Iva Lulashi sbarca alle Cinque Terre grazie al grande collezionista Giuseppe Iannaccone che ha trovato casa a Corniglia e, ovviamente, non ha potuto fare a meno di portare il suo entusiasmo per l’arte contemporanea anche qui. È riuscito a organizzare una mostra nel settecentesco Oratorio dei Disciplinati di Santa Caterina di Corniglia e all’inaugurazione con tanto di musica, alla presenza di Ida Pisani della Prometeo Gallery e del suo amico Pistoletto, il sindaco di Vernazza Francesco Villa ha annunciato che sarebbe bello allargare a tutte le Cinque Terre queste iniziative artistiche. E noi non possiamo che esserne felici. Ha voluto cominciare con una mostra dedicata a Iva Lulashi, l’artista albanese scelta dopo la mostra di dieci artisti albanesi proposta nel suo studio da Adrian Paci e poi esposta dalla galleria Prometeo nel 2018.
Le opere di Iva Lulashi sono intriganti perché suggeriscono situazioni sospese, tratte da frame di video e mantengono l’idea di qualcosa che sta succedendo ma rimane indefinito. C’è il desiderio ma non si sa di che cosa, c’è la nudità ma non è esibita provocatoriamente. Il tutto con una pittura altrettanto indefinita, sfuggente. L’artista è passata da un discorso sul periodo comunista, che lei non ha vissuto personalmente ma di cui si è sentita investita per le commistioni tra propaganda ed erotismo, a un più esplicito impegno sull’erotismo e su tutte le sue implicazioni. Se pensiamo all’interesse di Iannaccone degli inizi, come da mostra della sua Collezione alla Triennale, per il periodo degli anni Trenta, Quaranta e quindi al Gruppo Novecento, alla Scuola Romana, al Realismo Magico fino alle ricerche recenti o al grande ritorno della pittura che pesca dalla letteratura, dalla fantascienza, dal cinema e dai fumetti, o ancora allo stuolo di artisti africani che ci descrivono la loro situazione quotidiana, così come molti cinesi, mentre a occidente ci si butta più sul fantastico, sull’onirico, sul metafisico, e si potrebbero fare mille esempi prendendo dalle mostre in corso nel mondo, ci rendiamo conto come questo tipo di ricerca sia perfettamente in linea con tutto quello di cui sopra. Finita l’epoca della ricerca metalinguistica, adesso urgono storie da raccontare, da mettere in scena, temi da trattare, dinamiche da approfondire.
Parlare di sesso è sempre difficile perché si va dall’ammiccamento di chi fraintende il proprio sentire con quello altrui a tutta un’altra serie di paure, malintesi e autofraintendimenti. Come dice Iannaccone, citando le parole della canzone di Battisti, Vorrei… non vorrei… ma se vuoi…, quante volte abbiamo avuto paura di sbilanciarci perdendo così delle occasioni che sarebbero state la cosa più naturale di questo mondo. Così come guardare un bel corpo nudo o seminudo può non andare al di là della contemplazione di linee perfette.
Iva Lulashi mette in scena situazioni in cui gli approcci, le vicinanze riguardano solo i corpi. Non c’è dialogo, non c’è comunicazione tra i personaggi chiusi in sé stessi. Siamo in un mondo in cui interessano solo il corpo, la presenza, l’esserci, l’essere lì? O è solo un momento in cui ci si tasta, ci si saggia, ci si sperimenta, ci si mette alla prova?
Info:
Iva Lulashi. Libere e desideranti
a cura di Giuseppe Iannaccone
07/08/2021 – 30/09/2021
Oratorio dei Disciplinati di Santa Caterina di Corniglia (SP)
Iva Lulashi, È invisibile e non si sente l’odore, 2016, olio su tela, 24 x 30 x 2 cm, courtesy l’artista
Iva Lulashi, L’altra metà, 2018, olio su pannello telato, 18 x 13 cm, courtesy l’artista
Emanuele Magri insegna Storia dell’Arte a Milano. Dal 2007 scrive dall’estero per Juliet art Magazine. Dagli anni settanta si occupa di scrittura e arti visive. Ha creato mondi tassonomicamente definiti, nei quali sperimenta l’autoreferenzialità del linguaggio, come “La Setta delle S’arte” nella quale i vestiti rituali sono fatti partendo da parole con più significati, il “Trattato di artologia genetica” in cui si configura una serie di piante ottenute da innesti di organi umani, di occhi, mani, bocche, ecc, e il progetto “Fandonia” una città in cui tutto è doppio e ibrido.
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