L’artista e filmmaker afro-britannico John Akomfrah (1957) rappresenterà la Gran Bretagna alla 60esima Esposizione Internazionale d’Arte della Biennale di Venezia nel 2024. La notizia è stata annunciata il 24 gennaio dal British Council, responsabile del Padiglione inglese fin dal 1937.
Akomfrah è noto per i suoi film e le installazioni video multicanale dedicati alle problematiche sociali e ambientali quali le ingiustizie razziali, l’identità diasporica, l’eredità postcoloniale e la crisi climatica. Con il suo lavoro l’artista porta, in particolare, l’attenzione sui vuoti storici e le assenze deliberate all’interno delle narrazioni “ufficiali” elaborate dalle istituzioni culturali tradizionali. Akomfrah ha cominciato ad attirare l’interesse della critica fin dai primi anni Ottanta quando, insieme ad altri sei artisti afro-britannici multimediali, fondò il Black Audio Film Collective (BAFCT). Con il suo primo lavoro, Handsworth Songs (1986), attraverso una combinazione di cinegiornali e di fotografie d’archivio e contemporanee, il gruppo raccontò gli scontri tra la comunità afro-caraibica inglese e la polizia. Grazie al suo lavoro, il BAFCT fu in grado di sovvertire l’immagine stereotipata della comunità di colore nei mass-media sensibilizzando l’opinione pubblica inglese.
Akomfrah ha preso parte alla 56esima e alla 58esima edizione della Biennale di Venezia. In occasione di All the World’s Futures (2015) curata da Okwui Enwezor, l’artista presentò la prima parte di una trilogia dedicata al decadimento del pianeta e all’autodistruzione dell’uomo. Il primo capitolo, intitolato Vertigo Sea, esplorava le diverse sfumature che regolano le relazioni sbilanciate tra l’uomo e l’oceano. Si trattava di un’installazione video su tre schermi realizzata mediante una combinazione di immagini e video d’archivio, principalmente della BBC’s Natural History Unit. A queste, l’artista aveva accostato filmati contemporanei dove interpretava il protagonista. Alternando scene di caccia della balena sulle coste di Terranova e degli orsi polari nell’Antartico con immagini di corpi neri allineati nella stiva di una barca, l’artista proponeva un quadro desolante del destino incerto dell’uomo. Invece, per la 58esima edizione della Biennale di Venezia, May You Live in Interesting Times (2019) curata da Ralph Rugoff, l’artista inaugurò il Padiglione del Ghana con il terzo e ultimo capitolo della trilogia, Four Nocturnes (2019). L’installazione, anch’essa composta da tre canali a colori, esplorava mediante il lento declino delle popolazioni degli elefanti africani, la mortalità dell’uomo, lo sviluppo di forme di identità frammentarie e la perdita della memoria storica.
Con la partecipazione di Akomfrah, il British Council rinnova il suo impegno per una maggiore inclusività etnica e la necessità di una decolonizzazione culturale, oltre che istituzionale. Il direttore globale delle arti del British e commissario del Padiglione britannico ha commentato: “With a career spanning four decades, the judges felt that Akomfrah had made a very significant contribution to the UK and international contemporary art scene. John’s inspiring style and narrative has continuously evolved, revealing key ideas and questions about the world we inhabit”.
Info:
Mariavittoria Pirera, classe 1995, ha una formazione storico-artistica conseguita con una laurea triennale in Storia dei Beni Culturali, profilo storico artistico, presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, e con una laurea magistrale in Storia e Conservazione dei beni artistici, storia dell’arte contemporanea, all’Università Ca’ Foscari di Venezia. Vive e lavora a Milano.
NO COMMENT