Il Museo dell’Ara Pacis di Roma ospita l’unica tappa italiana della mostra Josef Koudelka. Radici. Evidenza della storia, enigma della bellezza, un progetto coltivato per oltre trent’anni dal celebre fotografo ceco, poi naturalizzato francese, Josef Koudelka, ed emerso sulle tracce di una serie di siti archeologici lungo le coste del Mediterraneo alla ricerca dei valori della civiltà. Già dagli scatti sull’invasione sovietica di Praga nel 1969, Koudelka si è saputo distinguere per la scelta delle tematiche affrontate, pensando la fotografia non solo come documento e testimonianza ma piuttosto come pensiero e atto, e questo gli è valso il riconoscimento della Medaglia d’Oro Robert Capa per la Fotografia e la nomina di Commandeur de l’Ordre des Arts et des Lettres da parte del Ministro francese per la Cultura e le Comunicazioni nel 2012, oltre ai celebri riconoscimenti ottenuti con Magnum Photos.
Con Radici, Koudelka conferma l’idea di pensare una filosofia della fotografia attraverso l’immagine, guardando alla cultura del Mediterraneo lungo un percorso iniziato a Delfi nel 1991 che si è protratto lungo le coste di Siria, Grecia, Turchia, Libano, Cipro, Israele, Giordania, Egitto, Libia, Tunisia, Algeria, Marocco, Portogallo, Spagna, Francia, Albania, Croazia, Italia fino alla ripresa delle rovine di Petra in Giordania nel 2018. Dalle fotografie di Radici emerge in modo chiaro ed evidente lo stile inconfondibile di Koudelka, che si contraddistingue per il posizionamento radicale, l’uso prediletto della veduta panoramica e la cifra stilistica del bianco e nero.
All’Ara Pacis la mostra Radici, nelle parole di Alessandra Mauro, curatrice della mostra in qualità di direttrice artistica di Contrasto, si è manifestata per assonanza e per contrasto, pensandosi come una camminata su un paesaggio archeologico. Un’atmosfera rarefatta e meditativa pervade l’ambiente della mostra, densa di quel pensiero che solo le fotografie di Koudelka sanno evocare e in questo caso, ispirate ai luoghi del Mediterraneo. Sono panoramiche di vedute silenti e solitarie, volte a suggerire il tempo sospeso della rovina e del frammento per tradursi in un’immagine in bianco e nero. Sono panoramiche di luoghi lontani che propongono un nuovo sguardo sulle rovine antiche intese non in termini di nostalgia, ma diversamente ispirate dall’idea di poter cogliere quella memoria e quella magnificenza perdute precisamente in ragione della loro frammentarietà: da qui deriva il linguaggio prescelto, ovvero quello della fotografia d’arte, che meglio di nessun altro è in grado di catturare l’evento in un’immagine. In questo senso, si capisce come il punto di vista ribassato di Koudelka si traduca in un punto di vista privilegiato, l’unico a essere in grado di rievocare il divenire della storia nell’istante dello scatto fotografico. In modo analogo, la cifra stilistica del bianco e nero utilizzata da Koudelka suona come un monito volto a cogliere l’enigma, il mistero, e il fascino della storia attraverso il segno impresso sull’immagine fotografica.
Le panoramiche di Koudelka invitano a un viaggio lontano che tocca luoghi sacri della memoria e della celebrazione, come nelle riprese del santuario di Atena Pronaia, 1991, in cui si susseguono una serie di impilati di colonne doriche sullo sfondo di montagne rocciose all’orizzonte. Lo scatto di Koudelka si sofferma sui dettagli architettonici di rovine immerse nel paesaggio che si impongono con la loro presenza forte ed evocativa, seppur frammentaria, rivisitando i luoghi del tempio, del teatro, dell’orchestra e del forum. L’omaggio alla cultura eliocentrica del Mediterraneo è al centro delle fotografie di Koudelka, come suggeriscono le immagini della città di Heliopolis, in Libano (2012) e, nel loro complesso, rimandano a un’idea di fotografia lontana nel tempo e immersa nella memoria. Sempre nelle immagini di Koudelka, la presenza dell’uomo non è mai presente ma è forte solo in ragione del lascito della sua opera e del suo pensiero, così come nelle sue immagini che varcano le soglie di acquedotti, vie del commercio, luoghi di sepoltura, e cinta murarie. In particolare, la mostra presta attenzione alle fotografie di Koudelka scattate in visita in Italia, soffermandosi sui siti archeologici di Segesta ed Agrigento (2012) di Pompei (2012) e in seguito sulle celebri rovine della Roma Imperiale, cogliendo il sentire di luoghi quali il Tempio di Castore e Polluce, la Domus Augustana, l’Anfiteatro Flavio e i dintorni di Villa Tivoli Villa Adriana, 2015, e del Parco Archeologico di Ostia Antica, 2015, riflettendo di una maniera esemplare di come saper contestualizzare la fotografia in situ.
Tra documento e poesia, le immagini di Koudelka parlano di una filosofia della fotografia. Lo ribadisce il docu-film, Obbedire al Sole/Obey the Sun, diretto dal fotografo turco Coşkun Aşar, che coglie nel tempo l’artista dedito alla ricerca dell’immagine nella sua più pura immaterialità effimera in quello che è il suo viaggio verso l’antico. Lo conferma la pubblicazione del volume Radici edito da Contrasto, con contributi critici di Franco Farinelli, Héloïse Conésa, Bernard Latarjet e Alain Schnapp, a documentare lo straordinario viaggio fotografico di Koudelka che, come un moderno Ulisse, ricerca le radici della civiltà attraverso il potente linguaggio della fotografia.
La mostra è stata resa possibile dal supporto di Roma Culture, Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali, Contrasto e Magnum Photos, con l’ organizzazione di Contrasto e Zètema Progetto Cultura, e con la collaborazione di Villa Medici. Académie de France à Rome e Centro Ceco.
Info:
Josef Koudelka. Radici. Evidenza della storia, enigma della bellezza
Museo dell’Ara Pacis, Roma
1 febbraio – 26 settembre 2021
Museo dell’Ara Pacis
For all the images: Josef Koudelka, Radici. Evidenza della storia, enigma della bellezza. Installation view at Museo dell’Ara Pacis, Roma. Ph courtesy Museo dell’Ara Pacis
È interessata agli aspetti Visivi, Verbali e Testuali che intercorrono nelle Arti Moderne Contemporanee. Da studi storico-artistici presso l’Università Cà Foscari, Venezia, si è specializzata nella didattica e pratica curatoriale, presso lo IED, Roma, e Christie’s Londra. L’ambito della sua attività di ricerca si concentra sul tema della Luce dagli anni ’50 alle manifestazioni emergenti, considerando ontologicamente aspetti artistici, fenomenologici e d’innovazione visuale.
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