Collegate alle sensazioni che provavo ora (…) queste impressioni si sarebbero rinforzate, avrebbero assunto la consistenza di un tipo particolare di piacere, e quasi di un quadro d’esistenza che avevo, d’altronde, raramente occasione di ritrovare, ma nel quale il risvegliarsi dei ricordi poneva nella realtà materialmente percepita una parte abbastanza grande di realtà evocata, pensata, inafferrabile. Come Marcel Proust in La Recherce ha saputo rappresentare ambienti e situazioni attraverso una soggettività dinamica che rende il mondo esterno simbolo della realtà interiore, così Iva Lulashi (Tirana, 1988), ora protagonista a Milano da Prometeo Gallery Ida Pisani insieme a Regina José Galindo, sa riunire nel suo gesto pittorico – che è imitazione e atto creatore al contempo – due movimenti opposti e complementari: da un lato, essa cristallizza la bellezza del mondo esterno; dall’altro, la percezione della realtà è influenzata dalle visioni pittoriche.
Elsa Barbieri: L’accelerazione della storia corrisponde a una moltiplicazione di avvenimenti spesso non previsti e a un bombardamento di accenni immaginifici che ci danno una visione istantanea di ciò che accade all’altro capo del mondo, mentre l’individualizzazione dei riferimenti colloca sempre più l’individuo nella posizione di considerarsi un mondo a sé, interpretando da sé e per sé le informazioni che riceve dall’esterno. Come si collocano nella tua ricerca artistica i concetti di “vicino” e “altrove” in riferimento a questi aspetti?
Iva Lulashi: Vicino e altrove nella mia ricerca sono delle fasi. C’è un’iniziale vicinanza nel momento della scelta delle immagini a cui segue una fase dell’altrove che coincide con il distacco da esse, propedeutico affinché io, mettendo da parte l’influenza originaria, possa inserire qualcosa di mio. Resiste sempre, però, qualcosa da cui non riesco a staccarmi, qualcosa che preservo, prelevo e inserisco nell’opera come parte del mio vissuto personale.
Elsa Barbieri: Come e quali immagini scegli?
Iva Lulashi: Mi muovo con parole chiave, di cui perdo il ricordo nella fase del distacco e poi riemergono spontanee. La scelta è piuttosto casuale, mi attraggono le macchie e i colori. In partenza hanno una loro narrazione, le raccolgo in cartelle, lascio che si perdano nel tempo, si sedimentino, confondendosi, e poi le recupero, le lavoro, cambiando un particolare, un dettaglio, per trasferire all’immagine un significato del tutto nuovo. Lo stesso accade per i titoli. Su un quaderno mi appunto parole, frame non visivi, che leggo o trovo, sempre casualmente. Li riprendo quando è ora di associarli a un lavoro, lasciando che la ricerca pittorica e quella semantica, guidate dalle impressioni, si fondano. Proprio queste impressioni mi inducono a scegliere immagini che sono fondamentalmente reazioni. Una delle prime reazioni è stata la nostalgia verso un periodo non vissuto, censurato dal regime comunista albanese, che ha lasciato in me e nella mia terra radici molto profonde.
Elsa Barbieri: Come si è tradotta nella tua ricerca artistica questa nostalgia?
Iva Lulashi: Senza dubbio mi ha condizionata, bloccandomi dentro a un periodo storico ben definito. Ma è stato proprio questo a far nascere in me una forma di ribellione a cui ho dato una tinta erotica, complice il fatto che l’erotismo è una delle sfere che è stata maggiormente censurata. Non ho però potuto ignorare che la stessa forma di censura fosse esercitata in altri ambiti, estranei al comunismo in Albania. In un certo senso tutti noi, ancora oggi, viviamo e subiamo differenti forme di censura e chiusura. È così che ho rivisto la religione come quel campo che ben dialogava con l’erotismo e la politica, permettendomi di creare una sorta di triangolo che al contempo conteneva l’attrazione tra questi poli e la sprigionava verso l’esterno.
Elsa Barbieri: La mostra è attraversata da un’identità condivisa, che assumi con Regina José Galindo, nelle sembianze di un corpo: quello altrui, nel tuo caso, che dipingi dando sempre nuove e inaspettate sovrapposizioni estetiche.
Iva Lulashi: È vero, uso sempre il corpo altrui. Perché per me un corpo significa solo un corpo in mezzo ad altri corpi. Anche la natura, come l’atmosfera, sono corpi, che si fondono con altri quando li traspongo sulla tela. Non è soltanto il corpo umano, è la fusione tra questo e ciò che lo circonda. Così intendo anche la sensualità e l’erotismo, come unione dei corpi, umani e atmosferici.
Elsa Barbieri: Le scene popolari, a tratti oniriche, che dipingi agevolano l’intreccio di nozioni storico-culturali con momenti di vita pubblica e privata ampiamente trasmessi e condivisi nella società contemporanea. Così facendo rendi lo spettatore parte attiva nel processo artistico in quanto, attraverso la contemplazione, non solo si trova a riconoscere delle realtà, ma ne inventa delle nuove. È forse anche per questo che dipingi sempre l’attimo immediatamente precedente o successivo all’azione?
Iva Lulashi: Si. L’attimo che mi interessa maggiormente fermare sulla tela è quello sospeso. Non voglio trasmettere messaggi diretti, preferisco che la narrazione resti piuttosto vaga. Questo mi permette di vedere la reazione dello spettatore di fronte alle mie opere e capire le sue preferenze. Perché dietro c’è sempre un motivo personale, un ricordo che magari non ha una forma ma che l’immagine gli fa ricordare involontariamente.
Oggi che i riferimenti dell’identificazione sono così fluttuanti, la produzione individuale di senso è più che mai necessaria. Rispetto agli spazi in cui milioni di individualità si incrociano senza entrare mai in relazione, spinti dal desiderio frenetico di consumare, di accelerare le operazioni quotidiane o di accedere a un cambiamento reale o simbolico, la bravura di Iva Lulashi nel fornire immagini che sono interpretazioni di storie individuali esplicitamente implicate nella storia collettiva, contribuisce a concretizzare Vicino Altrove come un luogo antropologico che agisce da principio di senso per chi lo abita e principio di intelligibilità per chi lo osserva.
Info:
Regina José Galindo – Iva Lulashi
Vicino Altrove
Prometeo Gallery Ida Pisani
Opening 29.01.2020
Visitabile solo su appuntamento secondo le direttive ministeriali italiane e nel rispetto della comunità fino a data da destinarsi
Iva Lulashi, Vicino Altrove, Installation view, Courtesy the Artist and Prometeo Gallery Ida Pisani
Iva Lulashi, Visibile e mobile, oil on canvas, 100×150 cm Courtesy the Artist and Prometeo Gallery Ida Pisani
Iva Lulashi, Amore convergente, Oil on canvas, 60×80 cm Courtesy the Artist and Prometeo Gallery Ida Pisani
Iva Lulashi, Double speeches, 2020, 90×100. Courtesy the Artist and Prometeo Gallery Ida Pisani
Crede che l’arte sia una continua ricerca di forme espressive per raffigurarsi il mondo in modi che ancora non conosciamo. Laureata in Lettere, prima si è specializzata all’Università degli Studi di Bergamo con una tesi su cosa resta di una performance, poi ha frequentato la scuola curatoriale presso l’Università di Malta. Dal 2013 collabora con associazioni, spazi espositivi e gallerie come cultural producer e curatrice indipendente.
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