasmissione satellitare internazionale mai realizzato fino ad allora, gli apre le porte del mondo “ufficiale” della fotografia di ambito musicale. Passare in rassegna i suoi scatti è dunque un’immersione totalizzante nel flusso della storia recente della musica, la cui evoluzione viene scandita dalle tappe miliari di alcuni concerti “mitici” performati da celebrità mondiali che spaziano dal rock al soul, dal pop al rap, con sconfinamenti nella musica classica e sinfonica.

Mark Allan, Freddie Mercury, Live Aid at Wembley Stadium, London, 13 July 1985; Lou Reed, backstage in Warsaw, August 2000, copyright: Mark Allan / Allan Archive

Nell’epica galleria di ritratti in mostra a Bologna riconosciamo artisti afferenti a generi musicali e generazioni differenti, come David Bowie, Kylie Minogue, i Kiss, Slash, The Foo Fighters, i Metallica, Bruce Springsteen, Alice Cooper, The Rolling Stones, Tina Turner, Prince, George Michael, Liam Gallagher, Lou Reed, Amy Winehouse e Madonna, solo per citarne alcuni con l’intento di rendere l’idea del loro calibro. Nella prima sala si susseguono in prevalenza “foto d’azione”, ovvero istantanee di un momento di un’esibizione dal vivo che la perfezione della fotografia rende iconiche, nella seconda troviamo scatti in posa o “rubati” nel backstage dei concerti, in studio o durante le registrazioni, mentre la terza è dedicata a una carrellata di scatti in cui la scelta del bianco e nero conferisce alle immagini una qualità quasi cinematografica. Ciò che accomuna tutti questi ritratti, indipendentemente dalla circostanza che ne costituisce l’occasione, è proprio la loro efficacia nel rappresentare il soggetto in un modo che appare sempre definitivo nel sintetizzare l’inestricabile fusione tra personaggio e persona che tanta parte ha avuto, per ciascuno di loro, nella creazione della loro fama. E in tale aspetto si manifesta anche uno dei tratti più distintivi della personalità del fotografo, per il quale la sintesi è il risultato di un’intuizione fulminea che si manifesta mentre è concentrato a «scattare nel più breve tempo possibile una foto molto buona», come ci ha raccontato lui stesso il giorno dell’inaugurazione. Non siamo, dunque, come l’impeccabilità di ogni scatto porterebbe a pensare, di fronte a un’elaborazione calcolata dell’identità visiva del personaggio, ma alla naturale attitudine a cogliere l’essenziale in pochi secondi e a restituirlo in una fotografia che deve anzitutto funzionare di per sé, in quanto immagine.

Mark Allan, David Bowie, backstage at the Roskilde Festival, Denmark, 1996; Madonna, at Wembley Stadium, London, 1989, copyright: Mark Allan / Allan Archive

Di ciascuna foto esposta in mostra il fotografo ricorda la situazione, le sfide tecniche, le condizioni di luce e le attitudini dei protagonisti, con cui riesce a entrare empaticamente in confidenza proprio grazie alla sua innata sensibilità e al suo entusiasmo per la loro musica. Ogni immagine, per citare la celebre definizione di Roland Barthes ne La chambre claire (Parigi, 1980) ha un punctum ben preciso, quel particolare improvviso e coinvolgente che in maniera inspiegabile carica di emotività e senso la foto. Talvolta questo input proviene da un’ispirazione del fotografo, come nell’immagine di Peter Gabriel nei giardini dei Real World Studios nel Wiltshire, in cui la presenza dell’albero in primo piano suggerisce ad Allan di chiedere al cantante di posare di profilo con la valigia in mano. In certi casi è frutto di contingenze, come nello scatto che ritrae la cantante Stevie Nicks a casa sua in California: la pelle quasi da bambola di porcellana della donna, a cui principalmente si deve la connotazione surreale della composizione, deriva tanto dal suo pallore per essersi svegliata da poco, quanto dalla necessità di utilizzare una particolare pellicola a causa dell’ambiente buio. In altri ancora, i dettagli che caratterizzano lo scatto derivano dalla sintonia con l’artista e da un’estemporanea collaborazione creativa, come nell’immagine-manifesto della mostra che ritrae David Bowie nel backstage del Roskilde Festival in Danimarca. Qui la collisione tra la luminosità plumbea e l’ambientazione della spiaggia, suggerita dallo sdraio su cui siede il cantante e dalla lingua di sabbia che vediamo in primo piano, diventa ancora più spiazzante grazie alla sua iniziativa di posare quasi sfidando l’obiettivo con la sigaretta tra le labbra e in mano un secchiello e una paletta per bambini.

Mark Allan, George Michael, performs the first concert at the New Wembley Stadium, London, 9 June 2007, copyright: Mark Allan / Allan Archive

Alcune foto stupiscono per la maestria tecnica, come la ripresa a distanza del concerto di George Michael al New Wembley Stadium di Londra, dove il cantante in movimento, grazie a un raggio di sole che lo scolpisce, riesce a stagliarsi con profilo tagliente su un muro di fan, in cui anche ogni componente della folla risulta perfettamente a fuoco. Oppure come la ripresa dal basso dei Kiss sul palcoscenico del Forum di Kentish Town, in cui i dettagli metallici dei loro costumi di scena, il plettro incollato alla lingua del musicista in primo piano nitidamente visibile e il contrasto delle loro sagome con la luce rossa che le avvolge esaltano la dissacrante aggressività della band. Altre immagini, invece, nascondono testimonianze cifrate, accessibili solo a esperti conoscitori musicali, come il ritratto di Prince durante la sua esibizione alla Wembley Arena di Londra nel 1995, quando andò in scena con la scritta “SLAVE” sulla guancia come protesta contro la sua casa discografica e la chitarra a foggia dell’impronunciabile “love symbol” (risultato di un incrocio fra i simboli del sesso maschile e femminile) con cui aveva da poco iniziato a firmare le sue opere proprio per affrancarsi da essa, detentrice del marchio registrato del suo più celebre nome d’arte. E ancora, il salto del frontman dei Manic Street Preachers alla 02 Arena di Londra, le cui gambe divaricate nel vuoto inquadrano la bandiera del Galles in secondo piano, un omaggio alla regione di provenienza di un nutrito contingente dei sostenitori più fedeli del gruppo. Molte altre storie si potrebbero raccontare, ma l’invito è quello di scoprirle direttamente in mostra tuffandosi nel mondo di celebrities e musica in cui gli scatti di Mark Allan ci riservano un intramontabile posto in prima fila.

Info:

It’s (NOT) Only Rock’n’Roll.  Le foto di Mark Allan
a cura di Pierfrancesco Pacoda
4/05 – 15/06/2024
OTTO Gallery Arte contemporanea
Via D’Azeglio 55, Bologna
www.otto-gallery.it


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