Inaugurata lo scorso 27 gennaio, al Contemporary Cluster di Roma, è ancora aperta al pubblico, fino a sabato 11 marzo, La bigiotteria della Terra, personale di Luigi Presicce che raccoglie una cerchia di opere appartenenti agli ultimi tre anni di lavoro dell’artista. La titolazione, enigmatica esattamente come la pittura dell’autore, deriva da un’esperienza alquanto inverosimile, poiché riprende parte di una frase pronunciata ad alta voce da un senzatetto, forse origliata per caso nel mezzo di una strada.
Snodandosi lungo le tre sale espositive della galleria, il progetto dimostra, da subito, l’adozione di un allestimento che non pare affatto concepito come un predicato dello spazio ma, al contrario, come soggetto della narrazione visiva qui posta in essere. Difatti, le opere presenti, che vanno dalla pittura su tela fino alla scultura in ceramica, passando per il disegno su carta, si dispiegano nel corso dell’architettura interna di Palazzo Brancaccio, in modo da invaderne salienze e connotati, spesso pure con la rottura voluta di simmetrie, andando a lavorare talvolta su porzioni insolite, al punto da richiedere al fruitore un’attenzione supplementare.
A ogni modo, la disposizione delle opere non inquina l’euritmia della sede, delineando un percorso di visita che riesce così nel compito di offrire una panoramica esauriente circa il linguaggio dell’autore, per mezzo di modalità espositive che si avvertono essere in sintonia con l’indole ora onirica e ora straniante del suo alfabeto. Questo, come traspare dai lavori esposti, è riconoscibile, innanzitutto, per una scala cromatica del tutto lisergica, dalle tonalità ricercatamente dissonanti e surreali, tali da creare vere e proprie atmosfere dall’aura trasognante. All’interno di queste dimensioni fantasmagoriche che, parafrasando il titolo di un celebre saggio di Aldous Huxley, sembrano oltrepassare “le porte della percezione”, si noti come vi sia, sviluppata tanto nella bidimensionalità della pittura o del disegno quanto nella tridimensionalità della scultura, la ricorrenza di un soggetto medesimo, passibile solo di piccole variazioni nelle sue fattezze e ritratto nel vivo di contesti sempre differenti.
Quest’ultimo, dalla sessualità indefinita, sembra incarnare il protagonista di un viaggio, che, come un onironauta, attraversa tutta la progressione della mostra. Raffigurata immersa in una natura simbolica e priva di testimonianze umane, eccettuato il riverbero della luce elettronica di smartphone impiegati come sorgenti luminose delle sue ambientazioni, questa figura dalle sembianze comunque antropomorfe corrisponde a una personale rivisitazione dei Santi, della loro forza simbolica, realizzata anche servendosi di spunti stilistici riconducibili all’universo del web come termine di paragone, in quanto bacino pressoché inestinguibile di immagini.
Allora, a tale aspetto dell’operato di Presicce, in modo più capillare, è sotteso anche un ragionamento nel merito di come sono cambiati i modi e i fini della rappresentazione della figura umana e del corpo in seno alla società, compiendo un balzo estetico che corre dall’ostensione iconografica dell’antichità alla vetrinizzazione tipica dei social media in seno all’odierna civiltà ad alto tasso di consumo visivo.
Info:
La bigiotteria della Terra: Luigi Presicce
27.01.2023 – 11.03.2023
Contemporary Cluster
Palazzo Brancaccio
via Merulana, 248
Roma
www.contemporarycluster.com
Critico d’arte contemporanea e curatore, ha curato mostre in gallerie, spazi indipendenti e istituzionali. Ha tenuto conferenze in Italia e all’estero. Suoi testi e ricerche sono pubblicati su cataloghi, magazines di settore, edizioni di gallerie e monografie. È curatore di archivi d’artista, contributor di riviste e uffici stampa specializzati. Collabora con fondazioni, musei pubblici, case editrici e università a progetti di ricerca e curatoriali.
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