Nulla può restare incontaminato durante la celebrazione del carnevale. Jan Fabre apre una porta sull’oscurità del Caos primordiale, riconnettendo i vivi con i morti, attraverso le antiche radici dei culti dionisiaci. È questa La saggezza (popolare) del Belgio raccontata da Jan Fabre, che da Galleria Gaburro, fino al 12 febbraio, mette in scena l’indicibile: un coloratissimo turbinìo di lingue, falli e orifizi luccicanti, in cui la potenza delle viscere pulsanti prende la forma di maschere e oggetti del desiderio, esposti alla maniera di un cabinet de curiosités.
I reperti naturali, come conchiglie e stelle marine, sono ingabbiati nel metallo e rivestiti di tessuto, legno e pigmenti, fino quasi a perdere ogni connotazione fisica propria. Dunque, la carica erotica che sprigionano, in quanto oggetti naturali sessualizzati, viene letteralmente contenuta e allo stesso tempo esaltata, grazie al travestimento di paillettes.
Attraverso il medesimo procedimento scopriamo i disegni a matita colorata appesi a parete, la cui potenza espressiva è amplificata dalle cornici dorate e dai soffici velluti rossi dei passepartout che, come piccoli scrigni sensuali, custodiscono ed espongono le miniature/gioiello. Nella loro squisita semplicità tecnica, queste scene del quotidiano appaiono in realtà sovraffollate da creature ibride e surreali, con l’ironia tipica del gusto fiammingo di arcinoti antenati come Hieronymus Bosch.
Il percorso della mostra inizia con la serie Mer du Nord Sexuelle Belge (2018) per un totale di 15 quadri, disposti a semicerchio alle spalle della Vergine, che di sacro non hanno neppure il nome (The Sexy Belgian Madonna playing with evil, 2018). Si tratta per lo più di puttini rubicondi che, se da un lato “vegliano” sulla figura di Maria, come vuole l’iconografia sacra della fede cristiana di un altro celebre fiammingo, Pietro Paolo Rubens (Madonna della Vallicella, 1606-1608), dall’altro riportano in vita la tradizione pagana: le piccole Veneri e Amorini infatti emergono dalle conchiglie e dalla spuma del mare, con riferimenti neanche troppo velati ai temi mitologici delle Metamorfosi di Ovidio.
Sulla parete lunga, invece, nella serie Folklore Sexuel Belge (2017) sfila un’animatissima parata di carri e cortei, che passa in rassegna la maggior parte delle tradizioni belghe legate al culto del carnevale, rilettendo in chiave ulteriormente oscena (dal greco os-kénos, ossia: che dovrebbe restare celato) fino alla completa astrazione dei Santi, trasfigurati in giganteschi organi genitali. Se per gentile concessione dei nostri ospiti, chiediamo di azionare la scultura sonora Sexy barrel organ (2017) sembrerà davvero di essere al rione.
Giulia Russo
Info:
Jan Fabre, La saggezza del Belgio
02/12/2022 – 12/02/2023
Galleria Gaburro
Via Cerva, 25, 20122 Milano
www.galleriagaburro.com
Giulia Russo è autrice e assistente editoriale digital per Juliet, con cui collabora dal 2017. Più di recente è stata contributing editor su temi culturali per diverse riviste, con approfondimenti critici, dedicati ad artisti emergenti e alle nuove frontiere della contemporaneità. Laureata in Storia dell’arte all’Università La Sapienza di Roma, si specializza in Visual Cultures e pratiche curatoriali all’Accademia di Belle Arti di Brera. Di base a Milano, con qualche fugace incursione tiberina, adora ascoltare storie che ogni tanto riscrive.
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