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Khalil Rabah e il Museo Palestinese della Natura e dell’Umanità: una rivoluzione culturale

Nella cornice espositiva della Fondazione Merz di Torino, il maestro contemporaneo Khalil Rabah getta le basi di una rivoluzione culturale attraverso il suo straordinario progetto, il Museo Palestinese della Natura e dell’Umanità. Curata con sensibilità e perspicacia da Claudia Gioia, questa mostra rappresenta una profonda esplorazione dell’arte, della storia e dell’identità.

Khalil Rabah, Hide Geographies, 2018, courtesy the artist

Nato a Gerusalemme nel 1961, Khalil Rabah è un artista visionario che si muove tra medium artistici, sfidando le classiche aspettative dell’arte contemporanea, la sua opera è un’indagine audace, un percorso attraverso i territori dell’identità, della memoria e del cambiamento. La mostra a Torino offre un’opportunità unica per immergersi in un mondo di riflessione e scoperta con il Museo Palestinese della Natura e dell’Umanità: un progetto straordinario, in continua evoluzione, lanciato dall’artista nel 2003 e presentato in tutto il mondo, da Istanbul a Londra, da New York ad Amsterdam. Con questo progetto Khalil sfida il potere delle istituzioni ufficiali nella costruzione della storia e mette in discussione il tradizionale modello espositivo dei musei.

Khalil Rabah, In this issue, 2012, courtesy the artist

Attraverso una collezione di planimetrie immaginarie o reali, immagini in movimento, fotografie e piccole sculture, l’artista offre ai visitatori l’opportunità di esplorare la storia in modo nuovo e rivoluzionario. Di fatto il museo stesso è un’opera in divenire, un enigma, un simbolo di come la cultura possa contribuire a riscrivere la storia. Le opere esposte sono profonde e significative, Acampamento Vila Nova Palestina del 2017 ritaglia figure umane sulle pareti, lasciando spazi vuoti che evocano la precarietà e l’esilio dei rifugiati in tutto il mondo. All’opposto, 50320 Names (2006-17) è un registro di edifici storici di villaggi palestinesi i cui proprietari non sono mai stati ufficialmente registrati, a causa delle politiche catastali del XIX secolo.

Khalil Rabah, Collaborations By Inform, 2022, courtesy the artist

L’arte di Rabah offre un confronto analogico tra territori conquistati e prede di caccia in Common Geographies (2018-21), con pelli animali che vengono presentate come trofei di caccia. Recovered (2018) è invece una serie di scaffali impilati, in attesa di essere riempiti o svuotati, e stanno lì a simboleggiare la fluidità e l’evoluzione della storia. Khalil Rabah mette in discussione le aspettative del museo come istituzione e la sua capacità di tessere relazioni e significati, il percorso del museo culmina in Act III: Molding (2012), un neon rosso che recita la frase “In this issue: Statement concerning the institutional history of the museum”, affiancato da un grande archivio consultabile. Rabah sfida lo status quo, e usa la sua arte per ridefinire la storia e la cultura.

Khalil Rabah, Villa Nova Palestina, 2017, courtesy the artist

La sua capacità di spaziare tra diversi media artistici, gli hanno fatto affrontare temi complessi come l’identità e la memoria, portandolo in rassegne internazionali e nelle collezioni dei musei più prestigiosi al mondo. In questa mostra, a Torino, Khalil Rabah offre al pubblico l’opportunità di riconsiderare la storia e la cultura in un modo nuovo e rivoluzionario: si tratta di un’esperienza che sfida le convenzioni e invita a esplorare le sfide e le opportunità che la sua opera offre per una comprensione più profonda del mondo che ci circonda.

Info:

Khalil Rabah. Palestinian Museum of Natural History and Humankind (PMNHH)
30/10/2023 – 28/01/2024
Fondazione Merz
via Limone 24, Torino
https://www.fondazionemerz.org/


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