Uno degli fenomeni che tutti conoscono del mondo dell’arte sono i gruppi. Storicamente artisti di tutte le epoche si riuniscono sotto un’idea, un tetto o un’utopia per crescere insieme in un viaggio che nel migliore dei casi sfocia in una corrente artistica. Mestre da qualche anno è un incubatore di energia artistica, quasi ogni mese nascono spazi, progetti o appunto gruppi artistici. Qui, nella parte che fa capo a Venezia ma che con la città lagunare ha sempre meno a che vedere, esistono dei collettivi che lavorano in spazi situati in diverse zone e tutti andrebbero visitati e fatti conoscere.
Personalmente da mesi faccio capolino a Kadabra studio, il gruppo informale che ha la sua residenza artistica a Mestre, il cui organico è costituito da dieci artisti provenienti dall’Accademia di Belle Arti di Venezia. Lo studio nasce da un ex spazio commerciale ora preso in affitto dal collettivo, dove appena entrati si respira il classico odore della pittura, della trementina e del caffè appena fatto. Ogni volta che vado a trovare i ragazzi l’aria che si respira è quella di uno spazio creativo all’ennesima potenza e fare quattro chiacchiere con loro è un’esperienza non solo per gli occhi circondati da opere così diverse, ma soprattutto per l’anima.
Fa piacere sapere che le nuove generazioni di artisti non sono poi così sprovvedute e guardano al mondo con occhi più maturi di quelli della mia generazione. “Abbiamo deciso di riunirci perché siamo abituati a lavorare in gruppo” è una delle frasi importanti che ho ascoltato qui, come se l’equazione perfetta per poter crescere oggi sia insieme e non in solitaria. Le decine e decine di tele che ci sono in giro per lo studio di Kadabra identificano stili e tecniche tra le più diverse; da opere figurative ad astrattismi di grandi, medie e piccole dimensioni, tutte opere che narrano mondi e storie in un caleidoscopio di possibilità di realtà e di sensazioni. Ognuno dei membri di Kadabra ha all’attivo diverse mostre collettive nazionali e internazionali, alcuni di loro hanno anche preso parte alla collettiva itinerante curata da Luca Massimo Barbero dal titolo “Venice Time Case” attualmente in corso in alcune capitali d’Europa, come ad esempio Parigi. Il loro palcoscenico personale è costellato da bandi di concorsi e mostre sperimentali in ogni dove: questi ragazzi si danno da fare.
Mentre sorseggio il mio ennesimo caffè durante la visita, scopro che alcuni membri della formazione originale sono in residenza presso gli spazi della fondazione Bevilacqua La Masa a Venezia e che le loro postazioni all’interno dello studio sono state occupate da altri artisti ospiti. “Questo ci permette di crescere ulteriormente osservando altri artisti interessanti” mi viene spiegato. Lo studio è un’esperienza unica e lo scopo di questo spazio ha duplice valenza: non è solo un’officina per creare, ma anche una vetrina per mostrarsi al pubblico, agli addetti ai lavori e ai collezionisti. Questa idea di spazio mi ricorda in qualche maniera lo studio di Jasper Johns e Robert Rauschenberg nella NY degli anni ’50 quando tutto stava diventando storia. Non a caso da quello studio passarono figure importanti come il direttore del MoMA Museum of Modern Art o quello che poi sarebbe diventato il più grande gallerista del suo tempo: Leo Castelli.
C’è così tanta pittura di qualità in questo studio che desidero chiudere questo articolo con una frase detta da David Hockney durante un’intervista: “Il disegno e la pittura continueranno a esistere, come il canto e la danza, perché la gente ne ha bisogno” e in questo luogo che è Kadabra studio tutto questo è realtà.
Info:
Kadabra studio, via Verdi 57 Mestre (Venezia)
Per tutte le immagini: Kadabra studio panoramica, courtesy Kadabra studio, 2021
Artista e curatore indipendente. Fondatore di No Title Gallery nel 2011. Osservo, studio, faccio domande, mi informo e vivo nell’arte contemporanea, vero e proprio stimolo per le mie ricerche.
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